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​Reti, nessun rischio per gli investimenti nei Paesi Ue

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 15/01/2018 who redazione

È quanto emerge dal rapporto “Investment conditions in European countries” del Consiglio dei regolatori energetici europei (Ceer)

“Nonostante le differenze nei sistemi regolatori e le specifiche situazioni di ciascun Paese, la variazione del tasso di rischio tra i membri Ue non è molto alta”. È quanto emerge dal rapporto “Investment conditions in European countries” del Consiglio dei regolatori energetici europei (Ceer), che valuta le condizioni per gli investimenti nelle reti elettriche e del gas in 24 Stati dell’Unione (tra i quali l’Italia) e in Norvegia.

logoceer.jpgIl rapporto fornisce una panoramica dei regimi regolatori e un’analisi dei metodi di determinazione dei costi di investimento, basata sui dati raccolti la scorsa estate presso le autorità nazionali e soffermandosi in particolare sui sistemi per calcolare il tasso di ritorno adeguato, la Regulatory asset base (Rab) e il deprezzamento degli asset.
Rispetto al precedente rapporto 2014-2016, Ceer non registra significativi mutamenti dei principali parametri. Per la valutazione degli asset continua ad essere preferito il metodo del Weighted average cost of capital (Wacc): reale per calcolare la profittabilità degli asset rivalutati, nominale per i valori storici.
 
Un capitolo a parte è dedicato alla Rab, che può dipendere da svariate componenti tra cui gli asset fissi, il working capital o la costruzione in itinere. Italia e Repubblica Ceca sono gli unici Paesi ad adottare sia per la trasmissione che per la distribuzione di elettricità e gas una Rab basata esclusivamente sulla rivalutazione degli asset. Tale sistema è utilizzato anche da Regno Unito, Polonia e Svezia per la trasmissione elettrica, da Francia, Ungheria e Svezia per la trasmissione e distribuzione gas e da Regno Unito e Polonia per la distribuzione elettrica.
 
Nel complesso, quasi tutte le autorità di regolazione includono nella Rab gli asset fissi, mentre meno della metà dei regolatori considera gli asset in costruzione e oltre il 50% non include il working capital.
Ceer sottolinea comunque che il rapporto esamina soltanto alcune condizioni quantificabili (monetarie) e non altri importanti fattori più difficili da misurare, quali ad esempio la stabilità del quadro regolatorio. Per un’analisi più approfondita delle condizioni di investimento, che i regolatori Ue non escludono di effettuare in futuro, bisognerebbe tenere conto anche di parametri fondamentali come il costo per unità, la quota di Capex, le spese totali (Totex) o i costi totali.

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