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​Sigilli alla centrale a carbone di Vado Ligure, azienda e sindacati chiedono l'intervento del Governo

where Savona when Lun, 17/03/2014 who redazione

Il gip chiede a Tirreno Power di provvedere all'installazione di un sistema di controllo adeguato delle emissioni e di abbassare le soglie delle emissioni, mentre l’azienda si dice convinta che “alcuni elementi che hanno portato al sequestro siano superati dai fatti”

Resta in stand by il sequestro della centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure, dopo la riunione in prefettura avvenuta in settimana a Savona tra sindacati e azienda. Solo su un aspetto le due parti sono d'accordo: quello di chiamare in causa i due ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico; ma sul resto è ancora tutto da vedere.
Certo, il gip di Savona Fiorenza Giorgi che ha firmato il decreto di sequestro è stata chiara: dopo aver censurato il comportamento dell'azienda scrive, in chiusura d'ordinanza: “Se la Tirreno Power provvedesse all'installazione di un sistema di controllo adeguato, da calibrare e monitorare a opera di uno o più tecnici nominati da questo giudice, ai quali verrebbe affidato anche il compito di accertare, attraverso controlli giornalieri che i gruppi a carbone Vl3 e Vl4 siano gestiti in modo da mantenere le emissioni nei limiti, potrà provvedersi al dissequestro degli impianti”. Infatti, una delle esigenze “che il sequestro dell'impianto della Tirreno Power vuole soddisfare”, scrive il giudice, è quello della “riduzione delle emissioni pericolose dell'impianto”, un adempimento che “probabilmente il gestore vorrebbe rinviare sine die”.
L'azienda si dice convinta che “alcuni elementi che hanno portato al sequestro siano superati dai fatti e che una volta fornita la documentazione a integrazione delle informazioni in possesso del giudice si potrà rivalutare la decisione sul blocco”.
Il giudice, tuttavia, ribadisce che per arrivare al dissequestro i tecnici nominati dalla magistratura dovranno abbassare le soglie di emissione, altrimenti l'impianto resterà chiuso. Così Tirreno Power mette le carte della procura nelle mani di un pool di avvocati, guidati - si dice - dall'ex guardasigilli Paola Severino, per tentare il ricorso al Riesame.
Intanto il vertice in prefettura a Savona, presieduto dal prefetto Gerardina Basilicata, ha visto intorno al tavolo tutte e due le parti, sindacato e azienda: i sindacati chiedono subito l'intervento del ministero dell'Ambiente e del Mise e al termine della riunione, aggiornata al 25 marzo, la Cgil scrive in una nota che Tirreno Power “si è impegnata a chiarire la situazione che ha generato il sequestro dell'impianto e a intervenire per riavviare la produzione nel rispetto dei vincoli ambientali, ma tutti abbiamo convenuto sulla necessità di sollecitare con urgenza un incontro al ministero dello Sviluppo economico congiuntamente a quello dell'ambiente per avviare una discussione urgente sulle prospettive del sito vadese”.
“Da mesi chiediamo che ci sia l'intervento dei ministeri competenti - sottolinea il segretario della Cgil di Savona Fulvia Veirana -. Al più presto il ministero dell'Ambiente deve chiarire che idee ha sul piano energetico nazionale e su come Vado Ligure stia all'interno di quel piano. Devono essere chiari i vincoli di rispetto dell'ambiente, che l'azienda deve rispettare, perché non c'è una guerra fra salute e lavoro, ma la necessità urgente di farli convivere”.
Secondo la procura di Savona, i fumi della centrale hanno causato 442 morti tra il 2000 e il 2007. Per il procuratore Granero la centrale avrebbe causato anche “tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini sarebbero stati ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012”.
Tirreno Power è controllata al 50% da Gdf Suez, al 39% da Sorgenia, società del gruppo Cir che fa capo a Carlo De Benedetti, al 5,5% Hera e al 5,5% Iren. Sull'attività di Tirreno Power sono aperti due filoni d'inchiesta, uno per disastro ambientale e uno per omicidio colposo. Risulterebbero indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio, ex direttore generale, che si è dimesso alcune settimane fa, e il direttore dello stabilimento Pasquale D'Elia.
 
 
 

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La centrale di Vado Ligure è stata chiusa con l'accusa di aver provocato tumori
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