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​Alimentazione ecologica. Greenpeace contro la pesca più distruttiva

where Milano when Lun, 30/05/2016 who redazione

Nell'Oceano Indiano una nave dell’associazione tenta di bloccare Mareblu. Accordo con McDonald’s e altri per pesca sostenibile

greenpeace-contro-pesca-tonno.jpgLa nave di Greenpeace Esperanza è entrata in azione nell'Oceano Indiano contro l'Explorer II, nave di appoggio della flotta che rifornisce abitualmente Thai Union, leader globale del tonno in scatola, in Italia presente con il marchio Mareblu. Intanto, alcuni tra i più grandi marchi di prodotti ittici al mondo e alcune grandi catene di ristorazione, dice Greenpeace, hanno deciso di impegnarsi a fermare la pesca a strascico nel nord del Mare di Barents e a non vendere il pesce, in particolare il merluzzo, proveniente da quest'area. Tra i marchi che hanno assunto l’impegno ci sono McDonald's, Tesco, Iglo, Young's Seafood, Icelandic Seachill, Russian Karat Group, Fiskebåt - che rappresenta l'intera flotta di pesca oceanica della Norvegia - e Espersen, il maggiore produttore di pesce congelato in Europa.

L’azione contro Mareblu - Si tratta della nuova protesta pacifica dell'organizzazione ambientalista, che in questi giorni è entrata in azione a livello globale, dalla Tailandia alla Francia all'Oceano Indiano, per denunciare le pratiche di pesca distruttiva del colosso tailandese.
Alle 5,30 ora locale, nove attivisti a bordo di alcuni gommoni si sono avvicinati all'Explorer II, abitualmente ancorata su una secca in mezzo all'oceano, e visibile a miglia di distanza.

Questa nave appoggio, di proprietà di Albacora Group, sembrerebbe utilizzare delle luci per attrarre pesci che sono poi catturati da grandi pescherecci industriali. È una pratica controversa, che favorisce la pesca eccessiva. Dopo aver consegnato una lettera per chiedere al comandante di fermare questa pratica distruttiva, gli attivisti di Greenpeace hanno impiegato degli spray per oscurarne le luci. La nave Esperanza di Greenpeace è ancora impegnata nello scortare l'Explorer II in navigazione verso terra. "Thai Union utilizza metodi di pesca distruttivi e siamo entrati in azione proprio sul suo luogo di pesca", dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. "Ma la nostra protesta non si ferma nell'Oceano Indiano. Dal mare agli scaffali dei supermercati, centinaia di migliaia di persone continuano a chiedere a Thai Union, e in Italia a Mareblu, di non distruggere più i nostri mari e impegnarsi per una pesca sostenibile ed equa".

Il tonno nei supermercati - Centinaia di volontari di Greenpeace sono entrati in azione anche in Italia in molti supermercati per spostare le scatolette di tonno Mareblu, marchio italiano di Thai Union, lasciando gli scaffali vuoti, come vuoto rischia di diventare il mare, senza più pesci a causa della pesca eccessiva. Lunedì, invece, in Francia 25 attivisti di Greenpeace hanno bloccato la fabbrica di tonno in scatola di Petit Navire a Douarnenez, in Bretagna, di proprietà di Thai Union.

L’accordo per il merluzzo - L'area oggetto dell'accordo, in precedenza ricoperta dai ghiacci ed estesa il doppio della Francia, fa parte della zona economica esclusiva della Norvegia ed è ormai accessibile ai pescherecci per il ritirarsi della banchisa causato dal riscaldamento del clima. Si stima che, a livello globale, almeno il 70 per cento di tutto il merluzzo atlantico che finisce sulle tavole provenga dal Mare di Barents. L'accordo negoziato da Greenpeace è senza precedenti e rappresenta il primo caso in cui l'industria del settore ittico impone volontariamente limitazioni alla pesca industriale nell'Artico. D'ora in poi, quindi, chiunque intenda espandere le proprie attività di pesca in queste acque artiche incontaminate non potrà poi vendere i merluzzi pescati ai maggiori marchi presenti sul mercato. Al momento non esiste alcuna regolamentazione per proteggere le aree artiche in precedenza ricoperte dai ghiacci.

La pesca del merluzzo - Lo scorso marzo le indagini di Greenpeace avevano rivelato come lo scioglimento dei ghiacci nell'Artico permetta ai grandi pescherecci di avventurarsi in aree di "significativo valore ecologico" in precedenza ricoperte dai ghiacci. Il report ha messo in luce come famosi marchi e rivenditori dell'industria alimentare comprino merluzzo pescato nel Mare di Barents, di fatto legandosi a pratiche di distruzione dell'Artico.
La regione, che include l'Arcipelago delle Svalbard - conosciuto anche come "le Galapagos dell'Artico" - ospita specie a rischio come l'orso polare, la balena artica e lo squalo della Groenlandia.

immagini
Greenpeace sotto alla nave Explorer II di Thai Union
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