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Col riciclo 72 miliardi di risparmi. L’analisi dell’Eurispes

where Roma when Lun, 26/11/2012 who roberto

L’economia ha bisogno del riciclo, ma serve una nuova normativa. Presentata la ricerca nella quale si ipotizzano 400mila nuovi posti di lavoro: una cifra dieci volte superiore a quella prodotta da discariche e incenerimento

Il riciclo è la via maestra per rilanciare l'economia, ma per avviare l'economia circolare che parte dal rifiuto serve una nuova normativa. A questa conclusione giunge la ricerca presentata al convegno “Plastica e riciclo di materiali: un'altra via è possibile”, promosso da Eurispes e Federazione Green Economy, in collaborazione con il Consorzio PolieCo.
Secondo la Commissione europea, se i 27 paesi dell'Unione si adeguassero alle normative comunitarie su riutilizzo e riciclaggio, si potrebbero risparmiare 72 miliardi l'anno e creare 400mila posti di lavoro entro il 2020.
L'Italia invece, seguendo la politica delle discariche e dell'incenerimento, rischia di essere invasa di immondizia e di perdere i finanziamenti europei, mentre spende enormemente per far smaltire i rifiuti altrove, cedendo alla Cina quella che è ormai considerata una risorsa. “Non attuando una corretta gestione del ciclo, l'Italia esporta ricchezza - ha fatto notare il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara.  “Inviamo in Cina masse di materiale da riciclo, con costi enormi, e poi riacquistiamo dalla stessa oggetti prodotti con quello stesso materiale senza alcuna garanzia di qualità. Il riciclo in casa nostra è la via maestra per rilanciare l'economia, prevenire lo spreco di materiali, ridurre il consumo di materie prime e di energia”. “Recuperare i materiali - ha sottolineato Enrico Bobbio, presidente del Consorzio PolieCo - consente una crescita occupazionale superiore di quasi 10 volte a quella prodotta dalle discariche od all'incenerimento”. Invece, ogni anno in Italia una quantità enorme di rifiuti, circa 26 milioni di tonnellate, viene diretta al mercato dell'esportazione clandestina. Nello stesso tempo gli impianti di riciclaggio italiani sono sottoutilizzati: per lavorare a regime avrebbero bisogno di almeno il 25% di materiale plastico in più. Il riciclo - sostiene l'Eurispes - è il migliore strumento di separazione e recupero dei materiali. Ma i rifiuti devono essere progettati per il riuso, in modo da tornare allo status di fine vita risorse, rientrare nel ciclo produttivo per la realizzazione di nuovi prodotti. Alla base di questa logica c'è, quindi, una concezione di “economia circolare” in grado di minimizzare gli sprechi ed ottimizzare i rifiuti all'interno di un unico flusso continuo: quello delle risorse. Bisogna quindi invertire il sistema: fino ad oggi i profitti sono finiti nelle tasche di riciclatori e trasformatori, soprattutto dei paesi orientali, mentre i produttori europei hanno speso di più attingendo a materie prime vergini. Inoltre, l'Europa e l'Italia hanno subito un danno ambientale originato dal depauperamento delle risorse. Occorre cambiare filosofia e avviare una 'rivoluzione', con un approccio a chilometro zero. La strada tracciata dall'Eurispes parte con la raccolta e la separazione dei materiali plastici, prosegue con la predilezione della raccolta monomateriale; prevede la garanzia di standard di qualità uniformi e la creazione di sinergie industriali e di joint venture tra operatori ed istituzioni scientifiche; infine, contempla una politica di investimenti e misure economiche per favorire i prodotti riciclati.

 

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