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Ecco dove sono disseminati i rifiuti radioattivi. Piemonte e Lazio in testa

where Roma when Lun, 08/04/2019 who roberto

Rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e combustibile irraggiato: tutti i numeri dell'Italia nel nuovo Inventario nazionale Isin

Il nuovo "Inventario nazionale dei rifiutirifiuti-radioattivi-italia.jpg radioattivi" è disponibile online, sul sito web dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione Isin. Il documento contiene informazioni relative a volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, compresi il combustibile esaurito e le sorgenti dismesse.

L'edizione 2019 - la prima edita dall'Isin, operativo dall'agosto 2018 - rappresenta uno strumento a supporto delle attività istruttorie e di vigilanza dell'Ispettorato. Predisposto sulla base dei dati che annualmente i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza dei rifiuti stessi, trasmettono all'Ispettorato, l'inventario è aggiornato al 31 dicembre 2017.
Il combustibile delle centrali - Per quel che concerne il materiale ad alta attività, va premesso che più del 90% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia. È stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato riprocessato.
Una quota è diventata materiale riutilizzabile, la parte residua, considerata rifiuto radioattivo, è stata stoccata in contenitori che faranno rientro nel nostro Paese.

Il restante combustibile esaurito, non inviato all'estero e che ammonta oggi a sole 16 tonnellate, si trova nei siti Avogadro, Itrec, Opec-1, Ccr Ispra (Varese), Lena, Triga Rc1. Il combustibile irraggiato è quel rifiuto che, rimosso dal nocciolo di un reattore, può essere considerato una risorsa riutilizzabile o può essere destinato allo smaltimento, se considerato radioattivo.
Piemonte in testa - L'attività radioattiva di queste sostanze, espresse in TBq (Terabequerel - 1012 Bequerel), vedono il Piemonte detenerne il valore maggiore (31.137 TBq), seguito da Lombardia (4.278), Basilicata (1.562) e Lazio (42). Non presente, invece, in Emilia Romagna, Campania e Puglia. Nel Deposito Avogadro, nel vercellese, è presente la maggior parte del combustibile irraggiato (31.137 TBq); seguono il Centro Comune di Ricerche di Ispra-Varese (4.271.6 TBq), Itrec (1.562), Opec-1 (34,37), Triga Rc1 (8,04) e Lena (6).

Per quantità in testa il Lazio - Su un totale di 30.497,3 m3, è il Lazio la Regione con la maggiore "quantità" di rifiuti, con 9.241 m3, pari al 30,30% del totale; a seguire, la Lombardia, con 5.875 m3 (19,26%), il Piemonte, con 5.101 m3 di rifiuti radioattivi (16,73%), l'Emilia Romagna (3.211 m3 e una percentuale del 10,53%), la Basilicata (3.150 m3, pari al 10,33%) e la Campania (2.913 m3, pari al 9,55%). Fanalino di coda la Puglia, con 1.007 m3 di rifiuti radioattivi stoccati sul proprio territorio (pari al 3,3%).

Un altro elemento riguarda le sorgenti sigillate dismesse che, benché non più utilizzate, rappresentano ancora un potenziale radiologico, anche se con intensità molto minori rispetto a quelle del combustibile irraggiato. Infatti tali attività vengono misurate i gigabequerel (GBq - 109 Bequerel) cioè un millesimo dei terabequerel con cui si misura il combustibile irraggiato. Con 891.867 GBq, le sorgenti dismesse presenti nel Lazio sono caratterizzate dalla più consistente attività; seguono la Lombardia (3.496 GBq), il Piemonte (2.291) e l'Emilia Romagna (95). Le sorgenti dismesse non sono invece stoccate in Campania, Basilicata e Puglia.

Le bonifiche - Infine sono inseriti nell'inventario anche i "materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica". Si tratta nella maggior parte dei casi di polveri e scorie di fusione a bassa attività radiologica che sono custodite in 15 siti, 13 in Lombardia e 2 nel Veneto.
L'Inventario presenta alcune variazioni rispetto all'edizione aggiornata al dicembre 2016, edita dall'Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale: in alcuni impianti (ad esempio, impianti Sogin, installazioni LivaNova e del Centro Comune di Ricerca di Ispra-Varese), infatti, sono state effettuate caratterizzazioni radiologiche aggiornate dei rifiuti radioattivi presenti. In particolare, la Centrale di Latina ha aggiornato il contenuto di attività dei rifiuti radioattivi introducendo il contributo di alcuni radionuclidi non direttamente misurabili.
Alcune variazioni sono state determinate dalle rivalutazioni, da parte di alcuni esercenti, della classificazione dei rifiuti radioattivi (come per il Deposito Avogadro); in alcuni casi è stato ricalcolato l'effetto del decadimento dell'attività. Sono state, inoltre, effettuate operazioni di trattamento dei rifiuti esistenti tramite supercompattazione e conseguente sostanziale riduzione dei volumi (Caorso, Trino, Latina, Garigliano, Eurex, ITREC) e prodotti, nel corso del 2017, nuovi rifiuti, in particolare a seguito di attività di bonifica (ad es. Garigliano e ITREC) e/o di smantellamento (Impianto Plutonio, CCR Ispra, Garigliano).
 
Il link diretto all'Inventario Isin

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