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​La raffineria Eni a Gela si è fermata. Altre in chiusura. In via definitiva?

where Caltanissetta when Lun, 14/07/2014 who michele

Il viceministro De Vincenti: “No ad allarmismi. L'azienda ha indicato che vuole investire in Sicilia”. I sindacati protestano. Durissimo Landini della Fiom

“Capisco le preoccupazioni del presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che trovano sensibile il Governo. Tuttavia, non c'è da fare allarmismi”. È quanto afferma il viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, al termine della riunione dedicata all'insediamento Eni di Gela. Oltre al governatore siciliana all'incontro ha preso parte una delegazione dell'Eni. De Vincenti ha precisato che nell'incontro Eni “ha dato indicazioni importanti circa l'intenzione di investire il Sicilia e nell'area di Gela. Proprio per questo ho invitato Eni a presentare quanto prima un vero e proprio piano industriale”.
Rotte a Roma le trattative fra i sindacati e l'Eni sul progetto industriale, che prevedeva anche la riorganizzazione generale degli organici. È l'esito dell'incontro fra i segretari generali di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, Emilio Miceli, Sergio Gigli, Paolo Pirani e il nuovo amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi.
Nel corso dell'incontro l'Eni ha denunciato gravi perdite nel settore della raffinazione a causa di un surplus europeo di 120 milioni di tonnellate di raffinato, comunicando ai sindacati di garantire la continuità operativa solo per la raffineria di Sannazzaro (Pavia) e della propria quota (50%) del sito di Milazzo. In discussione invece le cinque raffinerie di Gela, Taranto e la seconda fase di Porto Marghera, oltre al petrolchimico di Priolo, a Siracusa. Le prospettive più pesanti riguardano Gela, per la quale sarebbero revocati i 700 milioni di investimenti previsti lo scorso anno che avevano l'obiettivo di ammodernare gli impianti ed arrivare ad una produzione di diesel tale da poter garantire ancora i margini, oltre allo "stop" delle tre linee di produzione.
Dunque una situazione molto pesante: delusione e rabbia tra i lavoratori di Gela che hanno intensificato i picchetti, presidiando anche le vie di accesso allo stabilimento. Secondo i sindacati siciliani, che hanno chiesto un incontro urgente al governatore Rosario Crocetta, sarebbero a rischio più di 3500 posti di lavoro.
"A fabbrica chiusa - rincara la dose Emilio Miceli - non si può fare alcun progetto e non si può discutere. Chiederemo al Governo di convocare un tavolo urgente, perché se è vero che l'Eni perde sulla raffinazione per effetto anche dei suoi mancati investimenti nel settore, è altrettanto vero che l'Italia ha bisogno degli investimenti e della presenza industriale di Eni. Non possiamo assistere inerti - aggiunge Miceli - ad un grande gruppo che rischia di uscire dall'industria: ci batteremo fino in fondo perché ciò non avvenga!"
Infine Miceli, Gigli e Pirani hanno convocato per il prossimo 18 luglio il coordinamento nazionale unitario di categoria per stabilire le iniziative di lotta da intraprendere non solo nelle raffinerie ma in tutti gli stabilimenti produttivi di Eni.
È “inaccettabile la decisione dell'Eni di non riavviare la raffineria” di Gela, ferma dal 15 marzo. Lo dichiara Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, che aggiunge: “Nell'esprimere solidarietà e sostegno ai lavoratori che stanno presidiando la fabbrica, facciamo appello al Governo affinché intervenga. L'Esecutivo non può permettere un'ulteriore riduzione dell'occupazione nel Mezzogiorno”.
 
 

immagini
Raffineria Eni a Gela (Caltanissetta)
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