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Rapporto Nomisma: 35 miliardi di ricavi per i servizi pubblici locali

where Bologna when Lun, 10/12/2012 who michele

Nel 2011 sale dell’1,2% il fatturato delle aziende di acqua, rifiuti, energia e trasporto pubblico. Ma si assottigliano margini e investimenti

Fatturato in crescita, ma flessione della marginalità e degli investimenti. È un bilancio a due velocità quello che Nomisma disegna nel suo “Rapporto 2012 sui servizi pubblici locali”.
Secondo le stime dell’istituto bolognese, le 558 imprese pubbliche censite hanno registrato complessivamente, nel 2011, ricavi pari a 35,3 miliardi di euro, in rialzo dell’1,2% sull’anno precedente, rallentando però nei margini di gestione e negli investimenti: i primi, con un risultato operativo di 2 miliardi di euro, arretrano del 14,6% sui 2,3 miliardi del 2010; i secondi del 5% a quota 3,6 miliardi contro i 3,7 dell’anno precedente.
Scorrendo la ricerca, che prende in considerazione imprese pubbliche di proprietà totale o parziale degli enti locali attive in comparti come acqua, rifiuti, energia elettrica e gas e trasporto pubblico locale, emerge un ritorno sul risultato (roe) pari all’1,4% (4,7% nel 2010) mentre quello sul capitale investito si è attestato al 2,6% (3,2% nel 2010). Quanto al capitale investito netto, questo supera i 13,2 miliardi di euro: il 36% arriva dalle società quotate, il 26,3% dalle multiutility e il 22,6% da aziende del settore idrico.
Dal punto di vista geografico lo studio evidenzia una prevalenza delle aziende pubbliche al nord sia per numero che per valore della produzione. Nel dettaglio, il fatturato nel settentrione è risultato pari al 73% del totale, contro il 19,4% del centro e il 7,5% del sud.  Quanto alla numerosità delle imprese, il nord fa segnare un dato pari al 61%, contro il 19,5% del centro e del sud del paese.
Sul servizio pubblico locale, osserva il presidente di Nomisma, Pietro Modiano, “bisogna smettere di avere un approccio ideologico” anche perché, aggiunge, “se manca un punto di vista condiviso è difficile fare operazioni. Invece – sottolinea – la finanza locale avrebbe bisogno di dividendi che le imprese faticano a produrre, essendo vincolate alle tariffe”. Ad ogni modo, chiosa, dalla ricerca emerge come ci sia “del buono ovunque: si può fare e si può rimediare all’azione penalizzante della normativa in materia”.