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​Annuario Ispra/4 – Il Rapporto rifiuti: spazzatura in calo, complice la crisi

where Roma when Lun, 28/07/2014 who redazione

I dati sulla Terra dei fuochi, il riciclo, le discariche e l’economia dell’immondizia

Secondo il Rapporto Rifiuti dell’Ispra presentato a Roma insieme con l’Annuario, sul versante rifiuti urbani è confermato anche per il 2013 il trend in calo degli ultimi anni essenzialmente dovuto alla crisi economica.
Nel 2013 l'Italia ha prodotto quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%), -2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), un valore inferiore anche a quello del 2002.
La Campania al secondo posto tra le Regioni che fanno la differenza al sud, differenziando quasi la metà dei rifiuti prodotti ( 44%), il secondo posto dopo la Sardegna (51%).
Il Report sui rifiuti urbani, alle analisi dei dati relativi a produzione, raccolta differenziata, gestione e costi dei servizi di igiene urbana, oltre al trasporto transfrontaliero, quest'anno aggiunge i risultati del censimento relativo ai Comuni che hanno effettuato il passaggio a Tares.
Un focus sulla Terra dei Fuochi: l'attività del gruppo di lavoro istituito nel 2013 (che vede la partecipazione, oltre che dell'Ispra anche dell'Arpa Campania, dell'Istituto superiore di sanità, del Cra Consiglio per la ricerca in agricoltura e dell'Agea Agenzia per le erogazioni in agricoltura) ha consentito, attraverso la messa a punto di un modello scientifico di riferimento per la valutazione dei terreni agricoli, di individuare 51 siti agricoli da sottoporre ad indagini dirette e sui quali lo stesso gruppo di lavoro ha proposto ai ministri competenti misure di salvaguardia per garantire la sicurezza delle produzione agroalimentare.
L'individuazione dei siti è stata effettuata sovrapponendo i dati analitici relativi ai superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione per i siti a verde pubblico e residenziale, alle risultanze dell'interpretazione multi-temporale delle ortofoto di Agea, relative al periodo 1997-2011 e ai 57 comuni delle province di Napoli e Caserta, individuati come territori da sottoporre prioritariamente ad indagini.
Le informazioni raccolte hanno consentito di classificare il territorio di indagine in 5 livelli di rischio per complessivi 1.146 ettari, pari al 2% della superficie agricola totale oggetto di indagine.
In particolare per il livello 5 (rischio molto alto) 7 siti agricoli; livello 4 rischio molto alto 40 siti agricoli; livello 3 (rischio alto) 4 siti agricoli; livello 2 rischio medio 1.335 siti agricoli. Inoltre siti agricoli ricadenti nelle cosiddette aree vaste o inclusi nel Piano di bonifica della regione Campania; siti agricoli che ricadono nelle aree circostanti impianti di smaltimento di rifiuti, aree industriali, grandi arterie di traffico veicolare e aste del sistema dei Regi Lagni, aree degli incendi di grande rilevanza e siti agricoli risultati a rischio a seguito dell'analisi multi temporale delle ortofoto per la presenza superficiale di rifiuti a livello 1 (rischio basso) 176 siti agricoli.
Ma veniamo ai dati sui rifiuti in Italia.
Secondo i dati resi disponibili da Eurostat, integrati con i dati Ispra per quanto riguarda l'Italia, nel 2012 i 28 Stati membri dell'Unione europea hanno prodotto circa 246,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-2,4% rispetto all'anno precedente).
I valori della produzione pro capite dei rifiuti urbani mostrano una notevole eterogeneità: si passa da 279 chili per abitante per anno in Estonia a 668 chilogrammi abitante per anno in Danimarca.
Il valore pro capite riferito all'UE 28 è di 489 chili per abitante per anno (-2% rispetto al 2011). Dall'analisi dei dati emerge una netta differenza tra i "vecchi" Stati membri (UE 15) e i "nuovi, con questi ultimi caratterizzati da valori di produzione pro capite decisamente più contenuti rispetto ai primi (358 e 523 chili per abitante per anno rispettivamente per i nuovi e i vecchi Stati membri).
Sempre nel 2012, i dati relativi alla gestione ci consegnano il seguente quadro: il 34% dei rifiuti urbani gestiti nei 28 Stati membri è smaltito in discarica; il 24% è avviato ad incenerimento, mentre il 27% e il 15% sono, rispettivamente, avviati a riciclaggio e compostaggio (includendo in quest'ultima voce anche le quantità avviate al trattamento anaerobico della frazione biodegradabile).
In riferimento allo smaltimento in discarica, a livello di Ue 28, tra il 2011 e il 2012 si registra una riduzione del 6,8%, che conferma una tendenza alla diminuzione iniziata negli anni precedenti. Il dato si diversifica notevolmente sul territorio dell'Unione. In particolare, il ricorso alla discarica è ancora preponderante nei nuovi Stati membri.
