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In Italia 12 milioni di tonnellate all'anno di scarti agroindustriali

where Cremona when Mar, 05/02/2013 who redazione

Si prestano a utilizzi nel settore farmaceutico, cosmetico e alimentare - Il tema sarà sviluppato nella terza edizione di Food BioEnergy, in programma a Cremona nell'ambito di BioEnergy Italy, il Salone delle fonti rinnovabili di energia (28 febbraio-2 marzo)

"In Italia, ogni anno, si producono una media di 12milioni di tonnellate di scarti agroindustriali. Solo la frazione organica arriva a 9 milioni. Il loro riutilizzo, che li colloca nella categoria dei sottoprodotti e non dei rifiuti, deve essere visto come un valore aggiunto di notevole interesse”. Così Fabrizio Adani, responsabile scientifico del Gruppo Ricicla, Di.Pro.Ve (Dipartimento produzione vegetale, facoltà di Agraria) dell’Università di Milano, che il prossimo 28 febbraio, nell’ambito del ricco calendario convegnistico organizzato per la terza edizione di Bioenergy Italy, figurerà tra i relatori al terzo Food Bioenergy dal titolo “L’utilizzo degli scarti della lavorazione agroindustriale per fini energetici, per la produzione di nuove materie prime e/o di ingredienti”.
“Allo stato attuale – spiega il docente universitario – non esiste un mercato consolidato per il riutilizzo di questi scarti. Esistono però aziende che stanno lavorando, con notevole lungimiranza, per perfezionare un’attività di recupero finalizzata a ottenere molecole ad alto valore aggiunto. Un’attività che, senza ombra di dubbio, può tradursi in un’interessante opportunità di supporto al reddito sia per il mondo agroindustriale che agricolo”.
Oggi questo tipo di scarti viene per lo più convogliata nella produzione di biogas e/o in quella del compost da distribuire sui terreni come ammendante organico. “Grazie agli studi condotti e alle innovative tecnologie oggi disponibili – prosegue Adani – è possibile estrarre molecole ad elevato valore aggiunto come polifenoli, carboidrati, omega 3, omega 6, pigmenti che possono essere utilizzati nella produzione alimentare, farmaceutica, cosmetica a cui questo mercato di riferimento guarda con sempre maggiore interesse”.
Un mercato che il ricercatore universitario definisce “ricco”, destinato a diventare un business di grandi dimensioni “perché il mondo sta andando verso la bioeconomy. E il riutilizzo degli scarti industriali si inserisce a pieno titolo in questa prospettiva”.
Tanto per citarne alcuni, nell’elenco degli scarti agroindustriali vanno menzionate tra gli altri le buccette di pomodoro, il pastazzo d’agrume, le vinacce, gli scarti derivanti dall’olivicoltura, le acque di vegetazione. “Se fino a poco tempo fa chi si occupava di scarti lo faceva solo pensando di trattare dei semplici rifiuti, e quindi l’obiettivo era quello di disfarsene, pur nel rispetto delle normative vigenti – conclude Adani – oggi la prospettiva sta cambiando e la finalità diventa quella di valorizzarli al meglio”.

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