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Transizione energetica, l’Italia frenata dall’incertezza normativa

where Milano when Lun, 01/04/2019 who roberto

L’Italia è 29esima nell’Energy Transition Index del World Economic Forum. Bene accesso ed efficienza, male su norme

L’Italia, dal punto di vista energeticotransizione-energetica.jpg, ha una buona performance per l'accesso e la sostenibilità del sistema, ma è fortemente frenata dall’instabilità normativa. Per questo, nell’insieme, risultiamo meno pronti degli altri maggiori Paesi industrializzati a fare fronte ai nostri bisogni energetici futuri. È il quadro che emerge dalla quinta edizione dell’Energy Transition Index del World Economic Forum, che assegna all’Italia la 29esima posizione su 115 Paesi, con un miglioramento comunque rispetto al 35esimo posto dello scorso anno.
 
Il rapporto valuta come i Paesi riescano ad equilibrare sicurezza ed accesso all’energia con la sostenibilità ambientale e l’accessibilità dei prezzi, considerando sia l’attuale stato del sistema energetico sia il livello di prontezza strutturale ad adattarsi alle necessità future. Lo studio, che assegna il primo posto alla Svezia e l’ultimo ad Haiti, sottolinea che la transizione energetica non ha fatto progressi, o ne ha fatti pochi, negli ultimi cinque anni. A livello globale, il sistema energetico mostra prezzi meno accessibili, ed è anche meno sostenibile dal punto di vista ambientale. La quota di combustibili fossili quale fonte di energia primaria è rimasta all’81% negli ultimi 30 anni, le emissioni globali di CO2 sono stimate in aumento di oltre il 2% nel 2018, il livello più alto dal 2014, e il consumo di carbone è aumentato nel 2018, dopo essere diminuito per tre anni consecutivi. La situazione è allarmante, ammonisce il Wef, ricordando i tre anni trascorsi dallo storico accordo di Parigi sul clima e sottolineando l’evidenza che c’è poco tempo per evitare gravi danni ambientali. L’accesso all’energia, d’altro canto, è migliorato, tanto che la popolazione mondiale che vive senza elettricità per la prima volta è scesa sotto un miliardo.
 
La posizione raggiunta dall’Italia si compone a sua volta dal 20esimo posto per performance del sistema energetico e per la 36esima piazza per la prontezza alla transizione energetica. Andando più nel dettaglio dei vari sub-indici, la Penisola è al 20esimo posto nel parametro che misura l'accessibilità (tasso di elettrificazione) e per sicurezza delle fonti energetiche (il 100esimo posto per l’import è controbilanciato dall’ottavo per la diversificazione dell’import). L’Italia è poi 26esima per la ‘sostenibilità ambientale’. Non brilla, però, in materia di “crescita economica e sviluppo” (60esima) e ha una posizione alquanto arretrata (51esima) anche per ‘la regolamentazione e l’impegno politico’, frenata soprattutto dal 105esimo posto per la stabilità della normativa. L’Italia si ferma poi al 50esimo posto in materia di “istituzioni e governance”, dove pesa soprattutto il 75esimo posto per la ‘certezza del diritto’.
 
Sono le economie più piccole ad avere i voti migliori nell’indice, tanto che il Regno Unito è il solo Paese del G7 tra i primi 10. Alle spalle della Svezia, prima anche lo scorso anno, ci sono Svizzera, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Austria, Gb, Francia, Olanda e Islanda. La Germania è 17esima e il Giappone 18esimo. Come sottolinea lo studio, i 10 Paesi meglio posizionati dal punto di vista della prontezza alla transizione energetica nel loro insieme non vanno oltre il 2,6% del Pil mondiale. I colossi dell’economia, come gli Usa (27esimi) e soprattutto la Cina (82esima), l’India (76esima) e la Russia (79esima) sono in posizioni più arretrate. Anche se, nota il rapporto, Cina e India mostrano una maggiore prontezza alla futura transizione energetica (45esima e 61esima rispettivamente) rispetto all’attuale performance dei loro sistemi energetici (97esima e 86esima).

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