torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

L’Italia perde terreno: il 10% del territorio è a rischio idrogeologico

where Roma when Mar, 12/02/2013 who redazione

Coldiretti: con un milione di agricoltori in meno l’Italia frana. Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e provincia di Trento le aree più deboli. A Roma la Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico: urgente un nuovo programma per la difesa del suolo

La terra frana perché sono dimezzati gli agricoltori a prendersene cura nelle aree marginali. Negli ultimi trent’anni, tre milioni di ettari di terreno coltivato, pari alla superficie della Sicilia e della Val d’Aosta sommate, sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, in occasione della Conferenza nazionale sul rischio idrogeologico che si è svolta a Roma la scorsa settimana.
Secondo gli esperti, il 9,8% del territorio italiano è rischio idrogeologico. E un’attenta azione di prevenzione “non può che partire dalla difesa dei 12,8 milioni di ettari di terreno coltivato – ha detto Marini – dei quali ben i due terzi si trovano in collina e in montagna”. Sono ben 6.633 i comuni italiani in pericolo, l’82% del totale. Una fragilità che risulta molto elevata in regioni come Calabria, Molise, Basilicata, Umbria, Valle d’Aosta e nella provincia di Trento, dove il 100% dei comuni è classificato a rischio, subito seguite da Marche e Liguria (col 99% dei comuni) e da Lazio e Toscana (col 98%).
In Italia, quindi, oltre 5 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni.
“L’investimento in prevenzione per la tutela del territorio va inquadrato nell’indispensabile revisione della spesa pubblica, perché abbiamo dimostrato che riparare i danni post emergenza costa cinque volte di più che prevenirli, senza contare il tributo in vite umane e le pesanti conseguenze sociali che frane e alluvioni comportano per le comunità”, commenta Massimo Gargano, presidente dell’Anbi, l’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni. “La salvaguardia idrogeologica interessa sì la gestione dell’ambiente, ma è soprattutto una questione che condiziona l’economia del paese e la qualità della vita dei suoi abitanti”, ha aggiunto.
“Urgente il programma di difesa del suolo” – Serve, insomma, un programma nazionale di difesa del suolo, per la manutenzione e la cura del territorio, “che progetti un’azione urgente, efficace e concreta per la mitigazione del rischio stabilendo strumenti e priorità d’intervento e risorse economiche adeguate per metterlo in campo, senza dimenticare una necessaria attività di informazione e formazione dei cittadini su questi temi. Un piano – ha concluso Marini – che superi i limiti di quelli precedentemente approvati”.
Alla conferenza hanno preso parte Coldiretti, Legambiente, Anci, Consiglio nazionale dei geologi, Consiglio nazionale architetti, Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali, Consiglio nazionale degli ingegneri, Inu, Ance, Anbi, Wwf, Touring club italiano, Slow Food Italia, Cirf, Aipin, Sigea, Aiab, Tavolo nazionale dei contratti di fiume Ag21 Italy, Federparchi, gruppo 183.

leggi anche: