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Ambientalismi divisi tra tutela e innovazione. I casi Grab, Cingolani e rinnovabili

where Milano when Lun, 31/05/2021 who roberto

Le diverse anime dell’ambientalismo si scontrano sull’idea di futuro, fra l’ambientalismo della tutela e quello dell’innovazione

Le diverse anime dell’ambientalismo grab.pngsi scontrano in queste settimane sull’idea di futuro, fra l’ambientalismo della conservazione e quello dell’innovazione. I casi più evidenti sono le rinnovabili, il progetto Grab di Roma e il ruolo del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
 
Il caso Grab
Il Grab è il grande raccordo anulare ciclabile di Roma, che diverse associazioni ciclistiche e ambientaliste hanno progettato e vogliono ora realizzare, anche grazie ad alcuni dei finanziamenti ricevuti. Si tratta in parte di piste ciclabili da realizzare su strade aperte al traffico e in parte di nuovi percorsi; il progetto prevede anche l’attraversamento di aree già escluse al traffico, come le aree protette di villa Ada, sulla quale si scontrano comitati e associazioni ambientaliste, data la sua natura di zona monumentale e naturalistica sottoposta a tutela. Secondo alcuni, la pista ciclabile non avrebbe impatti rilevanti e permetterebbe di valorizzare l’area naturalistica, secondo altre la pista ciclabile sarebbe un’infrastruttura permanente per veicoli che, pur a basso impatto ambientale, rappresentano una minaccia per la tutela dell’area.
 
Le rinnovabili ingombranti
Anche il recente decreto di semplificazione del Pnrr prevede un iter accelerato e meno vincoli per i progetti di energie rinnovabili compresi nel Pnrr, progetti ostacolati anche dai no delle sovrintendenze ai beni culturali, come s’è visto dagli andamenti delle gare bandite dal Gse. Le estensioni di pannelli solari e le foreste di torri eoliche sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di transizione energetica, ma hanno un forte impatto sul paesaggio. Diverse associazioni si sono schierate su fronti opposti fra salvaguardia del paesaggio ed energie pulite.
 
Lo scontro su Cingolani: Dibba
"La nascita di un super ministero per la transizione ecologica è stato il principale argomento utilizzato all'interno del Movimento dai sostenitori del sì al governo di tutti. Forse è stato l'unico argomento", ma "che cosa rimane della transizione ecologica dopo 100 giorni di governo Draghi? Cenere. Sì, proprio cenere. Il ministro Cingolani, infatti, ha aperto agli inceneritori, avallato nuove trivellazioni e sostenuto l'ipotesi di costruire decine di mini-rettori nucleari. Incredibile". Così Alessandro Di Battista in un lungo post dove, tra l'altro, aggiunge: "È evidente che da un super ministro per la transizione ecologica ci aspettavamo altre parole, altre prese di posizione, altre battaglie. Per esempio, come ridurre la produzione di rifiuti. Sembra assurdo, ma da quando è diventata di moda la transizione ecologia sono tornati di moda gli inceneritori, le trivellazioni e persino il ponte sullo Stretto, nota opera iper-ecologica. In compenso il servizio civile ambientale è sparito dai radar. Credo che se si rivotasse adesso stravincerebbero i no al governo Draghi e credo - conclude - che gli esponenti del Movimento ne dovrebbero prendere atto".
 
Lo scontro su Cingolani: Bonelli
"Fa Bene Draghi a ricordare, intervenendo al global solutions summit, che i cambiamenti climatici renderanno più povere 130 milioni di persone e che aumenteranno le disparità sociali, ma allora perché il premier ha inviato a Bruxelles un Pnrr che non rispetta gli obiettivi sul clima che L'UE ha dato a partire dal taglio della CO2 fissato al 55%, mentre nel piano si ferma al 50%?". Lo chiede il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che aggiunge: "Il Pnrr del governo punta sul gas e non sulle rinnovabili, penalizza settori strategici come il trasporto pubblico, la mobilità elettrica, la depurazione delle acque e, per parlare di disparità, rinuncia ad investire sulla dispersione delle reti idriche: con l'acqua persa potremmo dare da bere ad una popolazione di 40 milioni di persone".
 
Lo scontro su Cingolani: FacciamoEco
"Abbiamo presentato un’interrogazione al ministro Cingolani affinché venga a chiarire il motivo per cui ha preferito autorizzare le estrazioni di metano nell’Adriatico, quando avrebbe potuto attendere il 30 settembre - data in cui sarebbe stato presentato il Pitesai, il Piano per la Transizione Sostenibile delle Aree Idonee, che avrebbe consentito di sapere con esattezza dove si può trivellare e dove no". Così dichiarano i deputati di FacciamoECO, Lorenzo Fioramonti, Alessandro Fusacchia, Rossella Muroni, Antonio Lombardo, Andrea Cecconi.
 
Cingolani replica: sulle trivelle non c’erano ragioni per ritardare
"Io non avrei potuto valutare l’opportunità di concludere o meno i procedimenti di Via di cui parliamo". Così il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani risponde in Aula al Senato all’interrogazione sulle Valutazioni di impatto ambientale in materia di ricerca e prospezione di idrocarburi, ricordando che "ai sensi della legge generale sul procedimento amministrativo c’è l'obbligo di concludere i procedimenti anche quando gli stessi, come nel caso della Via, si concludono con la firma di un ministro. All’atto del mio insediamento l’istruttoria relativa ai sette procedimenti di Via in questione era completata da molto tempo, dopo un iter durato a lungo, e non avrei avuto nessuna ragione per sospendere ulteriormente il procedimento per altri sei mesi circa se non esponendo il ministero ad azioni risarcitorie per danno da ritardo. Non c’era nessuna ragione per ritenere che gli schemi dei provvedimenti di Via, la cui istruttoria era già completa al mio insediamento, fossero illegittimi e quindi per ritardarne ulteriormente la firma. Non è esatto poi affermare che i decreti Via a mia firma avrebbero autorizzato la ricerca di idrocarburi: i decreti Via sono atti intermedi limitati ai soli profili ambientali e non autorizzano in alcun modo la ricerca demandata a diversi provvedimenti di autorizzazione". Infine ,"non è esatto affermare che le proroghe di concessione già rilasciate si porrebbero in contrasto con la legge: la sospensione disposta dal decreto legge 135 del 2018 riguarda solo i nuovi permessi di prospezione e ricerca e non anche le proroghe delle concessioni già rilasciate", conclude.

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