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L’aria e le città. Uno studio conferma: il lockdown ha ridotto lo smog, ma il meteo resta centrale

where Milano when Lun, 18/10/2021 who roberto

I risultati confermano che il fattore determinante è il meteo e l’influenza delle condizioni del tempo agisce sulla concentrazione delle polveri

Arriva anche da un team di ricercatorimiloanosmog.jpg italiani la conferma che lo stop del traffico nel lungo lockdown nella prima fase pandemica nella primavera 2020 ha avuto un impatto sull'inquinamento nelle città. I ricercatori hanno infatti rilevato livelli più bassi di particolato, biossido di azoto e benzene.
Lo studio - pubblicato sulla rivista Urban Climate - è stato condotto dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, Enea, Istituto sull’inquinamento atmosferico (Cnr–Iia), Arpa Lazio e Val d’Aosta, Serco ed Aria-Net.
 
I dettagli dello studio
Nella ricerca è stato analizzato l'impatto del periodo di lockdown - dal 24 febbraio al 4 maggio 2020 - sulla composizione atmosferica in cinque siti urbani italiani.
"L'impatto della riduzione delle emissioni da traffico fornisce lo scenario di un futuro caratterizzato dall’aumento su larga scala dei veicoli elettrici" commenta Monica Campanelli del Cnr-Isac. Nel lavoro italiano sono state presentate le misure delle proprietà ottiche degli aerosol - lo spessore ottico quale indice della torbidità della colonna atmosferica - ottenute dai fotometri, le misure della concentrazione di biossido di azoto (NO2) nell’intera colonna d’aria da spettrometri e da misure satellitari e le concentrazioni al suolo di Pm10, Pm2.5, NO2, nerofumo e benzene. In esame sono state prese le città di Aosta, Milano, Bologna, Roma e Taranto, caratterizzate, per posizione geografica, da diverse condizioni meteo-climatiche. La ricercatrice Monica Campanelli del Cnr-Isac riferisce che "i parametri misurati nelle diverse città sono stati confrontati con quelli rilevati in un periodo di riferimento di 5 anni - 2015-2019 - escludendo i giorni caratterizzati da eventi di trasporto a lungo raggio, quali ad esempio il fumo proveniente dagli incendi dall'Europa orientale e dal Montenegro, le polveri dall'area del Caspio e dal Sahara, gli inquinanti dalla Pianura Padana verso Aosta".
 
L’aria più pulita
Il confronto ha evidenziato una drastica diminuzione del Pm10 (da un massimo di -52% ad Aosta , ad un minimo di -4% a Taranto), del Pm2.5 (da -46% ad Aosta e Milano, a -0,6% a Bologna), del nerofumo (da -77% ad Aosta, a -25% a Milano), dell’NO2 (da -72% a Roma , a -4% a Taranto) e delle concentrazioni del benzene (circa -50% in tutte le città a eccezione di Taranto).
Al contrario, la presenza di alcuni eventi di stagnazione, durante marzo 2020, ha provocato un incremento del PM2.5 nei siti meridionali, mentre nella sola zona industriale di Taranto è stato osservato un forte aumento del benzene (fino a +104%).
Infine, lo studio ha mostrato che la concentrazione di ozono al suolo è aumentata in media di circa il 30% in tutti i siti, mentre al contrario lo spessore ottico si è ridotto del 70% ad Aosta e del 50% a Roma.
 
L’effetto del meteo
"Rispetto a studi precedenti, questo lavoro ha mostrato l’influenza delle condizioni meteorologiche sulla concentrazione dei Pm" chiarisce Campanelli. "Il confronto fra le misure delle concentrazioni di gas e particelle prima e durante il periodo di lockdown è importante per studi aventi come obiettivo la correlazione tra emissioni da traffico ed inquinanti. Inoltre, l'impatto della riduzione delle emissioni da traffico fornisce lo scenario di un futuro caratterizzato dall’aumento su larga scala dei veicoli elettrici" conclude la ricercatrice del Cnr-Isac.

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