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I big delle rinnovabili lanciano allarme in Europa: “Servono obiettivi più ambiziosi”

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 17/02/2014 who redazione

Gli amministratori delegati di Erg Renew, Alstom, Acciona, Enercon, Res Med, Vestas chiedono target nazionali obbligatori al 30%, in rappresentanza di una cordata che conta 91 compagnie europee in occasione del vertice 2030 EuropeBusiness

Le energie rinnovabili con un target 2030 ambizioso e obbligatorio a livello nazionale potrebbero fornire 570.000 posti di lavoro in più e far risparmiare 260 miliardi di euro di importazione di carburanti fossili. Dati alla mano, il mondo delle rinnovabili ha chiesto a Bruxelles di correre ai ripari, dopo la proposta fatta dalla Commissione europea che fissa al 27% il tetto per le energie verdi per l'Unione europea, senza prevedere soglie obbligatorie per gli stati membri.
Servono obiettivi più ambiziosi e target nazionali obbligatori al 30%, hanno sostenuto gli amministratori delegati di Erg Renew, Alstom, Acciona, Enercon, Res Med, Vestas, in rappresentanza di una cordata che conta 91 compagnie europee in occasione del vertice 2030 EuropeBusiness.
C'è bisogno di un quadro legislativo chiaro, sicuro e trasparente perchè l'industria europea scommetta sulle rinnovabili, un settore che richiede investimenti sul lungo periodo. L'instabilità che si è creata con la retromarcia di alcuni Paesi, che hanno rinegoziato o abolito incentivi già previsti, non spinge ad investire in Europa. Il vecchio continente, pioniere nella politica per le rinnovabili, ora tentenna, e le industrie già guardano ad altri mercati più sicuri.
Il ceo di Alstom ha per esempio spiegato che la sua azienda ha già una partnership con la Cina, dove verrà costruita la maggior parte di impianti per lo stoccaggio del carbonio (CCS). Gli incentivi sono ancora necessari per attraversare la fase di transizione che terminerà nel 2030, poi potranno andare a calare verso il 2050. Dovranno essere obbligatori a livello nazionale, per permettere uno sviluppo in tutti i paesi europei. L'esperienza insegna, infatti, che il mercato delle rinnovabili non è rimasto bloccato solo nei paesi con vocazione “verde”, ma si è esteso all'intera Europa proprio dopo l'approvazione delle direttiva Ue 20-20-20. E ancora, il taglio di incentivi e l'aria che si respira hanno già fatto crollare il mercato spagnolo, quello portoghese, quello italiano, facendo intravedere cosa potrà succedere in futuro, ha sottolineato l'amministratore delegato di Res Med.

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