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Al via Ingreen, progetto di bioeconomia per riconvertire scarti dell’industria agroalimentare

where Bologna when Mer, 26/06/2019 who roberto

Il progetto, che coinvolge l'Università di Bologna, punta sull’utilizzo di nuovi prodotti bio-based per creare collegamenti innovativi tra settori diversi, come quello alimentare, farmaceutico, cosmetico o dei mangimi

Lanciato da un consorzio internazionalebioeconomia.jpg di diciassette partner, nasce Ingreen, nuovo progetto europeo che si propone di dare un contributo importante alle sfide poste a livello scientifico, economico e sociale dall’economia circolare. Puntando alla riconversione di scarti e sottoprodotti dell’industria agro-alimentare e delle acque di cartiera in nuovi ingredienti bio-based da utilizzare in ambito industriale.
 
Il progetto – partito ufficialmente pochi giorni fa con un kick-off meeting a Bologna – è finanziato con oltre 6,3 milioni di euro nell’ambito della Bio-Based Industries Joint Undertaking (BBI JU). Coordinatrice scientifica è la professoressa Rosalba Lanciotti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Per l’Alma Mater sono coinvolti inoltre il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie e il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali. “Ingreen – spiega la professoressa Lanciotti – genererà cinque nuove catene di valore e molteplici interconnessioni tra diversi settori industriali e prodotti bio-based innovativi e funzionali, rispondenti in sicurezza e qualità alle normative europee più stringenti. Anche la definizione di nuovi standard e requisiti per le nuove categorie di ingredienti e prodotti rappresenterà uno risultato di Ingreen, che sarà fondamentale per la creazione di una nuova base normativa per i prodotti bio-based”.
 
Nuovi ingredienti e nuovi prodotti - Ingreen punta a valorizzare scarti e sottoprodotti dell’industria agro-alimentare e delle acque di cartiera, trasformandoli in ingredienti bio-based, attraverso processi biotecnologici sostenibili e validati a livello industriale. Questi ingredienti potranno così essere riutilizzati, in ambiente industriale, per la produzione di nuovi prototipi alimentari, mangimistici, nutraceutici, cosmetici o farmaceutici di elevata qualità, più sostenibili e più efficaci rispetto ai prodotti di riferimento oggi in commercio. Il progetto inoltre si propone di arrivare a produrre, a partire da reflui ad elevatissimo impatto ambientale come le acque di cartiera, un film completamente biodegradabile a base di poli-idrossialcanoati (PHA) da utilizzare in contenitori innovativi ed ecocompatibili, idonei al confezionamento di prodotti alimentari, nutraceutici o farmaceutici.
 
I protagonisti del progetto - Ingreen è stato finanziato con oltre 6,3 milioni di euro nell’ambito della Bio-Based Industries Joint Undertaking (BBI JU), parte del programma Horizon 2020, grazie alla partnership tra l’Unione Europea e il Bio-based Industries Consortium, e con un contributo per l’Università di Bologna di circa 800 mila euro. Per l’Alma Mater partecipano il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari con Giovanni Molari, Rosalba Lanciotti, i microbiologi Lucia Vannini, Francesca Patrignani, Fausto Gardini e Andrea Gianotti, ed i tecnologi alimentari Santina Romani, Pietro Rocculi e Marco Dalla Rosa; il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie, rappresentato da Beatrice Vitali, Carola Parolin, Stefano Fedi e Martina Cappelleti; il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, che apporta le sue competenze con Noura Raddadi e Alessandro Paglianti.
 
Il progetto vede come coordinatore tecnico Narinder Bains (INEUVO Ltd, Regno Unito) e come coordinatrice scientifica Rosalba Lanciotti e coinvolge diciassette partner provenienti da diversi paesi, tra cui Italia, Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Portogallo, Irlanda, Spagna, Svizzera, Francia. Fanno parte del consorzio la Federazione Europea delle Scienze e Tecnologie Alimentari (EFFoST), quattro istituti di ricerca pubblici (Unibo, FHNW, Novaid e ITT), quattro grandi imprese (Smurfit Kappa Italia, Smurfit Kappa Francia, Barilla e Molino Pivetti) e otto piccole-medie imprese (Mambelli, Ineuvo, Innoven, Avecom, Activatec, Depofarma, Isitec, Tecnopackaging).

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