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​Il trust di Paolo Scaroni entra nell’inchiesta Eni-Saipem sulle tangenti in Algeria

where Milano when Mar, 30/09/2014 who michele

Al momento del rimpatrio in Italia della maggior parte dei fondi del trust di Scaroni, il suo valore era di circa 13 milioni di euro e oltre 11 milioni furono scudati (al lordo dell'imposta del 5%) con lo scudo fiscale Ter

Spunta il Paolo Scaroni Trust nell'inchiesta della procura di Milano sul presunto pagamento da parte di Saipem di tangenti per 198 milioni di euro in Algeria al ministro algerino dell'energia Chekib Khelil e al suo entourage, per ottenere otto grandi appalti petroliferi del valore complessivo di 11 miliardi di euro. I pm titolari del fascicolo hanno avviato accertamenti sul trust che vede come beneficiario l'ex ad dell'Eni, Paolo Scaroni, la moglie e i loro discendenti, in particolare con una rogatoria in Svizzera. L'intento dei magistrati è capire l'origine di tutti i flussi di denaro in entrata del trust, per verificare se sia tutto di provenienza lecita.
Stando a quanto appreso, nell'ambito della stessa inchiesta, oltre alla rogatoria in Svizzera riguardante il Paolo Scaroni Trust, i magistrati Fabio De Pasquale e Isidoro Palma hanno avviato rogatorie anche in Lussemburgo, Abu Dhabi, Algeria, Francia, Hong Kong, Singapore e quella considerata più importante ai fini dell'inchiesta, in Libano. L'obiettivo è ricostruire tutti gli spostamenti del denaro pagato da Saipem alla Pearl Partners, basata a Hong Kong e controllata da Farid Bedjaoui, uomo di fiducia del ministro Khelil e intermediario tra gli algerini e i manager Saipem. In questa inchiesta, oltre a Scaroni, sono indagati per corruzione internazionale l'ex amministratore delegato di Saipem Franco Tali, l'ex direttore operativo Pietro Varone, l'allora direttore finanziario Alessandro Bernini, l'allora direttore generale per l'Algeria Tullio Orsi e quello che all'epoca dei fatti era responsabile Eni per il Nordafrica Antonio Vella. Uno dei sospetti dei pm milanesi è che una parte della presunta maxi tangente pagata in Algeria sia poi rientrata in Italia per andare ai manager del gruppo petrolifero.
Per quanto riguarda il Paolo Scaroni Trust, stando agli atti dell'assemblea degli azionisti 2013 di Eni, risulta costituito nel 1996, contestualmente al trasferimento di Scaroni in Gran Bretagna per ricoprire la carica di amministratore delegato della Pilkington. Secondo l'ex numero uno del cane a sei zampe, il trust è servito per amministrare e raccogliere quanto guadagnato all'estero. Di sicuro, agli atti dell'inchiesta della procura di Milano c'è che - come risulta da documentazione della Banca d'Italia che ha ispezionato la Camperio Sim, di cui il trust era cliente - al momento del rimpatrio in Italia della maggior parte dei fondi del trust, il suo valore era di circa 13 milioni di euro e che oltre 11 milioni furono scudati (al lordo dell'imposta del 5%) con lo scudo fiscale ter. La maggior parte degli 11 milioni scudati sono stati poi reinvestiti nella Immobiliare Cortina srl, che al momento dell'ispezione di Palazzo Koch risulta al 100% di Paolo Scaroni.
Il trust fu costituito quindi nella seconda metà degli anni Novanta con sede nell'isola Guernsey, una delle isole della Manica e aveva un trustee con sede nella stessa località. Il compito di trustee nel 2006 passò a un altro soggetto, con sede negli Stati Uniti, fino ad arrivare all'attuale situazione per cui il Paolo Scaroni Trust ha due trustee, uno è la Camperio Legal and Fiduciary Service con sede in Virginia negli Stati Uniti e uno è la Severgnini Family Office con sede a Milano in via Camperio. Il trust risulta avere anche due protector: Rolando Benedick e Oreste Severgnini. Per quanto riguarda i beneficiari, come già detto, sono Paolo Scaroni, la moglie e i loro discendenti. Tornando agli atti dell'assemblea 2013 di Eni, in quella occasione, rispondendo alla domanda di un azionista, si specifica che “il Trust non ha mantenuto alcun collegamento con l'isola di Guernsey salvo la legge applicabile, in accordo con la convenzione dell'Aja” e che “data la presenza del co-trustee italiano, il Paolo Scaroni Trust è fiscalmente totalmente residente in Italia e adempie a tutti i relativi obblighi fiscali e dichiarativi in totale trasparenza”. All'esame dei magistrati milanesi, in ogni caso, non c'è l'attività del trust, ma i flussi di denaro in entrata per capire, come già spiegato, se effettivamente si tratta di quanto guadagnato da Scaroni nel suo periodo di lavoro fuori dall'Italia.
 
 

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Ex amministratore delegato Eni
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