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​Italia: i senatori non vogliono lo sfruttamento dei nostri giacimenti di petrolio e gas in Adriatico

where Roma when Lun, 07/04/2014 who michele

Approvato un ordine del giorno – Il Senato vuole anche lasciare allo sfruttamento petrolifero maltese i giacimenti italiani a Sud della Sicilia

Mentre il Governo croato apre allo sfruttamento dei giacimenti in Adriatico, in Italia l'Aula del Senato ha approvato un ordine del giorno - trasversale fra gran parte dei gruppi parlamentari, con il sì di maggioranza, Lega Nord e Forza Italia - contro le trivellazioni per i giacimenti di petrolio e gas nel mare Adriatico, mare nel quale il turismo e l’ambiente non hanno interferenze con le molte decine di piattaforme che da decenni riforniscono il Paese. L’obiettivo dei senatori è bloccare il progetto di sfruttamento del giacimento Ombrina Mare al largo della costa abruzzese, giacimento che la Medoil vuole utilizzare.
Inoltre, il Senato vuole bloccare i progetti di perforazione italiana nelle acque mediterranee, la cosiddetta “zona C”, per lasciare che li sfruttino i maltesi.
Sono state respinte le mozioni del Movimento Cinquestelle e Sel e un ordine del giorno del Movimento Cinquestelle, mentre è stato approvato un Odg di Domenico Scilipoti di Forza Italia.
Nell'ordine del giorno “trasversale” (come ha spiegato Giuseppe Marinello, Nuovo Centrodestra, presidente della commissione Ambiente del Senato e firmatario della proposta) si chiede al Governo “una maggiore attenzione sull'intera tematica. Questa attenzione deve essere particolarmente mirata a una reale sospensione, e quindi a una moratoria, di tutte le attività che si sviluppano all'interno delle 12 miglia di linea marina rispetto alla costa. All'interno di queste 12 miglia bisogna sospendere tutte le attività concessorie riguardanti la ricerca e l'estrazione di idrocarburi liquidi”. Si tratta, si legge nel documento, delle “nuove attività di coltivazione di idrocarburi liquidi”.
Nell'ordine del giorno, ha spiegato ancora il senatore, “chiediamo soprattutto un intervento maggiore e un maggiore coinvolgimento delle comunità, le quali avranno un loro ruolo, perché dovranno direttamente partecipare a tutti i processi e a tutti gli iter autorizzativi, intervenendo nella fase delicatissima della valutazione dell'impatto ambientale”.
Marinello riferisce ancora che nel documento, che riprende la risoluzione già approvata dalla Commissione, “abbiamo curato anche l'aspetto economico, con un aumento delle royalty che, rispetto alla quota attuale, possono essere aumentate fino al 50 per cento, tenendo presente i margini di produttività e di redditività degli impianti”.
In particolare, nel testo viene prevista la possibilità di “incrementare per le nuove concessioni di coltivazione le aliquote delle royalty fino al 50 per cento rispetto a quelle attualmente vigenti in funzione della produttività degli impianti, anche per individuare misure compensative a favore delle comunità rivierasche interessate”.
Per quanto riguarda le concessioni attuali, nel testo approvato in Aula si chiede di “operare una ricognizione e valutazione della disciplina in materia”, a partire da quanto previsto dall'articolo 6 comma 17 del decreto legislativo 152 del 2006, “nella parte in cui sono fatti salvi i procedimenti concessori di cui agli articoli 4, 6 e 9 della legge 9 del 1991 in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 29 giugno 2010, numero 128 e i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi, nonché l'efficacia dei titoli abilitativi già rilasciati alla medesima data, anche ai fini della esecuzione delle attività di ricerca, sviluppo e coltivazione da autorizzare nell'ambito dei titoli stessi, delle eventuali relative proroghe e dei procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi, nell'ambito di un disegno di legge di iniziativa governativa o parlamentare di riordino delle procedure autorizzative”.
Si impegna inoltre il Governo “a rivalutare il complesso delle autorizzazioni per la ricerca, le prospezioni e le perforazioni in mare, anche in considerazione della attuale applicazione del decreto del Ministro dello sviluppo economico del 27 dicembre 2012, che ha ampliato la zona marina C“.
Altri impegni riguardano il decommissioning delle piattaforme da avviare a dismissione e la soddisfazione delle richieste di risarcimento per danni ambientali nonché la partecipazione delle comunità locali e la promozione di strategie comuni con gli altri Paesi del Mediterraneo.
Su proposta del Governo è stato inserito anche l'impegno “ad effettuare una ricognizione dello stato di utilizzo degli impianti di produzione di idrocarburi in mare, prevedendo la progressiva e rapida dismissione di tutti gli impianti non più produttivi e programmando gli eventuali ulteriori sviluppi in modo tale da garantire che il numero complessivo delle piattaforme venga comunque progressivamente ridotto”. Chiesta infine anche “la sospensione delle attività in zone di elevato rischio sismico, vulcanico, tettonico”.
 

 

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