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Se l’Ilva chiudesse l’impatto negativo sarebbe da otto miliardi

where Taranto when Lun, 10/09/2012 who redazione

La stima è del titolare dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Gli ambientalisti protestano: solo il 35% dei fondi messi a disposizione dal governo sono destinati alla bonifica delle aree contaminate. Tra un mese i risultati dei monitoraggi “che potranno dare indicazioni di politica sanitaria”, fa sapere il ministro Balduzzi

Otto miliardi di euro l’anno. È questo l’impatto negativo che produrrebbe al tessuto economico italiano l’eventuale chiusura dell’Ilva di Taranto, i cui reparti a caldo sono sotto sequestro dal 26 luglio scorso. La stima è stata fornita dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, durante un’informativa al Senato sul siderurgico. Gli otto miliardi sono imputabili – secondo Passera – per circa 6 miliardi alla crescita delle importazioni, per 1,2 al sostegno al reddito e ai minori introiti per l’amministrazione pubblica e per circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio interessato.
Ma quello che sembra più preoccupare il ministro è che, “nonostante gli investimenti realizzati, la situazione ambientale nel tarantino presenta ancora elementi di criticità molto forti – ha detto – che non consentono ancora di esprimere un giudizio conclusivo sulla loro efficacia rispetto ai limiti imposti dalle normative italiane ed europee”.
Una cosa è certa e la ribadisce il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: nel decreto legge che ha iniziato l’iter parlamentare “non c’è un euro pubblico a favore dell’Ilva perché i fondi stanziati riguardano le bonifiche ambientali nelle aree di Tamburi, Statte, Mar Grande, Mar Piccolo e altri interventi nelle aree portuali”. Intanto, i sindacati sono preoccupati per il futuro: temono che le conseguenze prodotte dalla fase attuativa del sequestro possano pagarle i lavoratori.
Un terzo ministro, quello della Salute Renato Balduzzi, ha fatto sapere che tra 30-40 giorni arriveranno i dati sui monitoraggi in corso a Taranto “che potranno dare indicazioni di politica sanitaria”. La salute, appunto. Il premier Mario Monti ha detto con chiarezza che l’Ilva deve continuare a produrre “in modo sempre più sostenibile perché l’ambiente non va considerato antagonista dello sviluppo, ma forte alleato nell’ambito di una sempre più importante proiezione internazionale del Mezzogiorno d’Italia”. Parole che non sono piaciute ai Verdi i quali, per bocca del loro presidente Angelo Bonelli, attaccano: “Le dichiarazioni del presidente del Consiglio confermano che la difesa della vita e della salute non rientrano fra le priorità del governo. Solo il 35% dei 336 milioni di euro di cui parla Monti, dunque 119 milioni, sono destinati alla bonifica di aree contaminate. Il resto – chiarisce Bonelli – è destinato ad altri progetti come il potenziamento del porto”.
E a chi parla di “fondamentalismo ambientalista”, conclude il Verde, “ricordiamo che se non ci fossero stati gli ambientalisti di Taranto non ci sarebbero state le inchieste e i provvedimenti della magistratura che hanno dimostrato che qui ci si ammala e si muore d’inquinamento”.

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