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Fukushima. Così il Giappone vuole smaltire nel Pacifico l’acqua radioattiva

where Tokyo (Giappone) when Lun, 16/09/2019 who roberto

Lo ha proposto il ministro dell'ambiente Harada ma per il capo di gabinetto del premier Abe nulla è deciso. Gli esperti: impatto minimo, se eseguito correttamente

Il ministro giapponese dell'Ambiente fukushima.jpgYoshiaki Harada ha detto che per la Tepco l'unica opzione disponibile per smaltire l'acqua radioattiva trattata nella centrale nucleare di Fukushima è rilasciarla nell'Oceano Pacifico. “Non abbiamo altra opzione che liberarla e diluirla”.
Lo tsunami del 2011
L’11 marzo del 2011 la zona di Fukushima fu sconvolta da un terremoto gravissimo di magnitudo 9, seguito da uno tsunami colossale la cui onda in poche minuti uccise quasi 17mila persone e spazzò la centrale nucleare di Fukushima Dai-Ichi, mandandola in avaria.
L’acqua di Fukushima
Il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), ha riferito che già dall'estate del 2022 non ci sarà più spazio per conservare l'acqua radioattiva necessaria a raffreddare i reattori danneggiati dallo tsunami del 2011; la capacità massima di 1,37 milioni di tonnellate sarà raggiunta fra 3 anni. Gli esperti si dividono sulla concentrazione del trizio, un isotopo dell'idrogeno contenuto nell'acqua contaminata difficile da separare ed estrarre, e con un tempo di decadimento di poco più di 12 anni. Nel processo di raffreddamento l'acqua è venuta a contatto con il materiale radioattivo dei reattori della centrale ed è in questa fase che l'idrogeno dell'acqua è stato trasformato in trizio (o idrogeno-3), un elemento a vita breve poiché il suo tempo di decadimento è pari a poco più di 12 anni e considerato di bassa pericolosità per l'organismo umano.
Si cercano soluzioni
Il gruppo di esperti è in contatto con le associazioni dei pescatori della zona, i quali temono il blocco della pesca se oltre un milione di tonnellate d'acqua contenuta nei serbatoi dovessero essere riversate nell'oceano. Il problema dello stoccaggio non trova un'alternativa.  L'Agenzia di regolamentazione del nucleare (Jnra) si era già espressa a favore di un possibile rilascio, additandolo come un metodo scientificamente accettabile. La commissione considera anche altre opzioni, fra le quali l'iniezione sotterranea e la vaporizzazione, ma la dispersione in mare appare la meno peggiore per l’ambiente e la salute.
Il Governo di Tokyo
Il capo di Gabinetto e braccio destro del premier Shinzo Abe, Yoshihide Suga, ha specificato che "non è vero che abbiamo delineato un metodo per disfarci del liquido radioattivo, sono ancora in corso le indagini della commissione istituita dal governo". La decisione potrebbe generare controversie diplomatiche con i paesi vicini, in primo luogo la Corea del Sud, che ancora oggi applica restrizioni su alcuni prodotti alimentari provenienti da Fukushima.
I pareri degli esperti
Secondo un esperto dell'Enea l'operazione, “se eseguita in modo corretto”, potrebbe avere un impatto ambientale minimo.
Secondo Paride Meloni, responsabile della divisione dell'Enea per la Sicurezza e sostenibilità del nucleare, del dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare, "è fondamentale seguire regole molto precise circa la distanza dalla costa alla quale deve avvenire il rilascio e gli intervalli di tempo tra un rilascio l'altro. La diluizione è stata già consigliata al Giappone in diversi scenari internazionali perché dal punto vi sta dell'impatto ambientale la diluizione nell'oceano in modo ragionato, alla giusta distanza dalla costa e a intervalli abbastanza lunghi fra un rilascio e l'altro è molto bassa".
Al contrario per Valerio Rossi Albertini del Cnr la diluizione nell’oceano "è il peggio che si possa fare, anche se la radioattività non fosse elevatissima. L'opzione migliore sarebbe quella di trasportare l'acqua in piscine lontane dai reattori e congelarla. si otterrebbe un blocco di ghiaccio più facilmente controllabile dell'acqua allo stato liquido. In una quarantina di anni, la radioattività si sarà ridotta di dieci volte”.
Il ministro Costa protesta
"In nome del principio di precauzione, non si può affermare con certezza che la diluizione renderebbe meno o, addirittura, debolmente radioattive, le acque contaminate di Fukushima. Non abbiamo dati certi sull'impatto che quel tipo di scorie potrebbe avere su fondali, flora e fauna marina. Disapproverei se una scelta simile venisse presa rivendicando la proprietà territoriale di una porzione di mare". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa (M5S).

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