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Ilva. Ennesimo studio: a Taranto l’inquinamento non è peggiore che in altre città

where Taranto when Dom, 11/12/2016 who redazione

L’Istituto superiore di Sanità ha presentato la relazione finale degli “Studi di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto”. La ricerca, 240 pagine, conferma che l’inquinamento di Taranto è come altrove

1467353690-ilva.jpgL’Istituto superiore di Sanità nei giorni scorsi ha presentato la relazione finale degli “Studi di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto”. La ricerca, 240 pagine, conferma quanto hanno scritto in precedenza altri studi ovvero: le polveri sottili di Taranto non sono peggio di quelle di Roma; le diossine e i Pcb (policlorobifenili) trovati nelle donne a Taranto sono simili a quelle in altre città (ed influenzano le endometriosi); gli Ipa (Idrocarburi policiclici aromatici) trovati nelle donne a Taranto sono superiori a quelle in altre città  (e non influenzano le endometriosi); esiste un disagio cognitivo a Taranto, in linea con quanto evidenziato dalle medie mondiali; tale disagio è inversamente proporzionale alla distanza dallo stabilimento. Non si evidenzia una presenza di metalli anomala nel campione, c'è un effetto piombo, ma a Taranto è la metà che a Brescia. Molto forti spiccano un effetto “ambiente sociale” e un “effetto passato” che può avere influenzato e che non è valutabile.

Dice lo studio: “In conclusione, il quadro complessivo che emerge da questa indagine suggerisce per la città di Taranto, per gli inquinanti genotossici aerodispersi analizzati, un carico non superiore a quello di Roma, almeno relativamente alle aree coperte dalle stazioni di campionamento. È comunque opportuno sottolineare che i risultati ottenuti nel corso di questa indagine, e le relative implicazioni sui livelli di contaminazione atmosferica nei siti studiati, sono specificamente riferibili ai periodi in cui sono stati effettuati i campionamenti, e possono non essere rappresentativi per periodi precedenti, in cui varie attività antropiche possono avere avuto un impatto diverso”.

Dice ancora la ricerca: “Considerando i limiti intriseci dello studio in vitro, la bassa numerosità campionaria analizzata ed il limite temporale dei rilevamenti ambientali, i risultati dello studio non possono ritenersi conclusivi e sono solo rappresentativi dei periodi in cui sono stati effettuati i campionamenti. In ogni caso i risultati dei test in vitro di immunotossicità, potenziale pro-infiammatorio e genotossicità confermano la presenza di sostanze genotossiche, immunotossiche e con potenziale pro-infiammatorio nel particolato aerodisperso delle aree urbane, ma non evidenziano specificità per la città di Taranto rispetto ad un altro sito urbano di riferimento”.

Per quanto riguarda diossine e furani, “in conclusione, le concentrazioni di Pcdd, Pcdf (diossine) e Pcb nel siero sono in linea con i valori osservati in un recente studio su gruppi di donne della popolazione generale italiana con caratteristiche confrontabili a quelle del presente studio. Nei limiti della numerosità campionaria e in linea con quanto osservato in uno studio analogo effettuato su una popolazione di donne residenti a Roma, si osserva come a un aumento dei livelli ematici di diossine e Pcb sia associato un contenuto incremento di rischio (Odds Ratio) di endometriosi, incrementato dalla presenza di alcuni genotipi di enzimi detossificanti. Lo studio non ha evidenziato una correlazione tra esposizione a Ipa (misurati nelle urine come Oh-Ipa) ed endometriosi. Tuttavia, si sono rilevate concentrazioni di alcuni Oh-Ipa mediamente più elevate di quelle riscontrate in altri studi e, in particolare, in un recente studio su un gruppo di donne italiane: questa osservazione suggerisce l'opportunità di approfondire la conoscenza del locale contesto espositivo a Ipa.

Inoltre, la ricerca “ha permesso di rilevare una situazione di potenziale presenza di disturbi clinici e preclinici del neurosviluppo nell’area di Taranto, non riconosciuti e non adeguatamente sottoposti ad interventi preventivi, terapeutici e riabilitativi. Il 15% di potenziali diagnosi cliniche osservato nel campione esaminato, basato per definizione su soggetti supposti sani, indica l’opportunità di ulteriori approfondimenti diagnostici ed epidemiologici. Si tratta comunque di un risultato in linea con i dati epidemiologici mondiali sulle patologie del neurosviluppo comprendenti autismo, Adhd, disturbi dell’apprendimento e del comportamento, che interessano il 10-15% delle nascite. I disturbi osservati sono maggiormente evidenti nelle aree in prossimità delle emissioni industriali considerate ed in funzione inversa rispetto alla distanza dalle sorgenti, calcolata in riferimento ai camini di emissione dell’Ilva, nelle cui adiacenze insistono anche una raffineria ed un cementificio.

Gli effetti neuropsicologici, come peraltro atteso, sono associati soprattutto al piombo, anche se le concentrazioni interne di questo metallo e degli altri studiati risultano, globalmente, minori o dello stesso tenore di altri studi e non sono indicativi di sorgenti di esposizione specifiche, non risultando distribuiti diversamente in funzione delle zone di residenza né della distanza dalle sorgenti emissive. Il ruolo dell’esposizione ad agenti neurotossici risulta pertanto uno dei determinanti degli effetti osservati nell’area di Taranto, assieme allo stato socioeconomico.

Data la natura trasversale delle osservazioni non è possibile attribuire un ruolo di causalità, considerando la non disponibilità di dati di monitoraggio ambientale in prossimità delle scuole prese in considerazione che non ha permesso di identificare con precisione le sorgenti di esposizione”.

Lo studio conclude sostenendo che “è opportuno comunque evidenziare alcune limitazioni dello studio che risiedono fondamentalmente nella dimensione campionaria e nella non disponibilità di dati di monitoraggio biologico relativi ad epoche pregresse, caratterizzate da prevedibili livelli più elevati di emissioni industriali, relative soprattutto all’epoca prenatale e postnatale dei soggetti esaminati in cui si realizza una maggiore vulnerabilità durante lo sviluppo delle funzioni nervose”.

La ricerca dell’Istituto superiore di Sanità su Taranto è a questo indirizzo

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L'Ilva di Taranto
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