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​Trivelle. Sì e no. Il gelo fra Cinque Stelle (no) e Lega (sì)

where Roma when Lun, 21/01/2019 who redazione

La sottosegretaria all’Ambiente Vannia Gava incontra le aziende e dice: “Lo stop non è attuabile”, il ministro Costa replica: “Meno fossili”. I costi secondo i petrolieri

costa-ministro-ambiente.jpg"Ho ascoltato le aziende e le loro preoccupazioni, che sono anche le mie, per le possibili conseguenze dell'emendamento proposto al decreto semplificazioni, attraverso il quale si vorrebbe vietare lo svolgimento di tutte le trivellazioni in mare, incluse quelle già autorizzate. La posizione che ho già espresso pubblicamente è di forte contrarietà a questa impostazione, per una lunga serie di motivi". È quanto si legge in una nota di Vannia Gava, sottosegretario all'ambiente, che ha incontrato al Senato i rappresentanti di alcune aziende che si occupano dell'approvvigionamento energetico nel mare.

"Bloccare questo comparto porterebbe con sé dei gravi problemi di approvvigionamento di energia per un Paese come il nostro, che dipende dall'estero per il 90%, contro una media europea del 54%. Fermare questo comparto metterebbe poi in crisi moltissime aziende, con la conseguente perdita di posti di lavoro, altro aspetto inaccettabile. Infine, ma certo non ultimo, revocare autorizzazioni già concesse, che hanno già ottenuto i permessi previsti, significherebbe certificare che in Italia è impossibile investire, perché anche autorizzazioni già sancite possono essere messe in discussione da un giorno all'altro".

Secondo Gava, "la politica energetica di un paese è un tema importante e fondamentale, che non va affrontata a colpi di emendamenti ma in modo ampio, organico e con il coraggio di guardare avanti, tenendo i piedi ben piantati nel presente, sapendo che dell'energia abbiamo bisogno e che con i soli no non si va da nessuna parte, mentre questo paese ha bisogno di andare avanti".

Portas del Pd - "Basta parole. La Lega dica si alla Tav, alle trivelle, sì allo sviluppo. E soprattutto convinca anche i M5s, subito". Lo afferma il leader dei Moderati Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd.

Matteo Renzi - Dice il senatore ed ex premier Matteo Renzi a Radio Radicale: "Non so cosa faranno. Non so di cosa discuteranno. Oggi siamo di fronte a uno scenario di piccinerie e di piccoli ricattini. Siamo tornati ai tempi della Prima Repubblica".

I Verdi - "Con lo stop della Lega all'emendamento trivelle presentato dal M5S al Senato, e non dal governo come promesso da Di Maio e Costa, posso dire che chi aveva promesso il blocco delle trivellazioni sono dei veri e propri fanfaroni. La vicenda kafkiana delle trivelle nel mar Ionio prosegue e in un governo che possegga i minimi requisiti di serietà quando più esponenti di governo annunciano un emendamento che avrebbe bloccato le trivelle con tanto di articolo sui siti ministeriali, si suppone che lo abbiano fatto a nome del governo e che quindi sarebbe stata scontata la sua approvazione: invece no!".

Rifondazione - "Anche sulle trivelle si ripete il solito copione di Tap e Tav in Val di Susa", dice Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. "Il PD sostiene la posizione di Salvini, che è la posizione del PD. Salvini è il garante dei poteri forti e del proseguimento delle politiche degli ultimi 25 anni. Si era schierato a favore del sì al referendum no triv, ma solo strumentalmente".

Sergio Costa - Afferma il ministro dell'ambiente Sergio Costa: "Dico no alle trivelle e sì a qualcosa di alternativo, come le energie rinnovabili. Ripeto, sono l'uomo del sì sostenibile. Spero di convincere Salvini, altrimenti si va contro il contratto di governo, dov'è scritto nero su bianco che non vogliamo le trivelle perché vogliamo defossilizzare l'Italia".
(Nota per i lettori: la versione ufficiale del Contratto di Governo non parla di no alle trivelle, ma solo, in termini più generici, dell'obiettivo di defossilizzazione e decarbonzzazione del Paese. Chi volesse consultarlo può rileggerlo qui: www.ansa.it. Invece la frase detta dal ministro è contenuta, tal quale, nel prontuario di istruzioni che il Movimento Cinque Stelle ha assegnato ai suoi esponenti. Chi volesse consultare le istruzioni può leggerle qui: www.tpi.it).