Tra i Paesi dell'Ue 15 si segnalano percentuali di ricorso alla discarica inferiori allo 0,5% in Germania e al 3% in Svezia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca e Austria.
Una situazione opposta si registra per quanto riguarda l'incenerimento (comprensivo del recupero energetico), che è di gran lunga più diffuso nell'Ue 15 che nei nuovi Stati. Anche il riciclaggio e il compostaggio risultano più diffusi nei Paesi dell'Ue 15 che in quelli di più recente adesione.
Cala ancora la produzione dei rifiuti in Italia e arriva, nel 2013, a circa 29,6 milioni di tonnellate, quasi 400 mila tonnellate in meno rispetto al 2012 (-1,3%). Un'ulteriore contrazione, che fa seguito ai cali già registrati nel 2011 e nel 2012 e che porta a una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate rispetto al 2010 (-8,9%), valore inferiore anche a quello del 2002.
L'andamento della produzione dei rifiuti urbani appare, in generale, coerente con il trend degli indicatori socio-economici. Nell'ultimo anno il Pil e le spese delle famiglie fanno registrare contrazioni dell'1,9%, e del 2,5%, rispettivamente, a fronte di una riduzione più contenuta del dato di produzione dei rifiuti urbani (-1,3%).
A livello nazionale tra il 2012 e il 2013, ogni abitante ha prodotto di 18 chilogrammi in meno all'anno di rifiuti, con un calo percentuale del 3,6%, che fa seguito al calo di 23 chili per abitante per anno rilevato tra il 2011 e il 2012. È l'Emilia Romagna, con 625 chili di rifiuti prodotti pro capite, la Regione con che prdouce più rifiuti, seguita da Toscana (con 596 chili per abitante), Valle d'Aosta (565) e Liguria (559), mentre le quantità minori si producono in Basilicata (359 per abitante per anno), in Molise (394), in Calabria (421) e in Campania (434 chili l’anno per abitante per anno).
Bene la raccolta differenziata che cresce ancora nel 2013 raggiungendo il 42,3% della produzione nazionale, oltre 2 punti in più rispetto al 2012 (40%). È sempre il nord, con 54,4%, la macroarea italiana che registra il tasso più alto di differenziazione, segue il Centro al 36,3% e dal Sud al 28,9%. A livello regionale, Veneto e Trentino Alto Adige si attestano entrambe a una percentuale del 64,6%. Prossima al 60% è la raccolta del Friuli Venezia Giulia (59,1%) e superiore al 55% quella delle Marche (55,5%); tra il 50% e il 55% si collocano invece Piemonte (54,6%), Lombardia (53,3%), Emilia Romagna (53%) e Sardegna (51%).
Tra le regioni del Centro, oltre a quanto rilevato per le Marche, percentuali pari al 45,9% e al 42% si rilevano, rispettivamente, per l'Umbria e Toscana, mentre il Lazio si attesta al 26,1%.
Aumenta nel 2013 con una percentuale del 44% circa (41,5% nel 2012) la differenziata in Campania. Anche l'Abruzzo supera il 40% con una percentuale di poco inferiore al 43%, mentre al 25,8% e 22% si posizionano Basilicata e Puglia. Inferiori al 15% risultano, infine, i tassi di raccolta della regione Calabria (14,7%) e Sicilia (13,4%).
L'analisi dei dati 2013 evidenzia che lo smaltimento in discarica è ancora una forma di gestione molto diffusa interessando il 37% dei rifiuti urbani prodotti.
Tuttavia, il riciclaggio delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge, nel suo insieme il 38,7% della produzione. Il 14,6% del recupero di materia è costituito dalla sola frazione organica da RD (umido+verde) ed il 24,1% dalle restanti frazioni merceologiche. Il 18,2% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito, mentre circa l'1,9% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici, per essere utilizzato come combustibile per produrre energia; lo 0,7% viene utilizzato, dopo il pretrattamento, per la ricopertura delle discariche, l'1,7%, costituito da rifiuti derivanti dagli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico), viene inviato a ulteriori trattamenti quali la raffinazione per la produzione di Css (combustibile solido secondario) o la biostabilizzazione, e l'1,3% è destinato a forme di gestione in siti extranazionali (395 mila tonnellate).
Lo smaltimento in discarica, pari a 10,9 milioni di tonnellate di rifiuti, diminuisce rispetto al 2012, di quasi 800 mila tonnellate (-6,8%), le quote avviate ad incenerimento fanno registrare un ulteriore incremento rispetto al 2012 (+4,4%), mentre un leggero decremento si registra per il trattamento della frazione organica (compostaggio + digestione anaerobica) che ha interessato quasi 4,3 milioni di tonnellate di rifiuti.
