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Animalìe e coronavirus. I rischi per gli animali, i traffici e il circo

where Milano when Lun, 04/05/2020 who roberto

Un dossier realizzato dall'ufficio Traffic per la Commissione Europea ha contato 6.012 (+7%) i sequestri di prodotti di fauna e flora selvatici illegali effettuati in Europa

La pandemia Covid-19 offre molti spuntitigri.jpg di considerazione sul rapporto fra uomo e animale. L’origine del virus riconducibile ai mercati di animali vivi (wet market) molto diffusi in Cina e in altri paesi asiatici https://www.lav.it/news/pandemie-wet-markets-e-traffico-di-animali-esotici) e il problema della sicurezza sanitaria legata a virus in espansione attraverso il "salto di specie" (spillover) tra animale e uomo, impongono l'adozione di misure urgenti anche per arginare la squallida e crudele tratta di tigri destinate a finire in uso a circhi, medicina tradizionale cinese o al mercato della pellicceria.
 
Le tigri in cattività
Oggi le tigri in cattività sono di fatto "tigri di seconda classe", in quanto il loro commercio è ancora permesso. Le tigri selvatiche invece sono rigorosamente protette. Il commercio delle tigri compromette gli sforzi internazionali per porre fine al mercato illegale e al bracconaggio. Questo è il tema di un video esclusivo diffuso da Lav, realizzato e concesso dalla tv polacca Tvn24, che ha indagato su una storia incredibile che Lav ha contribuito a smascherare: l'odissea di 10 tigri spedite da Latina verso uno zoo in Daghestan (notizia di fine ottobre scorso): una tigre morì durante il viaggio e un'altra giunse in fin di vita. Secondo un'indagine svolta da Four Paws (tra giugno e ottobre 2019), che ha coinvolto 28 Stati Membri dell'UE e otto Paesi vicini e volta a stabilire il numero di tigri in cattività, informazioni sul tipo di strutture in cui risiedono e se vi sia l'obbligo di segnalare a livello centrale le nascite e i decessi degli animali, le tigri censite risultano 913. Ma questa cifra non rappresenta la realtà, poiché 19 paesi, tra i quali 15 Stati Membri dell'UE, Italia compresa, non sono stati in grado di fornire dati.
 
I sequestri di tigri (o di loro parti)
I dati EU TWIX per il 2014-2018 hanno rivelato che 18 tigri vive e 1.804 parti e derivati sono stati sequestrati dalle forze dell'ordine nazionali. Accettare che si commercino tigri in cattività (in gran parte non registrate) rende la tigre nata in cattività una "tigre di seconda classe", in quanto non le viene offerta la stessa protezione delle tigri selvatiche, ormai in via di estinzione. Questo va oltre anche la questione etica del sacrificio della vita degli animali per il divertimento o per l'uso in prodotti come il vino di ossa di tigre e il brodo di tigre. Si tratta anche di una questione di sopravvivenza per le specie in libertà, poiché l'incessante richiesta di prodotti derivati dalle tigri (e altri grandi felini) aumenta anche il bracconaggio delle tigri selvatiche.
 
La richiesta della Lav
La Lav (Lega Antivivisezionista) rilancia le richieste con Four Paws, aggiungendo che: "il traffico e l'utilizzo di tigri, così come quello degli altri numerosi animali selvatici ed esotici commerciati o trafficati, rappresenta un vero e proprio rischio sanitario per tutti gli abitanti umani e non Europei e del pianeta Terra, lo stiamo vivendo adesso con il Covid-19 e lo vivremo altre volte in futuro, se l'umanità intera non attua un vero e proprio cambio di prospettiva. Basta quindi alla movimentazione, al commercio, al trasporto, alla ridicolizzazione, quindi all'infinita sofferenza di TUTTI gli animali, sfruttati per qualsivoglia ragione (circhi, zoo, commercio, traffico, medicina tradizionale, approccio scientista obsoleto, industria alimentare, industria della moda, caccia)!"
 
Le inchieste europee
Sono stati ben 6012, rispetto ai 5644 dell'anno precedente (+7%) i sequestri di prodotti di fauna e flora selvatici illegali effettuati in Europa.
I dati sono riportati nel nuovo dossier redatto dal Traffic (programma congiunto di Wwf e Iucn che monitora i commerci legali ed illegali di specie selvatiche) per la Commissione Europea e che si riferiscono al 2018, includendo unicamente le specie di flora e fauna strettamente protette dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo (nota anche come Convenzione di Washington) che regola in maniera stringente il commercio di migliaia di specie che potrebbero scomparire a fronte di un prelievo insostenibile.
 
