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Animalìe. Scoperto uno nuovo gamberetto, che ha già plastica in pancia

where Londra (Inghilterra) when Lun, 09/03/2020 who roberto

Il crostaceo marino è stato denominato Eurythenes plasticus per il contenuto di particelle di poliestere nell’addome. Il Wwf chiede un accordo internazionale per fermare l'inquinamento da plastica

Nomen omen, un nome un destinocrostaceo-plastica_0.jpeg, è un principio che si applica perfettamente al caso della nuova specie di minuscolo crostaceo, l'Eurythenes plasticus, appena scoperto dai ricercatori dell'Università di Newcastle negli abissi della fossa delle Marianne nell'Oceano Pacifico. Pur vivendo nelle profondità oceaniche, alcuni individui di questo anfipode (gli anfipodi sono piccoli crostacei caratterizzati dal corpo compresso lateralmente e un po’ arcuato) hanno mostrato la presenza di tracce di poliestere forse di origine artificiale.
 
La ricerca

La ricerca, sostenuta dal Wwf, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Zootaxa. Alan Jamieson, ricercatore capo presso l'Università di Newcastle, ha detto: "Abbiamo deciso il nome Eurythenes plasticus perché volevamo sottolineare il fatto che dobbiamo agire immediatamente per fermare lo tsunami di rifiuti di plastica che si riversa nei nostri oceani". Lo scorso anno un'importante ricerca apparsa su "Nature Communications" aveva dimostrato gli effetti della plastica sulle comunità marine del batterio Prochlorococcus, fondamentale microrganismo marino che è alla base di almeno il 20% della produzione di ossigeno che proviene dai batteri marini: l'evidenza è che le nanoplastiche possono influenzare la composizione delle comunità marine di questi microrganismi e la loro capacità fotosintetica.
 
Il commento di Isabella Pratesi
"La specie appena scoperta Eurythenes plasticus ci mostra quanto siano gravi gli effetti della gestione inadeguata dei rifiuti di plastica. Specie che vivono nei luoghi più profondi e remoti della terra hanno già ingerito plastica prima ancora di essere conosciute dall'umanità. La plastica è nell'aria che respiriamo, nell'acqua che beviamo e ora anche negli animali che vivono lontano dalla civiltà umana", ha dichiarato Isabella Pratesi, direttrice Conservazione del Wwf Italia.
"Non tutti gli individui della nuova specie contengono plastica. Quindi, c'è ancora speranza che molti altri esemplari ne siano privi. Per aiutare a proteggere le specie marine e i loro habitat naturali, stiamo chiedendo anche in Italia di lavorare per un trattato internazionale legalmente vincolante per porre fine all'inquinamento marino della plastica", conclude Isabella Pratesi.
 
Clicca qui per leggere lo studio sulla nuova specie: www.biotaxa.org/

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