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I conti dell’Eni. Produzione in crescita, nel 2017 arriverà a 1,8 milioni di barili al giorno

where San Donato Milanese (Milano) when Lun, 19/12/2016 who michele

L’attività principale è nella ricerca e scoperta di giacimenti, in cui la società è diventata fra le prime al mondo come capacità d’investimento. Le scelte su gas, elettricità e raffinazione. Le conseguenze per il settore chimico e per Versalis

eni-investor-day-2016-newyork.jpgL’Eni ha raggiunto la neutralità finanziaria a 50 dollari al barile. Durante l'Investor Day a New York, Eni ha sottolineato come il processo di trasformazione e ristrutturazione avviato nel 2014 ha consentito alla società di abbattere il proprio livello di cash neutrality dai 127 dollari al barile del 2013 ai 50 dollari al barile di oggi. Malgrado il crollo del prezzo del petrolio del 50% e l’assenza del contributo di Snam (che era pari a circa 2 miliardi di euro) la società ha potuto generare nel periodo 2014-2016 cassa operativa per 34 miliardi di euro, in linea con il periodo 2011-2013 (37 miliardi di euro). Sono state ''significativamente ridotte" le spese per il capitale e le spese operative, "con un risparmio stimato in 10 miliardi di euro nel periodo 2014-2016".

I nuovi progetti upstream avviati nel biennio 2016-2017, uniti a Goliat e Kashagan, produrranno a regime 500mila barili al giorno e genereranno un cash flow operativo complessivo di oltre 4 miliardi di euro nel 2018, con uno scenario del petrolio a 60 dollari al barile.
"In meno di tre anni abbiamo conseguito la più elevata crescita organica dell'industria con un aumento di oltre il 15% della produzione, pari a oltre 250mila barili al giorno, e siamo vicini a raggiungere il record di produzione della società nonostante una riduzione dei Capex del 33% e degli Opex del 23%". Così l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. "Abbiamo dimezzato il breakeven dei nostri progetti e liberato capitale inattivo attraverso gli avvii produttivi dei maggiori progetti e un time to market estremamente ridotto". I contratti G&P "sono oggi prevalentemente legati alle condizioni di mercato e raffinazione e chimica sono positivi dopo anni di perdite".
Dunque "continueremo a implementare la nostra strategia e a creare valore, basandoci sulla nostra forza nell'esplorazione e sui grandi progetti che avvieremo nel prossimo futuro, valorizzati dai nostri modelli di sviluppo e dal dual exploration model, che ci consentono di ottimizzare e anticipare la creazione di valore".

L’upstream - L’upstream rappresenta il driver della crescita futura: il modello upstream di Eni, è stato evidenziato, è basato su elementi cardine quali l'esplorazione, che offre una grande base di risorse a costi significativamente bassi, assicurando flessibilità nel breve termine e alimentando la crescita nel lungo termine e un approccio orientato ai costi, che coinvolge non soltanto la fase ingegneristica ma anche la strategia esplorativa, guidata dagli obiettivi della rapidità del time to market e dell'ottimizzazione dei costi nel convertire le risorse in produzioni. Questo approccio garantisce uno sviluppo più rapido, che si sovrappone alle fasi esplorative, accelerando l'intero processo.
Nuove scoperte e nuovi giacimenti - Dal 2008 la società ha scoperto 13 miliardi di barili di nuove risorse, pari a 2,5 volte il livello di produzione ottenuto nel medesimo periodo. Tutte le scoperte effettuate sono convenzionali e distribuite in dieci differenti bacini e circa ogni tre anni Eni scopre un giacimento giant o supergiant.
Il costo dell’esplorazione - La società accede alle nuove risorse con un costo esplorativo unitario di 1,2$ al barile, un costo pari al 20% della media dell'industria.