Nelle Regioni dove esiste un ciclo integrato dei rifiuti grazie a un parco impiantistico sviluppato, viene ridotto significativamente l'utilizzo della discarica. In particolare, in Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 6% del totale dei rifiuti prodotti, in Friuli Venezia Giulia al 7% ed in Veneto al 9%. Nelle stesse regioni la raccolta differenziata è pari rispettivamente al 53,3%, al 59,1% ed al 64,6% e, inoltre, consistenti quote di rifiuti vengono trattate in impianti di incenerimento con recupero di energia.
Nel Trentino Alto Adige, dove la raccolta differenziata raggiunge circa il 64,6%, vengono inceneriti il 16% dei rifiuti prodotti, mentre lo smaltimento in discarica riguarda il 19% degli stessi.
Vi sono regioni in cui il quadro impiantistico è molto carente o del tutto inadeguato; è il caso della Sicilia, dove i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano il 93% del totale dei rifiuti prodotti e della Calabria (71%). Anche in Campania (19%) e nel Lazio (46%) pur evidenziando percentuali inferiori di smaltimento in discarica, si fa ricorso massiccio a impianti di smaltimento localizzati in altre regioni o all'estero.
L'analisi dei dati mostra anche che l'incenerimento non rappresenta un disincentivo alla raccolta differenziata, come risulta evidente per alcune regioni quali Lombardia, Emilia Romagna e Sardegna.
In queste regioni, infatti, a fronte di percentuali di incenerimento pari rispettivamente al 46%, al 33% ed al 17% del totale dei rifiuti prodotti, la raccolta differenziata raggiunge valori elevati (rispettivamente 53% per le prime due e 51% per la Sardegna).
Il compostaggio è caratterizzato da un andamento stabile e mostra lievi incrementi nel quantitativo complessivamente trattato (circa 4,7 milioni di tonnellate) e nella quota dei rifiuti organici da raccolta differenziata (circa 3,8 milioni di tonnellate), rispettivamente, pari allo 0,9% ed allo 0,7%. Il numero di impianti operativi è pari a 240 e diminuisce, rispetto all'anno precedente, di 22 unità. Gli impianti sono localizzati per il 60,8% al Nord, per il 17,5% al Centro e per il 21,7% al Sud.
La digestione anaerobica dei rifiuti, anche in connessione al trattamento aerobico (compostaggio) è contraddistinto, negli ultimi anni, da un notevole sviluppo del parco impiantistico, costituito, nel 2013, da 43 impianti operativi (37 al Nord, 1 al Centro e 5 al Sud). La quantità avviata al trattamento è pari a 527 mila tonnellate.
I rifiuti complessivamente avviati a trattamento meccanico biologico sono pari a 9,1 milioni di tonnellate; di cui 8,8 sono sia rifiuti urbani indifferenziati (7,9 milioni di tonnellate, pari all'86,6%), sia rifiuti urbani trattati e altre frazioni merceologiche.
Gli impianti operativi sono 117, 39 al Nord, 32 al Centro e 46 al Sud.
Per quanto riguarda l'incenerimento, nel 2013 sono operativi 44 impianti per rifiuti urbani, frazione secca e Css.
La gran parte del parco impiantistico è localizzato nelle regioni settentrionali del territorio nazionale (28 impianti, pari al 64% del totale) e, in particolare, in Lombardia e in Emilia Romagna rispettivamente con, 13 ed 8 impianti operativi.
Gli impianti di incenerimento sono 8 nel Centro e 8 nel Sud. I rifiuti complessivamente inceneriti sono pari a 5,8 milioni di tonnellate, di cui 2,5 milioni di RU indifferenziati, circa 1,8 milioni di tonnellate di frazione secca, oltre 1 milione di tonnellate di CSS, 418 mila tonnellate di rifiuti speciali di cui quasi 35 mila tonnellate di rifiuti sanitari. I rifiuti speciali pericolosi, in prevalenza di origine sanitaria, ammontano a circa 49 mila tonnellate.
Nel 2013, 180 discariche per rifiuti non pericolosi hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano; 9 in meno rispetto al 2012. Di queste, 4 sono localizzate al Nord, 2 al Centro e 3 al Sud. Circa 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sottoposti a trattamento sono smaltiti in discarica.
Tali rifiuti rappresentano il 58% del totale dei rifiuti urbani smaltiti (10,9 milioni di tonnellate). Questo vuol dire che nel 2013 ancora il 42% dei rifiuti urbani viene avviato a smaltimento senza alcuna forma di trattamento preliminare, nonostante il divieto imposto dall'art. 7 del decreto legislativo n. 36/2003. L'analisi dei dati per macroarea geografica evidenzia che al Nord viene pretrattato il 46% dei rifiuti smaltiti in discarica, al Centro il 60% e al Sud il 63%.
