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Rapporto Generale sulle Acque, luci e ombre sullo stato della risorsa idrica

where Milano when Lun, 12/10/2015 who redazione

Nel documento presentato da Utilitalia i nodi su depurazione acque, dissesto idrogeologico, tariffe idriche e investimenti sulle reti

Luci e ombre sul sistema idrico italiano: le descrive il Rapporto Generale sulle Acque presentato da Utilitalia al Festival dell’Acqua, che si è chiuso a Milano pochi giorni fa. Se sono ancora molte le cose da fare sui fronti depurazione e dissesto idrogeologico, altrettante sono però in evoluzione: per nuovi acquedotti e fognature sono stati investiti 528 milioni di euro a Roma, 200 a Milano, 416 a Torino, 210 a Genova. Anche gli utenti sono chiamati a fare la propria parte con maggior sollecitudine: il mancato pagamento delle bollette dell’acqua risulta essere quattro volte superiore a quello degli altri settori.

utilitalia.jpgIl nodo depurazione e le basse tariffeLa kermesse ha ospitato 208 relatori, 37 convegni tecnici e decine di eventi ispirati alle risorse idriche, ai quali hanno preso parte nomi noti della cultura e dell'intrattenimento. Nel corso della manifestazione è stato presentato il Rapporto generale sulle acque, nel quale sono raccolti gli effetti e i difetti dell'acqua nel nostro Paese, un confronto internazionale sulla gestione delle risorse idriche e la spada di Damocle di 200 milioni di euro l'anno che saremo costretti a pagare all'Europa a causa dei ritardi della depurazione.

Un percorso in salita, quello dell'acqua nel nostro Paese, che negli ultimi due anni registra però inversioni di tendenza. Per esempio, in Italia paghiamo le tariffe più basse d'Europa - 1,60 euro ogni mille litri in media in Italia, contro i 6,63 che si pagano a Copenhagen, i 5,70 a Berlino, i 4,20 euro a metro cubo che sostengono i parigini i 3,95 di Londra - ma secondo Utilitalia questo primato non è, paradossalmente, una buona notizia.  Abbiamo infatti poche risorse economiche da investire in infrastrutture, e questo si traduce in acquedotti che perdono e mancanza di impianti di depurazione, che lasceranno un forte debito ambientale sulle spalle dei nostri figli.

Dissesto idrogeologico alla prova burocrazia - In Italia sono in pericolo i fiumi e i nostri mari, comprese le mete turistiche di fama internazionale. Abbiamo una recente Struttura di Missione del Governo sul dissesto idrogeologico e le infrastrutture idriche che - ha spiegato al Festival il responsabile, Mauro Grassi - per la prima volta ha realizzato un Piano Nazionale per la riduzione del rischio frane e alluvioni, ha fatto approvare 1,3 miliardi di euro per i punti critici del Paese e stanziato 754 milioni di euro che attendono il visto della Corte dei Conti per confluire nelle casse di alcune Regioni. Nonostante queste somme importanti, relative a stanziamenti non spesi tra il 2000 e il 2010, continua a comandare una farraginosità normativa e una lentezza burocratica che ne rende difficile l'effettivo impiego, come da noi spesso avviene con i finanziamenti europei.

Investimenti da 65 miliardi - Luci ed ombre riguardano anche il tema degli investimenti, dell'economia e dell'occupazione di settore. L'ombra è data dai numeri impressionanti: per raggiungere livelli standard su infrastrutture e servizi, in Italia ci sarebbero da investire, secondo i dati dell'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico - il cui presidente Guido Bortoni è intervenuto nella sessione del Festival dedicata agli investimenti - circa 65 miliardi nei prossimi trent'anni.

Traducibili, secondo Utilitalia, in un flusso annuale di circa 5 miliardi, di cui uno per recuperare i ritardi in fognature e depurazione, tra i 2,5 e i 3,5 per sostituzione di reti o manutenzioni straordinari e un altro miliardo di euro per la tutela dei bacini e delle falde idriche. Inutile dire che gran parte di queste risorse sarebbero da destinare al Mezzogiorno, dove si registrano i maggiori ritardi nelle infrastrutture e nelle forme gestionali.

L’attenzione della finanza e il risiko imminente - La luce è data dal fatto che - si legge in più parti del Rapporto - dopo decenni di immobilità del settore e di sfiducia del sistema creditizio verso un comparto dalle normative instabili, il lavoro dell'Autorità per l’energia e i sistemi idrici sul Metodo Tariffario sta producendo una nuova attenzione nel mondo finanziario. Per un settore che conta su soldi pubblici solo per il 10,8% degli importi necessari (il resto è coperto dal ricorso al credito), è importante poter ricorrere a finanziatori esterni trovando ascolto.  Sulla base di questa nuova fiducia, nel 2014 sono stati finanziate opere per 1,8 miliardi di euro, segnando un +14% rispetto al 2011. Il quadro è oltretutto destinato al miglioramento, con Acea di Roma che dichiara di voler investire 528 milioni di euro e la presidente Catia Tomasetti che, durante la manifestazione, ha invitato le aziende ad “aggregarsi perché i dati parlano di maggiori investimenti per i gestori unici, rispetto ai parcellizzati”. Il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti, la vede in modo ancor più drastico: "non è più tollerabile che, mentre la legislazione nazionale spinge in modo netto verso le aggregazioni, l'applicazione a livello locale si trasformi in leggi regionali che puntano esattamente all'opposto".

La questione morosità - Ma se i ritardi burocratici, il labirinto normativo e le responsabilità degli amministratori locali sono tra le cause di molti ritardi e disastri idrogeologici, anche i singoli cittadini hanno una parte di responsabilità. Restiamo il Paese nel quale, a fronte di aumenti di bolletta di 10 euro l'anno, si legge il titolo “stangata sulle bollette”. Al tempo stesso, consumiamo e sprechiamo più acqua di tutti i nostri vicini europei (circa 200 litri per abitante al giorno, con punte ben più elevate, contro una media europea inferiore ai 165). Abbiamo un tasso di morosità nell'acqua del 4,3% contro un 1,2% delle bollette energetiche.

Il raggio di luce delle case d’acqua - Restiamo tra i maggiori consumatori di acque minerali al mondo, nonostante il nostro territorio sia ricco di falde di ottima qualità; siamo anche l'unico Paese in cui appare quasi disdicevole chiedere un bicchiere d'acqua di rubinetto al tavolo del ristorante, tanta è l'abitudine a bere acqua inbottigliata. Ma anche qui filtra un raggio di luce, grazie alle cosiddette Case (o Chioschi) dell'Acqua, che erogano acqua di acquedotto, refrigerata e gassata e che stanno cambiando le nostre abitudini. Sono arrivate a 1381 nel 2015 (erano 354 nel 2011, al primo Festival dell'Acqua) e sono presenti in tutte le Regioni, con il primato della Lombardia, che ne vanta ben 406 in, grazie anche alle 39 installate ad EXPO.

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