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Animalìe. La strage dei visoni allevati, l’allarme e la petizione della Lav

where Roma when Lun, 09/11/2020 who roberto

La Lega Anti Vivisezionista chiede che vengano vietati gli allevamenti di animali da pelliccia: “Evidenze scientifiche su rischi sanitari”. Gli allevamenti a rischio in Italia

L’attenzione alle misure di prevenzionelav-visoni_0.jpg per contrastare la pandemia di Covid-19 deve essere massima, con interventi tempestivi nei serbatoi che possono amplificare la diffusione del virus: per questi motivi la LAV ha attivato una petizione (https://www.lav.it/petizioni/emergenza-visoni) per chiedere al Governo di vietare, in Italia, gli allevamenti di visoni per farne pellicce.
 
I commenti: lo scienziato e l’attivista
“Sono ormai consolidate le evidenze scientifiche che identificano gli allevamenti intensivi dei visoni (destinati alla produzione di pellicce) come veri e propri serbatoi del virus SARS-CoV-2, che nell’uomo causa la malattia Covid-19. Un virus che, per le condizioni di allevamento intensivo in cui migliaia di animali convivono in spazi estremamente limitati, trova un ambiente ideale per replicarsi, evolvere e dunque subire mutazioni”, dice la Lega Anti Vivisezionista, la quale ha coinvolto Nicola Decaro, del dipartimento di Medicina Veterinaria all’Università di Bari, e presidente dell’Associazione italiana infettivologi veterinari, che afferma: “La maggiore preoccupazione che proviene dai visoni è, al momento, rappresentata dal possibile ruolo di amplificazione e di serbatoio che questi animali possono svolgere per quanto riguarda l’infezione dell’uomo. È necessario, pertanto, mantenere alta l’attenzione anche sul mondo animale attraverso una continua sorveglianza epidemiologica e molecolare negli animali”.
Secondo Simone Pavesi, della Lav sezione moda animal free, “ha senso continuare ad allevare migliaia di visoni per la produzione di pellicce sapendo che, oltre alla sofferenza arrecata agli animali, questa pratica può portare alla ulteriore diffusione del coronavirus, e anche in una forma mutata e potenzialmente più pericolosa?”.
 
Il visone e i virus
I visoni sono sensibili ai coronavirus, così come al “nuovo coronavirus” che sta provocando migliaia di vittime in Italia e nel Mondo. Nella catena di diffusione, il ruolo del visone è quello di ospite intermedio, infatti è ben documentato che il SARS-CoV-2 è stato introdotto negli allevamenti di visoni dall’uomo, gli stessi allevatori (o comunque addetti ai lavori collegati a queste strutture), che hanno molto probabilmente infettato gli animali.
Gli allevamenti di visone sono luoghi in cui migliaia di animali (da un minimo 2-3mila sino anche a 90mila individui) sono stabulati in piccole gabbie di rete metallica, posizionate fianco a fianco e in alcuni casi persino sovrapposte, dove tutti questi animali entrano inevitabilmente in contatto tra loro.
In simili condizioni, un solo visone infettato (dall’uomo) diventa a sua volta causa di contagio di tutti i suoi simili, e il virus trova così una ambiente perfetto per replicarsi in modo efficiente e con rapide mutazioni. Quello che poi è accaduto è che i visoni hanno nuovamente infettato alcuni lavoratori in allevamento e che, a loro volta, hanno disperso il virus (mutato) nella comunità. Sono documentati almeno 200 casi di Covid-19 con persone che presentano lo stesso sequenziamento genomico del SARS-CoV-2 isolato nei visoni (casi conclamati di spillover, dunque). In Europa molti Stati hanno già vietato gli allevamenti di animali “da pelliccia”: il Regno Unito, l’Austria, la Francia, il Belgio, la Slovenia, la Croazia, il Lussemburgo, la Repubblica Ceca, la Germania, l’Olanda. Anche in Polonia si sta discutendo proprio in questi giorni la chiusura di tutti gli allevamenti di animali utilizzati per la produzione di pellicce. Tutti questi Paesi hanno preso una decisione responsabile e, considerata la pandemia di Covid-19 e l’alta probabilità di diffusione del virus da questi allevamenti, previdente.
 
Covid e visoni: il caso italiano
Secondo la Lav, in Italia abbiamo circa 60mila visoni negli 8 allevamenti attivi (3 in Lombardia nelle province di Brescia, Cremona; 2 in Veneto nelle province di Padova, Venezia; 2 in Emilia-Romagna nelle province di Forlì-Cesena, Ravenna; 1 in Abruzzo, in provincia dell’Aquila).
L’Indagine Epidemiologica disposta dal Ministero della Salute (“Raccomandazioni e adempimenti per il commercio e l’allevamento di mustelidi”, Circolari 11120 del 14/05/2020 e 16241 del 21/07/2020 – DGSAF) si limita a rilevare sintomi o incrementi di mortalità prima di compiere i conseguenti accertamenti per la verifica della presenza del virus. “Ciò comporta la mancata intercettazione dei visoni asintomatici”, protesta l’associazione.  “In Italia nessuna autorità sanitaria sta svolgendo test diagnostici nei visoni di allevamento per verificare l’eventuale presenza del virus SARS-CoV-2. Più volte LAV ha rappresentato al Ministro della Salute, al Comitato Tecnico Scientifico ed ai Presidenti e Assessorati delle Regioni direttamente coinvolte dalla presenza di allevamenti di visoni, il documentato rischio di formazione di serbatoi del virus SARS-CoV-2 in queste strutture, chiedendo di modificare l’attuale sistema di screening che riteniamo inadeguato ad intercettare focolai con animali perlopiù asintomatici, ovvero di giungere alla definitiva chiusura di questi allevamenti”.
 
L’appello
Per questo LAV rinnova l’appello al Ministro Speranza: vieti da subito l’allevamento di visoni (e di altri animali per la produzione di pellicce). È anche una delle richieste contenute nel nostro Manifesto #NONCOMEPRIMA: ”non possiamo permetterci di correre altri rischi sanitari. Vieti questi allevamenti, per gli animali e per la salute di tutti noi cittadini” (https://www.lav.it/petizioni/emergenza-visoni).

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