Quali sequestri
Oltre 1000 sequestri hanno riguardato prodotti medicinali derivati da piante o animali, per un totale di oltre 7.000 chilogrammi e più di 300.000 unità sequestrate. Cavallucci marini, scaglie di pangolini, ossa di tigre e bile d'orso: tutti rimedi che, senza alcun fondamento scientifico, in alcune zone del mondo continuano ad essere considerati rimedi medicali.
Numeri altrettanto preoccupanti riguardano i rettili, sia esemplari vivi sia per le pelli e i derivati, con oltre 1000 sequestri e quasi 7000 unità. Seguono i coralli ed il loro commercio illegale con ben 650 sequestri e con oltre 4000 campioni sequestrati, pari ad oltre 1000 chilogrammi.
 
Il traffico di uccelli vivi
A questi si sommano quasi 500 sequestri di uccelli vivi (oltre 1.000 esemplari, in particolare pappagalli), 400 sequestri di avorio (quasi 3.000 campioni per 145 kg di peso, tutti in UK) e oltre 400 sequestri di mammiferi (quasi 2.000 campioni tra pelli, trofei, parti e derivati, tra cui pelli di lupi, tigri e orsi) e più di 3.000 piante protette (soprattutto cactacee). Se la maggior parte dei sequestri (circa 50%) hanno riguardato flussi in entrata verso l'UE, oltre 500 hanno interrotto traffici illegali interni all'Unione e oltre 400 riguardavano merci in transito o esportazioni dall'UE verso altri Paesi (in primis la Cina). Ben il 37% dei sequestri sono stati effettuati presso aeroporti.
 
Il traffico nel mondo

A livello globale, il programma ambientale dell'Onu (Unep) stima che il valore complessivo dei traffici illegali di fauna e flora selvatiche si aggiri tra i 7 e i 23 miliardi di dollari l'anno. Tra i principali paesi di origine dei prodotti sequestrati in UE troviamo in primis la Thailandia (oltre 600 sequestri), seguita dalla Cina (oltre 400) e dall'Indonesia (quasi 200). Alla luce della pandemia in corso, nata proprio a seguito di traffici illegali o non controllati di fauna selvatica verso mercati cinesi, non c'è certo da stare tranquilli.
 
La petizione del Wwf
Sul sito web del Wwf Italia è attiva la petizione che chiede all'Organizzazione Mondiale della Sanità di raccomandare la chiusura dei mercati di animali selvatici e che vengano adottate regole ancora più stringenti nei confronti dei commerci di fauna, sia per tutelare la salute umana che per il benessere degli animali che sono al centro di questi traffici. È possibile sottoscrivere la petizione su www.wwf.it/illegaltrade.
 
Fermate il traffico
Mentre il mondo si trova ad affrontare la più grave emergenza sanitaria globale della storia recente, più di 100 scienziati ed esperti nel campo della conservazione di 25 Paesi chiedono ai governi di tutto il mondo di fermare il commercio di animali selvatici vivi o morti, per ridurre la possibilità che si verifichino in futuro altre epidemie.
In una lettera congiunta ai decisori politici, gli esperti osservano come il Covid-19 sia un virus di origine zoonotica - trasferito quindi dagli animali all'uomo - e come esista un rischio reale di pandemie future se non si interviene per ridurre il commercio di animali selvatici ad alto rischio (in particolare alcune specie di mammiferi e uccelli, che hanno maggiori probabilità di ospitare agenti patogeni trasmissibili all'uomo). Il fatto che questi animali, domestici e selvatici, morti e vivi, provenienti da diverse aree geografiche, vengano posti in stretta vicinanza tra di loro e con persone, in condizioni potenzialmente poco igieniche, rappresenta un rischio molto elevato per la diffusione di malattie. Si tratta di situazioni che includono mercati, magazzini di stoccaggio e centri di trasporto in aree densamente popolate.
Più di 100 esperti da diverse nazioni, settori, discipline scientifiche, e società civile concordano sul fatto che i responsabili politici debbano adottare le seguenti misure per ridurre le probabilità che possa verificarsi un'altra pandemi.
La lettera riunisce i leader nel campo della conservazione, della salute pubblica e delle malattie zoonotiche come parte del crescente movimento One Health, che riconosce come la nostra salute sia strettamente connessa a quella degli animali e dell'ambiente in cui viviamo. Tra i firmatari figurano esperti di One Health riconosciuti a livello mondiale afferenti a molti enti come l'EcoHealth Alliance, l'Università della California-Davis, la Southeast Asia One Health University Alliance e la Cornell University; il ministro della salute del Bhutan; un ex segretario generale della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES); e leader della National Wildlife Federation, della Wildlife Justice Commission e del WWF.
 
La lettera è disponibile in più lingue sul sito web www.PreventPandemics.org.

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