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Concorrenza cinese: scontro tra Ifi e Enerpoint

where Milano when Lun, 03/12/2012 who roberto

Per Paolo Rocco Viscontini, ad di Enerpoint, il mercato libero ha reso l’energia solare più accessibile nell’obiettivo della grid parity. Cremonesi (Ifi): “Nell’ultimo anno 30 produttori europei di celle e moduli fotovoltaici sono stati costretti a chiudere i loro stabilimenti”

“Mercati aperti e libero commercio hanno reso l'energia solare più accessibile”. La presa di posizione di Paolo Rocco Viscontini - ad di Enerpoint, figura autorevole del settore nazionale, ma anche affiliato di Afase, l’associazione dei produttori cinesi di moduli fotovoltaici - ha aperto, di fatto, un nuovo ed inedito scontro, che ora si allarga alle imprese italiane, sulla questione della concorrenza sleale.
In occasione della visita in Cina del ministro Corrado Passera, a nessuno dei produttori del made in Italy solare è sfuggita la dichiarazione dell’importante distributore lombardo a sostegno delle tesi cinesi. Per Viscontini  “le nuove tariffe costituirebbero una battuta d'arresto per il raggiungimento della grid-parity, con un’influenza nettamente negativa sulla domanda di energia solare e sulla creazione di nuovi posti di lavoro nel settore del fotovoltaico in Italia.”
La pronta replica è di Alessandro Cremonesi, del comitato IFI. “Viscontini, consigliere di un’Associazione di settore che rappresenta una parte delle imprese nazionali del fotovoltaico, nonché amministratore di un’azienda distributrice - tra le maggiori importatrici nazionali di moduli cinesi - dovrebbe conoscere bene quale situazione si è delineata nel mercato italiano attraverso l’uso di pratiche di dumping attuate da aziende cinesi. Oltre il 70% delle installazioni realizzate sul territorio nazionale sono state chiuse a favore di quelle cinesi, danneggiando gravemente la competitività dell’industria nazionale, che si è trovata in un mercato viziato dall’effetto dumping e costretta quindi a produrre per due anni al di sotto della metà della propria capacità produttiva”. “Nel caso in cui la Commissione dovesse confermare l’esistenza di pratiche illegittime da parte dei produttori/importatori cinesi - continua Alessandro Cremonesi - è falso e demagogico affermare che oggi siano a rischio oltre 30.000 posti di lavoro in Europa. Ed è altresì inaccettabile farsi scudo dei lavoratori per tutelare interessi di business personalistici. Per trasparenza e onestà di informazione, lo stesso portavoce che afferma questo dovrebbe aggiungere che almeno 30 produttori europei e italiani di celle e moduli fotovoltaici nell’ultimo anno sono stati costretti a chiudere i loro stabilimenti, con perdite di migliaia di posti di lavoro, a causa di tale illegittimo comportamento, facendo di fatto scomparire l’industria del fotovoltaico dall’Europa.”