Nel 2013, i rifiuti urbani esportati, ammontano a 395 mila tonnellate, di cui 392 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi (il 99,3%). I Paesi Bassi sono i Paesi verso cui vengono destinate le maggiori quantità di rifiuti urbani, 94 mila tonnellate, il 23,9% del totale esportato; seguono l'Austria con il 22,4% del totale, la Slovacchia con il 10,7% e la Cina con il 10,1%.
Le importazioni di rifiuti urbani ammontano a oltre 218 mila tonnellate, di cui solo 22 tonnellate di rifiuti pericolosi. Il Paese da cui proviene il maggior quantitativo di rifiuti urbani è la Francia, con 160 mila tonnellate, corrispondente al 73,5% del totale importato; seguono la Svizzera con il 9,9% e la Germania con il 9,6%.
In linea con la tendenza del mercato nazionale, sia in termini di consumi delle famiglie sia di attività industriali e scambi commerciali, nel 2013 l'immesso al consumo di imballaggi sul mercato nazionale mostra un calo di circa 48 mila tonnellate rispetto al 2012 (-0,4%), attestandosi a quasi 11,3 milioni di tonnellate.
La quantità di rifiuti di imballaggio avviata complessivamente a recupero ammonta a oltre 8,7 milioni di tonnellate, facendo registrare un incremento di 96 mila tonnellate rispetto al 2012 (+1,1%). Nel dettaglio, l'87,2% del recupero complessivo, corrispondente a oltre 7,6 milioni di tonnellate, è rappresentato dal riciclaggio; il restante 12,8%, oltre 1,1 milioni di tonnellate, viene avviato a recupero energetico.
La percentuale di rifiuti di imballaggio recuperati, rispetto alla quantità immessa al consumo, passa dal 76,3 % al 77,5% del 2013; (di cui 67,6% di riciclaggio e 9,9%. di recupero energetico).
L'analisi dei costi di gestione del servizio di igiene urbana, riferita all'anno 2013, evidenzia un costo medio annuo pro capite di 158,86 euro imputabili alla gestione dei rifiuti indifferenziati per il 37,9%, alle raccolte differenziate per il 26,4%, allo spazzamento e al lavaggio delle strade per il 14,3%. La rimanente percentuale deve essere imputata ai costi generali del servizio ed ai costi del capitale investito. Una cifra che cresce in proporzione alle dimensioni del comune di appartenenza: da 125,15 euro pro capite in comuni con meno di 5.000 abitanti, fino a 178,77 euro, per i comuni con più di 50.000 abitanti.
Rapportando i costi alla produzione dei rifiuti, il costo specifico diretto di gestione della frazione indifferenziata ammonta a 22,35 centesimi al chilo, mentre il costo medio specifico di gestione delle raccolte differenziate (medio su tutte le frazioni merceologiche) ammonta a 18,38 centesimi, con valori puntuali di 12,8 centesimi al chilo per la carta e cartone, 11,2 per il vetro, 23,1 per la plastica, 29,4 per i Raee (rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici), 23,4 per la frazione umida, 9,6 centesimi al chilo per la frazione verde e 1,79 euro al chilo per i farmaci scaduti.
La percentuale di copertura dei costi del servizio con i proventi dalla tarsu e dalla tariffa sui rifiuti è cresciuta con gli anni, raggiungendo, come media nazionale, la copertura totale dei costi, come previsto dalla normativa vigente in materia.
L’Ispra nel corso del 2013 ha effettuato un censimento nazionale, con lo scopo di fotografare la situazione italiana, dei comuni che hanno effettuato il passaggio a Tares, in base a quanto previsto dal decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011.
È analizzato un campione di 1.331 comuni, corrispondente al 16,45% del numero complessivo dei comuni italiani, che copre una popolazione di 12.936.043 abitanti. Il 75,6% dei comuni campione, pari a 1006 comuni, ha effettuato il passaggio a Tares, per il 19,5% dei comuni campione (259 comuni) il passaggio è in corso, mentre per il restante 5% (66 comuni) il passaggio è stato sospeso in attesa di chiarimenti normativi.
È stato aggiornato il monitoraggio dell'adozione o revisione dei piani regionali di gestione dei rifiuti, anche alla luce dell'obbligo per le Regioni di approvare o adeguare i piani entro il 12 dicembre 2013. La maggior parte delle Regioni ha avviato le procedure di valutazione ambientale strategica finalizzate all'approvazione di nuovi piani di gestione.
Inoltre, in materia di prevenzione, il ministero dell'Ambiente ha adottato, con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti che stabilisce che entro un anno le Regioni integrino la loro pianificazione territoriale con le indicazioni contenute nel programma nazionale. Le Regioni stanno ottemperando alla norma, adottando i Piani di prevenzione dei rifiuti con specifici provvedimenti o all'interno dei piani di gestione dei rifiuti.

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