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Smart a chi? Auto elettrica e storage intelligente non decollano. Previsioni flop

where Milano when Mar, 23/07/2013 who michele

La bocciatura del Politecnico di Milano nel nuovo “Smart grid report”. Con lo 0,04% di auto “con la spina” immatricolate in Italia nei primi mesi del 2013, l’utilizzo di massa è lontano. La ricetta degli esperti: revisione degli incentivi e approvazione del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica. Dall’accumulo investimento potenziali fino a 10 miliardi

L’Italia non è ancora sufficientemente smart: le auto elettriche immatricolate nel 2013 sono lo 0,04% del totale, e se i sistemi di energy storage (lo stoccaggio intelligente dell’energia da fonti rinnovabili) avanzano, lo fanno comunque a rilento. La fotografia, non eccelsa, delle nuove tecnologie di rete italiane e i suggerimenti per accelerare sono contenuti nel secondo “Smart grid report”, il rapporto sull’evoluzione del sistema elettrico italiano verso un nuovo modello realizzato dell’Energy & strategy group della School of management del Politecnico di Milano. Lo studio è stato presentato di recente nel capoluogo lombardo.
Chiesa: “Due progetti al palo” – L’Autorità per l’energia ha lanciato un bando per sei progetti pilota nel campo dell’auto a zero emissioni ammettendone cinque, “ma due non sono ancora nemmeno partiti”. “Sono tante le difficoltà – ha ricordato Vittorio Chiesa, direttore del team di ricerca – nonostante il contributo erogato dall’Aeeg, pari a 728 euro l’anno fino al 2015, per ogni colonnina installata nell’ambito di queste progetti: scarso coinvolgimento delle amministrazioni comunali e numero esiguo di vetture partecipanti, soprattutto private”.
Guidatori elettrici: green sì, ma troppo pochi – Alla fine del 2012 erano in circolazione nel nostro paese solo l’1-2% dei veicoli elettrici previsti, con troppo ottimismo, nel 2010. Spiega il report: l’anno passato sono stati immatricolati poco più di cinquecento veicoli “con la spina”, pari allo 0,04% delle immatricolazioni complessive. E se si guarda ai primi cinque mesi del 2013 non si è assistito a scossoni positivi. Circa l’80% delle immatricolazioni è ascrivibile a società di noleggio, mentre le flotte auto e soprattutto gli utenti privati ricoprono un ruolo marginale.
Un numero su tutti: nel 2005 furono vendute trenta vetture elettriche, salite solo a 524 nel 2012.
Anche l’infrastruttura di ricarica pubblica appare diffondersi con una certa lentezza sul territorio nazionale: si registrano infatti solo 458 punti di ricarica nel nostro paese e le prime tre provincie per numero di colonnine, ossia Firenze, Roma e Milano, raggiungono oltre il 50% del totale nazionale.
Nel gennaio 2013, lo stato ha dato il via al meccanismo incentivante per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, tra cui quelli elettrici (per i quali è previsto un incentivo fino a cinquemila euro), al servizio del quale sono stati messi a disposizione complessivamente 40 milioni di euro per il 2013 e 35 e 45m rispettivamente per il 2014 ed il 2015. A tre mesi dall’entrata in vigore – sottolinea il rapporto – hanno goduto dell’incentivazione 1.720 veicoli, meno di venti al giorno, contro i circa 300mila venduti nello stesso periodo e riferibili ad alimentazioni “tradizionali”.
Rivedere gli incentivi – “Appare opportuno rivedere l’architettura del meccanismo incentivante – propone il gruppo di lavoro del Politecnico – in particolare dedicando un budget più ampio esclusivamente ai veicoli elettrici”. Così come appare “non più a lungo procrastinabile” l’approvazione del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli, fermo al ministero dei Trasporti, già in ritardo di quasi sei mesi sulla tabella di marcia.
Storage, potenziale da 7 GWh – Quanto allo storage di energia – altra architrave del sistema smart – i ricercatori stimano che da qui al 2020 potrebbero essere installati sistemi per più di 7 GWh e quasi 10 miliardi di investimenti, la gran parte dei quali è associata ai soggetti non regolati. Il potenziale complessivo di mercato dell’accumulo potrebbe addirittura essere più alto, qualora si consideri la possibile adozione presso impianti esistenti, ossia il cosiddetto “retrofit”. In questo modo il potenziale teorico arriverebbe a quasi 28 miliardi di euro, “un valore comparabile ai costi complessivi che il sistema elettrico italiano paga per il suo non essere sufficientemente smart”, avverte la ricerca.
“Per superare l’impasse potrebbe essere utile considerare l’opportunità – in un orizzonte temporale di tre o quattro anni – di introdurre sistemi di incentivazione mirati, sulla scorta per esempio di quanto fatto dalla Germania nel maggio 2013”.

Atti del convegno e report integrale: energystrategy.it/report/smart-grid.html

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