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Ebitda a 700 milioni: l’Acea stoppa la crisi ma la vendita rallenta

where Roma when Lun, 16/07/2012 who redazione

Il Consiglio di stato blocca la cessione del 21% dell’utility romana fino al 24 luglio. Sale l’indebitamento. L’ipotesi di privatizzare non piace nemmeno alla Borsa: il titolo vale un quarto rispetto al 2007. “Svilupperemo le potenzialità dell’energia da rifiuti”, annuncia l’ad Staderini

Mentre in Campidoglio il dibattito sulla cessione del 21% ai privati continua a infiammare gli animi di maggioranza e opposizione, l’Acea fa sapere che dovrebbe chiudere il 2012 con un progresso di quasi il 7% nell’ebitda e una crescita nell’ebit prossima al 50%.
Più articolata la lettura dei saldi netti, come riferisce il quotidiano “La Repubblica”, poiché l’utile dell’esercizio in corso dipenderà dalla possibilità di utilizzare i 70 milioni di accantonamenti effettuati nel 2011 a fronte di rischi che dovrebbero essere presto sciolti. L’indebitamento dovrebbe ridimensionarsi a 2,4 miliardi circa dopo il balzo ad oltre 2,6 miliardi riscontrato nel primo trimestre del 2012. E le proiezioni indicano per il 2013 un ebitda tendente ai 750 milioni per poi salire a 777 nel 2014 e a 874 nel 2016.
“Vogliamo rafforzare la leadership nel settore idrico, perseguire l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale, sviluppare l’area dell’energia da rifiuti, sfruttare le opportunità offerte dalla posizione corta nella produzione elettrica”: sono queste per Marco Staderini, amministratore delegato della multiutility romana, le priorità strategiche. Questi, ricorda il capo azienda, sono gli obiettivi inclusi nel piano industriale al 2016.
Ma le manovre sulla privatizzazione non sembrano piacere alla Borsa. Il titolo Acea, infatti, scende e vale ormai un quarto del 2007. “Il comune di Roma, principale azionista della società con il 51%, ha deciso di vendere il 21% del capitale nel momento peggiore della storia – scrive il quotidiano – mentre il management non ha potuto tenere sotto controllo il circolante e con l’acquisto della sede ha dato un altro spinta alla crescita del debito”. 
Proprio in queste ore è arrivato anche lo stop del Consiglio di stato che ha bloccato fino al 24 luglio la vendita. La decisione è contenuta nel decreto della quinta sezione che ha sospeso la decisione del Tar Lazio che, a sua volta, aveva bocciato le pregiudiziali sulla cessione.

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