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Animalìe. Gli ormoni delle cavalle islandesi e l’influenza aviaria negli allevamenti italiani di pollame

where Milano (Milano) when Lun, 29/11/2021 who luca

Due le proteste in cui si sta attivando l’associazione Animal Equality: lo sfruttamento delle giumente e i milioni di polli e tacchini malati abbattuti nel Nord Italia

L’associazione animalista Animal Equalitycavalla-gravidanza.jpg, membro attiva di Eurogroup for Animals, ha proposto un appello in cui chiede di fermare le violazioni del benessere animale nei confronti delle cavalle gravide. Una nuova investigazione, svolta in Islanda da Animal Welfare Foundation, denuncia infatti le torture subite da 5mila cavalle finalizzate all'estrazione di un ormone da impiegare negli allevamenti intensivi; l’associazione denuncia inoltre l'ondata di influenza aviaria in corso negli allevamenti intensivi italiani, ancora una volta serbatoio di malattie zoonotiche, che ha portato finora all'abbattimento di oltre un milione di tacchini, polli e galline.

Il sangue delle giumente
I circa 90.000 cavalli che vivono in Islanda vengono già sfruttati per diverse attività, dal turismo agli allevamenti intensivi; ma esiste anche un altro tipo di sfruttamento, meno noto, che coinvolge questi animali: il sangue di cavalle gravide infatti viene raccolto per ottenere l'Ecg (gonadotropina corionica equina), noto anche come Pmsg (gonadotropina sierica di cavalla incinta), che viene utilizzato nell'allevamento di altri animali per indurre la crescita follicolare e l'ovulazione, alimentando un ciclo di continue gravidanze e sfruttamento animali all’interno di altri allevamenti intensivi.
A tal fine, ogni settimana vengono prelevati cinque litri di sangue da ciascuna giumenta, per un massimo di dieci settimane. Per estrarre l'Ecg dal sangue, le cavalle devono essere gravide e i puledri sono spesso considerati uno scarto e sono solitamente destinati al macello. I prezzi dei puledri sono ormai ai minimi storici e lo sfruttamento del sangue delle cavalle è diventato molto più redditizio, stimolando ulteriormente la crescita di questo crudele e scioccante settore.
Arnthor Gudlaugsson, amministratore delegato di Isteka ehf, l'azienda farmaceutica islandese che collabora con gli allevamenti indagati da Animal Welfare Foundation, ha confermato che la produzione è triplicata dal 2009. Ciò si traduce in un fatturato di circa 10 milioni di euro l'anno. Isteka gestisce diversi allevamenti ed è partner contrattuale di oltre 100 altri allevamenti.
Alice Trombetta, direttrice esecutiva di Animal Equality Italia, dichiara: “Il trauma continuo imposto alle cavalle per la raccolta del sangue allo scopo di aumentare le gravidanze di altri animali allevati in strutture intensive in tutta Europa accende l’ennesimo segnale di allarme sul funzionamento e l’impatto degli allevamenti intensivi: nonostante i divieti, l’industria della carne sfrutta gli animali in un ciclo continuo di sofferenza per autoalimentarsi”.
 
L’aviaria negli allevamenti italiani di polli e tacchini
L’influenza aviaria diffusasi a partire da ottobre 2021 negli allevamenti italiani sta condannando all’abbattimento diversi milioni di animali, a fronte di 102 focolai verificati come riportato dal Ministero della Salute.
Si tratta di numeri enormi, che mostrano ancora una volta quanto gli allevamenti intensivi e l’alta densità degli animali allevati siano fonte di rischi sanitari, veri e propri serbatoi di virus in grado di mettere a rischio la biosicurezza di tutti e il benessere degli animali coinvolti.
Secondo quanto riportato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), la maggioranza degli allevamenti coinvolti è di tipo intensivo ed è concentrato prevalentemente in Veneto.
A partire dal 9 novembre 2021, sono state confermate diverse positività per questo tipo di virus anche in volatili selvatici in Lombardia e Veneto.
Secondo il CRN, “la situazione epidemiologica dell’influenza aviaria è in rapida evoluzione anche a livello europeo, con crescente aumento del numero di focolai confermati da virus HPAI, sottotipo H5, in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi Paesi”.
“Lo sfruttamento degli animali, maltrattati e costretti a vivere in condizioni pessime per quanto riguarda la loro salute fisica e psicologica, genera sempre più spesso gravi conseguenze anche per l’ambiente e gli esseri umani, ma è ora di fermare tutto questo”, dice Alice Trombetta di Animal Equality Italia.

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