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Batteri mangia-rifiuti/1 - A Bath gli scienziati producono elettricità dall'urina

where Londra (Gran Bretagna) when Mar, 26/04/2016 who michele

La batteria messa a punto dai ricercatori è grande solo 6,4 centimetri quadrati e spessa pochi millimetri; costa 2 sterline, ovvero 2 euro e 50 e funziona con urina, zucchero e albume

mirelladilorenzo.jpgUna cella combustibile che produce elettricità dall'urina, con l’aggiunta di zucchero e bianco d'uovo, è stata messa a punto dall'Università di Bath, in Gran Bretagna, con il contributo di una scienziata italiana Mirella Di Lorenzo. La cella utilizza un processo già noto, ovvero la produzione di energia elettrica da parte di microbi che mangiano rifiuti: sempre in Gran Bretagna, la West of England University di Bristol conduce da anni esperimenti di grande successo sulle fuel cell microbiche (Fcm).

I ricercatori di Bath hanno usato un catodo fatto con glucosio e ovalbumina, una proteina del bianco d'uovo: un materiale molto più economico del platino di solito usato nelle celle. La batteria è grande solo 6,4 centimetri quadrati e spessa pochi millimetri. Costa 2 sterline, ovvero 2 euro e 50. Il combustibile scelto è quanto mai economico: semplice urina. A trasformarne i rifiuti organici, producendo elettricità, sono batteri dal nome eloquente come Shewanella putrefaciens o Aeromonas Hydrophila. Allungando gli elettrodi, da 4 a 8 millimetri, gli scienziati sono riusciti a raddoppiare la potenza, fino a 2 watt per metro cubo, quanto serve a far funzionare un telefono cellulare. Impilando tre batterie, la potenza complessiva si decuplica.

"Se noi possiamo imbrigliare la potenzialità di questo rifiuto umano, possiamo rivoluzionare il modo in cui l'elettricità è generata - spiega sul sito dell'Università di Bath Mirella di Lorenzo, laureata alla Federico II di Napoli. - Le celle a combustibile microbiche possono giocare un ruolo importante nell'affrontare la triplice sfida di trovare soluzioni che forniscano energia sicura, affidabile ed ecologicamente sostenibile. Non c'è una soluzione unica a questo trilemma dell'energia, se non sfruttare appieno tutte le risorse locali disponibili, compresa l'urina".

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Scienziata italiana dell'università di Bath, Gran Bretagna
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