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Dietro il rinnovo del vertice dell’Eni: chi sono (davvero) Descalzi e Marcegaglia

where Milano when Mar, 22/04/2014 who redazione

La società punterà sui giacimenti in Italia e all’estero

Emma Marcegaglia è stata la prima donna a diventare presidente della Confindustria: prima nel ’96, ad appena 30 anni, come presidente dei Giovani industriali; il bis il 13 marzo 2008, presidente di Confindustria. Ora, sarà la prima donna a varcare da presidente il portone dell'Eni.
Mantovana, sposata, una figlia, è una manager e imprenditrice dell’acciaio che ha saputo conquistare la stima e la fiducia di grandi capitani d'industria. A cominciare dal padre, Steno Marcegaglia, che a lei ha affidato la gestione del gruppo dove aveva mosso i primi passi a soli 23 anni, subito dopo la laurea in economica aziendale alla Bocconi di Milano.
La prima sfida era stata nella società Albarella Spa, il centro turistico immobiliare sul Delta del Po del Gruppo Marcegaglia. Amministratrice delegata della società Marcegaglia e di tutte le controllate, Emma rappresentò dal 2004 l'Italia nel gruppo di alto livello creato dalla Commissione Ue su Energia, competitività e ambiente. È anche presidente della Fondazione Aretè onlus per il sostegno dell'attività San Raffaele, dell'Università Luiss dove nel 2013 è stata riconfermata presidente per il triennio, di Business Europe, associazione che rappresenta le Confindustrie europee.
Da oltre 30 anni in Eni, Claudio Descalzi - milanese, classe 1955 - sarà il futuro capoazienda del gruppo petrolifero in sostituzione di Paolo Scaroni. Descalzi è dal 2008 il direttore generale di Eni - divisione Exploration & Production, la più importante di Eni, nonché presidente di Assomineraria e vicepresidente di Confindustria Energia.
Nato a Milano nel 1955, si è laureato in Fisica nel 1979 al Politecnico di Milano e ha iniziato la carriera in Eni nel 1981 come Ingegnere di giacimento, poi è diventato project manager per lo sviluppo delle attività nel Mare del Nord, in Libia, Nigeria e Congo.
Nel 1990 è nominato responsabile delle attività operative e di giacimento in Italia. Nel 1994 Descalzi ha assunto il ruolo di managing director della consociata Eni in Congo e nel 1998 è diventato vice chairman & managing director di Naoc, la consociata Eni in Nigeria. Dal 2000 al 2001 ha ricoperto la carica di direttore dell'area geografica Africa, Medio Oriente e Cina. Dal 2002 al 2005 è nominato direttore dell'area geografica Italia, Africa e Medio Oriente, ricoprendo inoltre il ruolo di consigliere di amministrazione di diverse consociate Eni dell'area.
Nel 2005 è diventato vicedirettore generale di Eni - divisione exploration & production. Poi a luglio 2008 la nomina di chief operating officer - divisione E&P.
Spinta ancora più forte sull'esplorazione, gestione delle numerose situazioni difficili in giro per il mondo, recupero di redditività per i settori in crisi, raffinazione in testa. Il percorso lungo il quale si muoverà l'Eni di Claudio Descalzi è già stato tracciato dal suo mentore Paolo Scaroni e difficilmente nel prossimo triennio compariranno forti elementi di novità, a parte le correzioni di rotta imposte dalla geopolitica e, forse, un riposizionamento su una strategia un po’ meno filo-russa.
Il passaggio di consegne avverrà l'8 maggio, in occasione dell'assemblea, ma Scaroni, che notoriamente considerava Descalzi come il naturale successore all'interno del gruppo (affidandosi spesso a lui in occasione di audizioni e presentazioni agli analisti), ha già avuto modo, a caldo, di apprezzare la scelta del governo Renzi: "Sono contentissimo che sia stato nominato ad dell'Eni", ha detto al Wall Street Journal, aggiungendo che "i nostri risultati con lui alla direzione generale della divisione esplorazione e produzione parlano da soli: appoggio fortemente la sua nomina".
L'esplorazione è stata infatti una sorta di ancora di salvezza per il gruppo petrolifero, in questi anni di crollo dei consumi di gas e di combustibili. Non è difficile quindi immaginare che il nuovo ad, insieme alla presidente Emma Marcegaglia, continueranno a spingere in questo senso, intensificando le ricerche anche in Italia, se il governo confermerà l'intenzione di sfruttare sul serio le risorse presenti in Basilicata, anche con la riforma del Titolo V che ha finora complicato questo genere di attività. Del resto in passato Descalzi, in qualità di presidente di Assomineraria, ha più volte sottolineato la necessità di puntare anche sulla produzione interna.
Certamente, però, il grosso dell'esplorazione e della produzione verrà concentrata all'estero. Scaroni aveva recentemente parlato dell'importanza futura dell'Asia, continente forse meno soggetto a quelle tensioni che caratterizzano l'Africa, terra di conquista fin dagli anni Sessanta ma piena di problemi da risolvere, dalla Libia alla Nigeria. Dal Mozambico, invece, dovrebbero arrivare buone notizie: sia per le dimensioni del giacimento che per la possibilità di incassare liquidità con la vendita di un ulteriore 15%. La maggiore difficoltà da affrontare in Asia è invece il Kashagan, megagiacimento nel Mar Caspio bloccato a tempo indefinito.
Il presidente della commissione Industria del Senato, il giornalista Massimo Mucchetti (Pd), legge un "risultato importante" ma ha anche il "dubbio di una qualche doppiezza togliattiana. Descalzi all'Eni - spiega in un'intervista al Corriere della Sera - sembra segnare una continuità. Sembra. Il rinnovamento è nelle mani del presidente Marcegaglia. Forza Emma, fatti dare il riporto dell'audit negato al tuo predecessore Giuseppe Recchi".
La responsabilità sulll'audit "serve ad aprire i cassetti. Per esempio quelli della sede di Mosca", osserva Mucchetti. "Il rinnovamento sarà totale solo se Descalzi non li vorrà tenere chiusi. E se correggerà la strategia scaroniana basata sulla finanza come si vede dai conti degli ultimi anni".

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Amministratore delegato e Presidente Eni
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