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Ambiente di lavoro. I metalmeccanici lanciano l’allarme calore nelle fabbriche del Trentino

where Trento when Lun, 25/07/2022 who roberto

Il sindacato: massima allerta nelle fabbriche trentine più esposte, aziende e associazioni ci aiutino a rafforzare le misure preventive ma, se necessario, pronti a sospendere le attività

Il caldo, decisamente al di sopra dellefabbrica.jpg temperature medie stagionali, sembra destinato a superare i valori record raggiunti nel 2003 quando, tra luglio ed agosto le stazioni di rilevazione Roncaford e delle Laste avevano varcato la soglia dei 40 °C. Nelle fabbriche, oltre alla fatica e al sudore a cui il popolo metalmeccanico è abituato, si rischia di mettere seriamente a rischio la salute dei lavoratori per gli effetti dell’incredibile caldo che stiamo osservando ormai dal mese di maggio.
Si preannunciano giornate di grande sofferenza in molti stabilimenti trentini, dove l’assenza di sistemi di condizionamento, la gravosità fisica delle lavorazioni e l’utilizzo di impianti caratterizzati da elevata generazione di calore e umidità supplementari rischiano di generare condizioni di microclima fuori controllo con elevati rischi per la salute dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per questo motivo la Fim Cisl del Trentino ha deciso di avviare un secondo ciclo di monitoraggio delle condizioni di lavoro nelle fabbriche, che terrà costantemente aperto almeno per le prossime due settimane e strutturato su due diversi canali di raccolta dati.
Dice il sindacato metalmeccanico: “Da un lato riproporremo il sondaggio già diffuso nel mese di maggio e aperto a tutti i lavoratori del settore metalmeccanico sulle condizioni percepite e sui sintomi riscontrati. Dall’altro raccoglieremo attraverso la rete di delegati e Rls provinciali, debitamente formati nel corso delle campagne calore riproposte ogni anno dal 2017 e con specifica formazione nel mese di maggio, i dati puntuali di temperatura e umidità relativa nelle aziende e sulle postazioni maggiormente esposte, per una stima diretta dei livelli di rischio. A tal fine sono state distribuite apposite stazioni igrometriche adatte alla rilevazione dei livelli di temperatura e umidità direttamente sulla postazione di lavoro, che già nelle scorse settimane hanno permesso di registrare temperature superiori ai 35 °C con tassi di umidità che in questa fase sembrano mantenersi su livelli più bassi (tipicamente al di sotto del 30/35%) rispetto a quelli generalmente misurati negli anni precedenti, mitigando - se pur solo in parte - la percezione di disagio”.
 
La collaborazione fra operai e azienda
È necessario comprendere il carattere di eccezionalità dei fenomeni: per questo sollecitiamo aziende e le relative associazioni di rappresentanza, oltre che i nostri delegati sindacali e i RLS, alla massima sensibilità e collaborazione durante questa fase di emergenza. Se, infatti, in diversi contesti aziendali il modello organizzativo e tecnologico, le caratteristiche dei capannoni o addirittura la presenza di impianti di condizionamento, sono sufficienti a garantire anche nelle fasi di picco di calore condizioni di lavoro tollerabili (Livello 1 e 2 di rischio) e comunque gestibili con le tradizionali misure di prevenzione e gestione (modifica orari di lavoro, aumento delle pause, somministrazione di acqua e sali minerali, sorveglianza sanitaria per i soggetti fragili ecc.), in altri casi i valori possono superare le “normali” soglie di disagio (Livello 3 o 4) aumentando sensibilmente le probabilità di colpo di calore per i soggetti più esposti.
In questi casi le normali azioni di prevenzione non sono sufficienti ed è necessario intervenire adottando misure di protezioni aggiuntive, evitando l’esercizio fisico e, se necessario, sospendendo le lavorazioni e coinvolgendo immediatamente tutte le figure responsabilità dell’incolumità dei lavoratori: Rspp, medico competente e datore di lavoro.

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