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​Clima/3 - Oceani “super acidi”, a rischio le specie marine

where Varsavia (Polonia) when Lun, 18/11/2013 who redazione

A sottolineare lo stato drammatico del fenomeno è un nuovo rapporto inserito nell’International Biosphere-Geosphere Programme (IGBP), presentato in occasione del COP19. Probabile aumento del 170% di acidità entro 2100

Coralli e specie marine di tutto il mondo minacciate dal rapidissimo aumento dei tassi di acidificazione degli oceani. A sottolineare lo stato drammatico del fenomeno è un nuovo rapporto inserito nell’International Biosphere-Geosphere Programme (IGBP), presentato in occasione della Conferenza Internazionale sul Clima di Varsavia.   
Lo studio dell’IGBP, che ha raggruppato in California più di 500 esperti mondiali del settore, ha dimostrato come gli oceani stiano diventando acidi ad un “ritmo senza precedenti”, che potrebbe causare l’inacidimento più rapido degli ultimi 300 milioni di anni. Solamente entro il 2100 secondo gli scienziati si potrebbe riscontrare un aumento del 170% rispetto ai livelli attuali; un dato sconcertante, che pone non poche problematiche per la biodiversità: è stato stimato che circa il 30% delle specie oceaniche avrebbe poche probabilità di sopravvivere in queste condizioni, tra queste anche il corallo.   
Causa principale di un tale peggioramento è da attribuire secondo i ricercatori “con alto livello di sicurezza” alle emissioni di CO2 prodotte delle attività umane che ogni giorno - come riporta la BBC – “aggiungono 24 milioni di tonnellate di anidride carbonica agli oceani”.   
Un simile accrescimento ha alterato la chimica delle acque producendo effetti maggiori soprattutto per Artico e Antartico in cui le acque ghiacciate trattengono più CO2 rispetto agli altri mari. Per l’Artico, in particolare, i ricercatori affermano che entro il 2020 il 10% della regione sarà inospitale per le specie che costruiscono i loro gusci e conchiglie con il carbonato di calcio, per poi essere definito nella sua totalità un "ambiente ostile" entro il 2100.      
Ma non è tutto. Gli autori avvertono che l’impatto economico sulle perdite di acquacoltura "potrebbe essere enorme": con gli attuali tassi, il costo globale del calo di molluschi potrebbe raggiungere i 130 miliardi di dollari entro il 2100.
 
 

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