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​Sempre più biologica la colazione degli italiani: il cambiamento è inarrestabile

where Bologna when Gio, 17/01/2019 who redazione

A rivelarlo è AssoBio su dati Nomisma relativi al mercato del bio in Italia, presentati in occasione di Marca 2019. Tra le principali ragioni di scelta dei prodotti bio, l’origine italiana delle materie prime

Il buongiorno si vede dal mattino. Ne sono convinti i consumatori italiani che nel 2018 hanno speso di più per i prodotti biologici - coltivati senza sostanze chimiche di sintesi e trasformati senza ricorrere a inutili additivi - da destinare alla prima colazione. Una scelta consapevole e informata, che rispecchia la tendenza alimentare del Paese: le vendite dell’intero comparto bio superano infatti i 3,5 miliardi di euro, con una crescita dell’8%. In questo quadro, l’attenzione a consumare una prima colazione sempre più improntata al benessere si legge anche nella top ten dei prodotti bio più venduti, con categorie molto rappresentate e al di sopra della media del food&beverage: 1) uova; 2) confetture; 3) gallette di cereali soffiati; 4) bevande sostitutive del latte; 5) latte fresco; 6) pasta di semola; 7) olio evo; 8) yogurt intero; 9) verdura IV gamma; 10) biscotti.
Tutti i numeri del mercato italiano del bio saranno presentati a Marca, il Salone Internazionale sui prodotti a Marca del Distributore, nell’ambito del convegno “Tutti assieme appassionatamente. Come gestire una linea biologica e vivere felici” nella Gallery Padiglioni 25-26 della Fiera dall’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici AssoBio sui dati rilevati da Nomisma.

I numeri del mercato BIO Italia 2018
colazione-bio.jpgLe rilevazioni di Nomisma incrociano i dati delle vendite realizzate nella grande distribuzione e nel canale specializzato (di cui si conferma l’assoluto rilievo, anche se lo studio è prevalentemente dedicato alla Gdo) in tutta Italia e forniscono un quadro esaustivo della costante crescita del settore biologico (profilo degli acquirenti, ripartizione geografica, peso delle aree merceologiche, prodotti più venduti e in più forte sviluppo), evidenziando come i trend di acquisto riflettono un cambiamento delle abitudini dei consumatori.
“I nuovi dati confermano una volta di più che non si tratta di una moda, ma che la scelta bio si sta consolidando in maniera consapevole a livello internazionale. Un fenomeno che sta prendendo piede sempre di più in Italia, in tutta Europa, ma anche ovunque nel mondo, basti pensare alle performance delle nostre aziende in paesi come gli USA, la Cina e il Giappone - dichiara Roberto Zanoni, presidente di AssoBio - . L'interesse del consumatore nei confronti di prodotti naturali, semplici e a basso impatto ambientale si rivela un'esigenza diffusa. E il disegno di legge sul biologico, approvato a grande maggioranza alla Camera e ora in discussione al Senato, una volta approvato ci consentirà di rafforzare ulteriormente un settore che ci vede leader a livello mondiale”.

La fiducia sempre maggiore per il biologico da parte degli italiani è sottolineata dal continuo incremento degli acquisiti; quelli nella grande distribuzione rappresentano circa il 45% del totale, con un tasso di crescita del 14%. A rimanere trainanti sono supermercati e ipermercati, dove chi acquista bio lo fa per comodità (33%), convenienza (13%) e assortimento (12%).
Lo studio mette in evidenza che anche in questo settore la marca del distributore (Mdd) costituisce ormai un vero e proprio brand, rappresentando da sola il 41% delle vendite nella Gdo (+11%).
Dai dati si evince inoltre una progressiva attenzione nei confronti di un’alimentazione non solo sana ma anche eco-sostenibile: il 52% acquista biologico alla ricerca di maggiori benefici sulla salute o per consiglio del medico, il 47% ritiene che il marchio bio sia garanzia di maggiore sicurezza e qualità dei prodotti, il 26% motiva l’acquisto con l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Contano poi l’origine italiana delle materie prime (58%), la qualità degli ingredienti (54%) e il metodo di produzione (46%) nel suo complesso.

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