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Utilitalia: la depurazione non in regola è nemico del turismo

where Roma when Gio, 07/09/2017 who roberto

La federazione delle società di pubblici servizi ricorda come l’11% degli italiani sia ancora sprovvisto di impianti

Sono circa 10 milioni i cittadini italiani che ancora non hanno un adeguatoprocesso-depurazione-acqua.jpg servizio di depurazione, mentre ben l’11% della cittadinanza ne è del tutto sprovvisto. La conseguenza diretta, oltre agli incalcolabili danni per l’ambiente e la qualità delle acque marine e di superficie, sono le sanzioni europee comminate all’Italia, colpevole di ritardi nell’applicazione delle regole sul trattamento delle acque. Lo ha segnalato Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua ambiente e energia), che parla di trattamento delle acque reflue e di depurazione come di un tema centrale, su cui bisogna “investire” per avere impianti in regola invece che “pagare” quegli stessi soldi in sanzioni comunitarie.
 
La questione ‘depurazione’ viene però spesso avvertita solo in due casi: quando l’Europa ce lo ricorda, o nel periodo estivo, dal momento che molte delle aree ‘bacchettate’ dall’Ue sono rinomate località turistiche del nostro Paese: Cefalù e Courmayeur, Rapallo e Trieste, Napoli e Roma e, in parte, Firenze,  Ancona e Pisa, registrano carenze. In tutto, quasi 1.000 centri che non rispettano le regole comunitarie sul trattamento delle acque reflue. Tra le Regioni più colpite, Sicilia, Calabria e Campania, dove il problema danneggia in modo particolare l’economia: secondo Utilitaria, infatti, “gli scarichi non depurati sono i peggiori nemici del turismo”.
 
Proprio allo stretto legame che c’è tra l’acqua e il turismo sarà dedicata una sessione specifica del Festival dell’Acqua, in programma quest’anno a Bari dall’8 all’11 ottobre: nelle aree a forte vocazione turistica, infatti, la gestione delle risorse idriche rappresenta un elemento fondamentale, che può decretare il successo o meno della capacità attrattiva; gli aspetti da considerare vanno dalla tutela della balneazione (dove diventano fondamentali le infrastrutture depurative) alla presenza di un adeguato numero di fontanelle o case dell’acqua. “Sono due i passaggi principali di cui si deve tener conto: il primo è quello di garantire ai cittadini un servizio che possa offrire dei livelli adeguati di igiene e salute; il secondo è un passaggio culturale: bisogna applicare all’acqua gli stessi principi dell’economia circolare che già si applicano ai rifiuti, e pensare in un’ottica di ‘blue circular economy’ – osserva il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo - . Per fare entrambe le cose occorre investire, passando dagli attuali 32-34 euro per abitante ad almeno 80 euro per abitante all’anno; e anche se resteremo lontani dagli oltre 100 euro che si spendono in Europa, avremo almeno intrapreso il percorso necessario per evitare che i soldi vengano spesi in multe anziché in opere. In generale servirebbero investimenti per 5 miliardi all’anno, cifra che sarebbe il minimo necessario per coprire il fabbisogno di infrastrutture del nostro Paese”.
 
“L’acqua e i rifiuti, gli acquedotti e la depurazione, le sorgenti e gli scarichi, vengono pensati in modo da essere utili gli uni agli altri - continua Colarullo - il viaggio dell’acqua continua anche dopo i nostri rubinetti e non è un caso se le maggiori novità scientifiche, tecniche e tecnologiche degli ultimi anni riguardano i processi di depurazione e gli usi dei prodotti di depurazione. Con quello che nelle generazioni precedenti veniva buttato nei fiumi, oggi si producono prodotti per l’agricoltura, plastiche e anche combustibile per le auto”.

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