Greenpeace - Greenpeace Italia chiede una norma che vieti per sempre l'uso degli airgun nei nostri mari. “Un provvedimento necessario per la tutela dell'ecosistema marino e per fermare ogni nuova attività di estrazione offshore di idrocarburi, come già fatto dalla Francia”. L'organizzazione ambientalista ricorda che senza airgun sarebbe praticamente impossibile effettuare attività di prospezione e ricerca idrocarburi in mare.

Assomineraria - Secondo le compagnie petrolifere aderenti all’Assomineraria, “le misure prospettate nello schema di emendamento impongono una moratoria sulle attività upstream, subordinando le procedure di rilascio dei titoli minerari alla definizione di un Piano delle aree idonee allo svolgimento delle attività. Inoltre, la misura dispone un significativo aumento dei canoni: circa 35 volte rispetto ai valori attuali. L'emendamento, infine, mira anche a sopprimere il riconoscimento delle attività upstream come attività di interesse strategico nazionale e di pubblica utilità, come attualmente disposto dall'art. 38 del DL 133/2014”.

Aggiungono i petrolieri di Assomineraria che “l'attuale formulazione dell'emendamento comporterà effetti molto negativi sul settore upstream:
 

  • Importante contrazione delle attività. A causa dell'aumento dei canoni verrebbe meno la redditività minima per molte delle attività in corso e programmate, determinando una diminuzione dei canoni effettivamente percepiti, minori royalties e imposte che si traducono in una significativa riduzione di gettito per lo Stato.
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  • Minori investimenti per oltre 400 milioni di euro e conseguente diminuzione delle entrate per le casse dello Stato (tra tasse, contributi e royalties) per circa 110 milioni di euro per anno. Estendendo i vincoli introdotti dall'emendamento anche alle concessioni, nei prossimi anni verrebbero a mancare investimenti per circa 2 miliardi di euro e si registrerebbe una diminuzione delle entrate per le casse dello Stato per circa 500 milioni per anno.
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  • Perdita di posti di lavoro, in un settore che occupa nei soli siti operativi circa 20.000 addetti fra diretto e indotto. Soltanto in Emilia-Romagna lavorano più di diecimila operatori riconducibili all'industria upstream e sono presenti quasi mille aziende che generano un indotto che supera i centomila lavoratori.
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  • Impatto negativo sulla bilancia commerciale dello Stato a seguito della riduzione della produzione nazionale di idrocarburi a favore delle importazioni dall'estero. A tale proposito nel 2018 la fattura energetica per l'Italia è stata di circa 40 miliardi di euro. Nello stesso anno, la produzione domestica ha contribuito al miglioramento della bilancia commerciale con un risparmio complessivo sulla bolletta energetica di circa 3,1 miliardi di euro che andrebbero in gran parte perduti nel momento in cui venisse approvato l'emendamento.
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  • Aumento della dipendenza energetica dall'estero e minore sicurezza degli approvvigionamenti. Per soddisfare il proprio fabbisogno domestico l'Italia importa dai mercati esteri una quota di energia pari a circa il 75% (per gli idrocarburi si raggiunge il 90%), una dipendenza energetica molto superiore alla media dei Paesi europei, che si attesta intorno al 54%.
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  • ​​Maggior impatto ambientale: per importare il gas dall'estero è necessario bruciarne una percentuale importante per poterlo comprimere e trasportare, con il conseguente aumento delle emissioni del 25% circa rispetto al gas prodotto in Italia”.

Cliccando qui puoi vedere l'intervento della sottosegretaria Vannia Gava.

 
 

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