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Alluvioni, in uno studio la "radiografia" agli argini toscani

where Firenze when Lun, 30/03/2015 who redazione

Il software consente di leggere il comportamento delle difese dei fiumi. I rischi del Serchio

bramerinibio.jpg"Avere un quadro conoscitivo chiaro e completo è il primo passo serio verso una seria difesa idrologica del nostro territorio". Lo ha detto l'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini introducendo i lavori di un convegno sul rischio idrogeologico in Toscana al quale hanno partecipato fra gli altri Erasmo D'Angelis, coordinatore dell’Unità di Missione Italia Sicura di Palazzo Chigi, e Gaia Checcucci, segretaria generale dell'Autorità di Bacino dell'Arno.

Il convegno è stata l'occasione per presentare lo studio che la Regione con Urbat ha commissionato all'Università di Firenze, utile allo sviluppo di uno strumento tecnico capace di valutare lo stato di efficienza delle strutture arginali fluviali. In parole povere, è nato un modello che fa una sorta di radiografia agli argini, con la quale è possibile adesso comprendere la loro solidità, individuare eventuali punti critici e quindi programmare gli interventi.
 
Ridurre il rischio - "La legge regionale 79 insieme alla riforma dei Consorzi, ha portato un'altra novità - ha continuato Bramerini - e cioè il Piano annuale della difesa del suolo, che ci permette di destinare risorse significative ogni anno con l'obiettivo di realizzare via via gli interventi prioritari in un'ottica di mitigazione del rischio. Per questo la Regione si sta dotando di strumenti che l'aiutano a individuare le soluzioni più efficaci”.
 
D’Angelis: dall’emergenza alla prevenzione - "Siamo entrati in una nuova fase - ha detto Erasmo D'Angelis - in cui abbiamo fatto partire una grande operazione di difesa. Si fa difesa, prevenzione e quindi si pianifica. In questo nostro Paese così vocato alla rischiosità, primo compito è prendere coscienza del rischio, quindi programmare interventi che ci difendano dai disastri. È inutile puntare sulle grandi opere in Italia, si va sulle piccole e medie, quelle che ci danno la garanzia della massima sicurezza. Il Governo per il 2015 ha previsto 1 miliardo e 200milioni di euro per il piano aree metropolitane a realizzare le opere già cantierabili (i primi 700 milioni già stanziati a febbraio dal Cipe) e 9 miliardi per i prossimi sette anni. Stiamo investendo in questa grande opera di difesa che significa anche dimostrare di non aver perso quella cultura della difesa che i nostri avi avevano. La storia racconta che siamo stati sempre i primi a capire le soluzioni. Purtroppo siamo stati gli ultimi a applicarle".
 
Come funziona lo studio - Si tratta di un software capace di modellare il comportamento delle strutture arginali con livelli di dettaglio sempre maggiori. Parte da un'analisi di inquadramento, cioè dal contesto geomorfologico in cui l'argine si trova, dalle caratteristiche fisico-chimiche del terreno su cui sorge, dal materiale in cui è costruito, fino ad arrivare ad un'analisi più sofisticata per la quali sono richiesti sia dati di base di dettaglio supportati da specifiche indagini in sito, sia la caratterizzazione delle grandezze idrauliche del corso d'acqua e dell'evento di piena atteso.
 
Primi risultati - Finora il modello "radiografia" è stato applicato su 65 chilometri di corsi d'acqua (in Toscana ci sono 540 chilometri di argini) dove erano già disponibili tutti i dati necessari. Dall'analisi emerge che, nel caso di eventi di piena di tipo frequente (ovvero che si verifica mediamente 1 volta ogni 30 anni), il 73% delle strutture arginali toscane hanno un rischio medio/basso mentre il 26% un rischio alto.
Nel caso di un evento poco frequente (ovvero che si verifica mediamente 1 volta ogni 200 anni) la percentuale di quelle che hanno un rischio medio basso scende al 65%, contro il 35% delle strutture che registrano un rischio alto.
 
Il caso del fiume Serchio - Un esempio dei risultati lo fornisce il fiume Serchio, che nel 2009 ruppe le arginature. Nel tratto Ponte a Moriano-Nozzano, secondo lo studio, le strutture arginali risultano avere un comportamento diversificato in relazione alla tipologia di evento di piena, in particolare per eventi frequenti, il 33 % risulta essere caratterizzato da rischio molto elevato, una criticità che sale fino al 52% nel caso di eventi poco frequenti ma più intensi.

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Anna Rita Bramerini