L’effetto sui conti - Il processo di trasformazione e ristrutturazione avviato nel 2014 e gli sforzi compiuti nel perseguire la strategia hanno consentito a Eni di abbattere in meno di 3 anni il proprio livello di cash neutrality dai 127$ al barile del 2013 ai 50$ al barile di oggi.
Il cash flow - Questo risultato, unito alla crescita della produzione del 15% negli ultimi 3 anni e agli effetti del processo di ristrutturazione dei business mid-downstream, hanno permesso alla società di mantenere nel periodo 2014-2016 il medesimo livello di cash flow (34 miliardi di euro) registrato nel periodo 2011-2013 (37 miliardi di euro), malgrado il crollo del prezzo del petrolio del 50% e l’assenza del contributo di Snam, che era pari a circa 2 miliardi di euro.
Previsioni indovinate - Il processo di trasformazione e ristrutturazione era sostanzialmente volto ad allineare i costi ai prezzi, preservando la crescita della società in uno scenario che nel 2014 includeva la caduta del consumo europeo di gas (oltre 100 miliardi di metri cubi tra il 2008 e il 2014), la flessione della domanda petrolifera (10% tra il 2008 e il 2014) e dei margini di raffinazione (da 7$ al barile nel 2008 a 3$ al barile nel 2014), e il crollo dei prezzi del petrolio.

Risparmi e cessioni - La nuova organizzazione societaria, prima tappa del processo e che ha consentito di superare il modello divisionale dando vita a una società pienamente integrata, ha accelerato il processo decisionale e portato a un risparmio annuo strutturale nei costi generali e amministrativi pari a 700 milioni di euro. Inoltre, nel 2015 la società ha abbandonato la propria struttura di partecipazioni conglomerata cedendo le proprie partecipazioni in Galp e Snam e riducendo quest’anno la partecipazione in Saipem, con un contributo di cassa pari a 8 miliardi di euro.
La cassa generata - Se si considera anche la cessione delle partecipazioni non corre nei vari business, la cassa complessivamente generata dalle dimissioni raggiunge i 10 miliardi di euro.
Gli investimenti - In ambito upstream, negli ultimi 3 anni Eni è cresciuta a livelli record: nell’ultimo trimestre 2016 Eni ha raggiunto un livello produttivo pari a +250 mila barili al giorno rispetto al 2013 (+15%), crescita interamente organica raggiunta malgrado una riduzione degli investimenti del 30% tra il 2014 e il 2016; sono stati avviati alla produzione nei tempi previsti, e talvolta in anticipo, oltre 30 nuovi progetti; a parità di livello di prezzo del greggio (109$ al barile), dal 2013 al 2016 Eni ha aumentato il proprio caso flow operativo di oltre il 30%.

Settori gas, power e raffinazione - L'attività di ristrutturazione dei business mid-downstream ha portato risultati significativi in ogni ambito: in Gas&Power la società ha quasi completato il recupero dei contratti take or pay accumulati negli anni precedenti, per un valore di 1,6 miliardi di euro, e prevede il breakeven strutturale del settore nel 2017; Eni sta proseguendo nelle rinegoziazioni dei contratti a lungo termine e nella riduzione dei costi di logistica. In Refining&Marketing, la società ha ridotto la propria capacità di raffinazione di oltre il 30%, convertendo due impianti in bio-raffinerie, ha portato il breakeven del margine di raffinazione dagli 7,5$ del 2013 a 4$, prima del previsto.

La chimica e la Versalis - Il settore della chimica ha conseguito nel 2015 e nel 2016 le migliori performance degli ultimi vent'anni, grazie alla maggiore efficienza della piattaforma produttiva, a un focus maggiore del portafoglio prodotti sulle specialities, alla chimica verde e allo sviluppo del business internazionale. Quest'anno Versalis consegue oltre 300 milioni di utile ed è autofinanziata. Complessivamente, il processo di ristrutturazione dei business mid-downstream ha portato a eccellenti risultati in termine di cassa, consentendo di controbilanciare il declino dei prezzi del petrolio: il cash flow è infatti passato da - 400 milioni di euro del 2013 a + 2,2 miliardi di euro nel 2016. Il contributo complessivo in termini di cassa apportato dai business mid-downstream negli ultimi 3 anni è stato pari a 5 miliardi di euro e oggi questi business sono in grado di autofinanziarsi.

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Il cane a sei zampe simbolo dell'Eni
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