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​È uscito il nuovo numero di Elementi. Mucchetti: “per tagliare le bollette bisogna incidere su interessi rilevanti”

where Roma when Lun, 14/04/2014 who michele

Così il presidente della Commissione Industria del Senato, in un suo intervento nell'ultimo numero di Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici, da pochi giorni è pubblicato anche sul sito www.gse.it

“Per tagliare la bolletta dobbiamo incidere su rilevanti interessi, ciascuno dei quali non privo di una propria ragion d'essere e tutti legati a constituency elettorali più o meno grandi”. Così Massimo Mucchetti, Presidente della Commissione Industria del Senato, in un suo intervento che compare nell'ultimo numero di Elementi, periodico del Gestore dei Servizi Energetici, che da pochi giorni è visibile sul sito www.gse.it.
Mucchetti ha affermato che “i sussidi alle rinnovabili, sostanzialmente doppi rispetto a quelli tedeschi, hanno ricevuto consensi generali senza che alcun partigiano dei pannelli si fermasse un attimo a paragonare l'onere complessivo delle FER per i cittadini al costo dello Stato imprenditore. Avrebbe scoperto che il fotovoltaico costa di più, a moneta costante, di quanto sia mai stato erogato alle Partecipazioni statali in settant'anni di storia”.
Quanto al “Destinazione Italia”, Mucchetti dichiara di nutrire per esso delle riserve di natura operativa. “Ad esempio l'opzione offerta ai produttori di elettricità da FER, di allungare il periodo di incentivazione di sette anni a fronte di una proporzionale riduzione dell'incentivo annuale, temo renda poco: molti produttori, che hanno finanziato l'investimento con mutui tarati sulla precedente durata dell'incentivo, avranno difficoltà a rinegoziare i loro rapporti bancari”. In alternativa, sostiene,”si potrebbe ragionare sull'acquisizione di una quota degli incentivi residui da parte di un veicolo pubblico, posto fuori dal perimetro Eurostat, attraverso aste trasparenti sulla base di prezzi scontati per tempo e rischio. Il veicolo potrebbe finanziarsi emettendo obbligazioni di durata analoga, a interessi decisamente inferiori allo sconto ottenuto sul prezzo. Il delta sarebbe un guadagno pubblico da trasferirsi ai consumatori riducendo l'imposizione fiscale e parafiscale in bolletta”.
Altro intervento importante su Elementi è quello di Dirk Forrister, Presidente e Ad di International Emission Trading Association (IETA), secondo il quale “per affrontare i problemi che limitano la funzionalità del sistema EU ETS, occorre partire dalla centralità dell'EU ETS nel quadro delle policy europee ed integrare gli obiettivi per rinnovabili ed efficienza energetica con il prezzo della CO2”. Sulla riduzione delle emissioni di CO2 del 40%, Forrister ha detto che questo è “un segnale sufficiente per la comunità internazionale. IETA è impegnata nell'obiettivo UE di decarbonizzazione dell'economia nel lungo termine (meno 80/95% entro il 2050). “È incoraggiante vedere un obiettivo al 2030 per le emissioni, vincolante a livello europeo e coerente con il target al 2050. Il livello esatto del target sarà oggetto di negoziato a livello politico, ma è importante raggiungere presto un accordo, per assicurare prevedibilità agli investimenti”. Leonardo Licitra, Vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, sostiene che per la lotta ai cambiamenti climatici non servono impegni vincolanti “anche alla luce dell'alto costo sociale sostenuto per raggiungere obiettivi che sembravano facilmente attuabili”. In tema di sviluppo delle rinnovabili, Licitra afferma che “è stato superato il target previsto dal Piano Nazionale 2020 (pari a 98,8 TWh), raggiungendo nel 2013 un livello prossimo al 35%. Accanto all'energia prodotta e dispacciata attraverso i meccanismi di merito economico della borsa elettrica, il quantitativo di energia elettrica incentivata immessa con priorità di accesso nella rete impatta notevolmente sul mercato e sul dispacciamento. Si creano così situazioni paradossali dove per lunghi periodi della giornata prolungate mancanze di indicazioni dei prezzi di sbilanciamento comportano una inevitabile socializzazione dei costi conseguenti, passati da 3 euro/MWh del 2009 a 7,5 Euro/MWh nel 2013”.
Gilberto Callera, Presidente Wec Italia, parlando della sostenibilità energetica, afferma che l'Italia potrà risalire la china di una classifica che la vede agli ultimi posti nel mondo solo se saprà “insistere sulla razionalizzazione del sistema energetico e sostenere l'innovazione tecnologica per ridurre i costi e l'impatto ambientale anche nei settori trasporti e commerciale-residenziale”.
Filippo Bernocchi, Delegato ANCI all'energia e ai rifiuti, a proposito delle rinnovabili dice che: “ci sono state politiche anche fin troppo generose. Ora si deve cambiare modello di business. Gli investimenti che riusciamo a fare nelle rinnovabili sono legati alla capacità di intercettare finanziamenti. Questo tarpa un po' le ali alle amministrazioni comunali, le quali in questi ultimi anni hanno dimostrato che possono facilitare gli investimenti in questo settore e spingere tutte le iniziative”.
Alessandro Bianchi, Ad di Nomisma, a proposito del mercato del gas ha sottolineato invece che “la crisi europea del gas ha portato a confronti tra esportatori e importatori per rinegoziare il prezzo dei gas nei contratti di lungo periodo, mai visti in precedenza. Ma anche in questo caso la rinegoziazione avviene secondo clausole ben definite e ancorate a concetti quali valore del gas e competizione, differenti da contratto a contratto. Nelle rinegoziazioni, le varie o nuove situazioni di mercato vanno reinterpretate alla luce di tali clausole concordate tra importatore ed esportatore. E senza alcun dubbio il valore è molto lontano dal concetto di costo marginale, quale quello che si determina su un hub, come pure è evidente che il gas venduto con contratto di lungo periodo e take-or-pay differisce dal gas venduto spot in un hub per il fatto di aver incorporato costi di investimenti e servizi che originano il differenziale osservato sul mercato”.
Alessandro Gilotti, Presidente dell'Unione Petrolifera, ha parlato i del mercato del petrolio e della raffinazione in particolare ha tenuto a evidenziare che “la crisi della raffinazione ha tante cause e non ultima anche la legislazione europea che si traduce in un vero e proprio svantaggio competitivo rispetto ad altre regioni. Tutte le raffinerie sono in pericolo, anche le più efficienti. In gioco, oltre a migliaia di posti di lavoro e competenze che rischiamo di perdere, c'è anche la sicurezza energetica del Paese, che potrebbe dipendere dall'estero pure per i prodotti finiti che sono suscettibili di essere più volatili e meno disponibili rispetto al greggio. Sarebbe una sconfitta per l'Italia abdicare al suo ruolo in questo settore dopo essere stati considerati per anni i "raffinatori d'Europa”.
 
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Presidente della Commissione Industria del Senato