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​Rifiuti: con la raccolta dell’umido in tutti i Comuni italiani, in atmosfera 8 milioni di CO2 in meno

where Roma when Mar, 26/05/2015 who michele

La raccolta della frazione organica aumenta del 10% all’anno ma mancano impianti di compostaggio. I dati nel nuovo numero di Materia Rinnovabile, rivista dell’economia circolare

Se la raccolta differenziata della frazione organica venisse estesa a tutti i Comuni italiani la quantità di materiale raccolto potrebbe determinare una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera pari a 7,7 milioni di tonnellate e apportare un materiarinnovabile03.jpgbeneficio economico quantificabile in 12 milioni di euro, aumentando gli occupati del settore di circa mille unità. Il dato, elaborato dalla SDA Bocconi, viene rilanciato da Materia Rinnovabile, la prima rivista internazionale dedicata all’economia circolare e alla bioeconomia pubblicata da Edizioni Ambiente, che nel nuovo numero dedica ampio spazio al tema della raccolta differenziata dell’umido e, più in generale, ai potenziali economici derivanti dall’utilizzo delle biomasse.

Siamo tra i più virtuosi - L’Italia si distingue tra le nazioni europee più virtuose per quanto riguarda la parte umida della raccolta differenziata, anche se riguarda per il momento solo 4.200 centri abitati, ovvero poco più della metà dei circa 8.000 comuni italiani. Con una percentuale di raccolta che negli ultimi dieci anni è aumentata in media del 10%, lo scarto organico è oggi la principale componente dei rifiuti urbani differenziati. Secondo gli ultimi dati del Cic - Consorzio italiano Compostatori, la raccolta su scala nazionale si attesta al 42% del totale dei rifiuti organici, ovvero 5,2 tonnellate tra umido e verde su un totale di 12,5 milioni di tonnellate di rifiuti differenziati (di cui 3 milioni di tonnellate di carta e 1,6 di vetro). In media, per ogni italiano vengono raccolti 86 chili di rifiuti organici all’anno con punte che, al nord, arrivano a 108 chili. Se, in termini assoluti, siamo al di sotto di altre nazioni come la Germania, analizzando la qualità della raccolta si possono evidenziare risultati non scontati. Nel rifiuto secco italiano, ad esempio, abbiamo un residuo organico non superiore al 15% mentre in Germania questa percentuale è addirittura del 30%.

Ma si può fare di più e meglio -  Se la raccolta dell’umido fosse diffusa su tutto il territorio nazionale, spiega ancora il rapporto del Cic, si potrebbero ottenere circa 8-9 milioni di tonnellate di scarto da cucina. Materiale da trasformare in compost o, ad esempio, in biogas. In quest’ultimo caso si potrebbero ottenere 450 milioni di metri cubi di biocarburante di seconda generazione che potrebbe essere utilizzato, ad esempio, per alimentare la flotta dei mezzi dedicati alla raccolta dei rifiuti. Già oggi, se tutta la quota di umido della raccolta differenziata si trasformasse in biometano attraverso impianti di digestione anaerobica, si potrebbe alimentare l’80% della flotta dei mezzi. Sarebbe la chiusura del cerchio: un’applicazione concreta di economia circolare, con evidenti benefici economici e ambientali.

Mancano impianti di compostaggio - Al momento il principale ostacolo ad un significativo aumento nella raccolta e trattamento dei rifiuti organici è costituito dalla mancanza di impianti di compostaggio e digestione anaerobica. Sono rispettivamente 240 e 43 su tutto il territorio nazionale, ma ne servirebbero altri 75. Nel giro di un anno si potrebbe arrivare a 6/7 milioni di tonnellate di umido trattato (quindi avviato a compostaggio o riconversione energetica), a fronte dei 4,6 milioni di tonnellate attuali. La mancanza di impianti comporta un ingente danno economico: secondo l’Osservatorio sui costi del non fare, struttura partecipata da Trenitalia, Acea, Enel, Gruppo Hera, Assolombarda, FederUtility e Terna, la mancata realizzazione di infrastrutture per il compostaggio, in un arco temporale 2009-2024, comporterebbe un costo per la collettività di circa 3,3 miliardi di euro.

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