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L’aria che tira. L’appello della Legambiente contro ozono e metano. Un dossier

where Milano when Lun, 16/06/2025 who roberto

Pianura Padana maglia nera in Europa per inquinamento da ozono e metano. Il punto della Legambiente nel nuovo dossier “Inquinamento da ozono”. In Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si concentra quasi la metà delle emissioni italiane di metano a causa di allevamenti e coltivazione del riso. Il biometano fatto bene.

Con l’arrivo del caldo estivo insmogpianurapadana.jpg Pianura Padana è allarme per la qualità dell’aria per l’inquinamento da ozono. Suscitano attenzione i superamenti di livelli di ozono in un’area che ha già conquistato un doppio primato negativo. La Pianura Padana è maglia nera in Europa per inquinamento da ozono e un “hotspot” emissivo di metano, tra i gas all’origine dell’accumulo atmosferico di ozono. È un inquinamento troppo spesso sottovalutato, con picchi importanti soprattutto in estate e su cui “è urgente attivare azioni per la riduzione delle concentrazioni delle sostanze che agiscono da precursori di questo inquinamento”, afferma la Legambiente, associazione che sul tema ozono e metano ha pubblicato un dossier dal titolo “Inquinamento da ozono-il caso padano”, dedicato al ruolo del metano come precursore dell’ozono e in cui l’associazione ambientalista indica le proposte per ridurre le emissioni inquinanti come biometano-fatto-bene e transizione agroecologica.
 
Focus Ozono
Le città del bacino padano sono le più toccate in Italia dal fenomeno dell’ozono estivo. Infatti, considerando i dati Ispra degli ultimi 3 anni (2022-2024), la quasi totalità (90%) dei capoluoghi di provincia ha registrato più di 25 superamenti dell’obiettivo di lungo termine (olt). Il 55% dei capoluoghi ha registrato ben più di 50 giorni di superamento dell’olt, con picchi massimi (oltre 70 superamenti) nelle città di Bergamo (90), Piacenza (78), Vercelli (75), Milano (74), Lecco (73), Lodi (71) e Modena (70). Solo le località romagnole (Ravenna e Rimini) e quelle alpine (Belluno e Sondrio) rispettano i limiti normativi vigenti (meno di 25 superamenti annui).
Nell’ultimo triennio i superamenti della soglia di informazione sono stati cospicui: l’80% delle stazioni urbane ha registrato almeno un superamento nel 2022, il 68% nel 2023, il 38% nel 2024, con un andamento coerente con la meteorologia stagionale. Soltanto nel 2023 si è registrato un superamento della soglia di allarme (città di Bergamo).
Le città più inquinate, specie quelle ai piedi delle prealpi, subiscono meno gli effetti dell’inquinamento prodotto nel loro territorio ma sono contaminate dal fatto di essere sottovento rispetto alle principali fonti di emissione: sono le brezze estive a portare l’aria inquinata da ozono a ridosso dei primi rilievi prealpini e appenninici.
 
Focus Metano
In Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si concentra quasi la metà delle emissioni nazionali di metano. Questo primato dipende in gran parte dall’elevata densità di capi bovini presenti negli allevamenti intensivi; ma anche dalla coltivazione del riso, le cui emissioni sono concentrate nei mesi estivi, quando nelle risaie, con acqua calda e povera di ossigeno, sono massime le fermentazioni naturali che producono metano. Non va dimenticato, sottolinea Legambiente, che nel nord Italia, nelle province piemontesi e lombarde di Novara, Vercelli, Pavia e Milano, si trova la più importante area di coltivazione del riso presente in Europa, estesa per circa 2.200 chilometri quadri di monocoltura. I livelli atmosferici di metano sono anche spinti dalle concentrazioni atmosferiche medie, che alle nostre latitudini hanno superato le 2000 ppb (parti per miliardo) rispetto ad un valore dell’epoca preindustriale di circa 700 ppb: le emissioni locali possono determinare aumenti localizzati delle concentrazioni, e quindi dei processi atmosferici che generano ozono, oltre a contribuire al dato globale.
 
La proposta
In sintesi, per la Legambiente è necessario che le migliori pratiche, oggi volontarie, diventino elementi qualificanti per l’accesso agli incentivi sul biometano. “I digestori anaerobici, sottolinea la Legambiente, possono contribuire a ridurre le emissioni di metano prodotte dagli effluenti zootecnici, sostituendo un equivalente volume di metano fossile, ma devono farlo applicando le migliori pratiche costruttive e gestionali, per evitare di diventare a loro volta fonti emissive”, afferma la Legambiente. L’associazione si è attivata con la campagna MetaNO–Coltiviamo un altro clima, in raccordo con la coalizione europea Methane Matters, formata dalle associazioni impegnate per il rispetto del Global Methane Pledge.
 
Soluzione biometano
Un’altra iniziativa è la campagna “Fattore Biometano–Moltiplichiamo i benefici per il clima e l’agricoltura”, il cui obiettivo è favorire l’educazione e la sensibilizzazione sulla tecnologia della digestione anaerobica della materia organica per la produzione di biometano, fornendo strumenti e informazioni corrette e scientificamente attendibili per contrastare le fake news e i pregiudizi sul tema. Dice la Legambiente che “il biometano rappresenta una risorsa strategica per la transizione ecologica e la lotta alla crisi climatica, in particolare quello prodotto dalla filiera agricola attraverso il recupero di scarti organici e reflui zootecnici, che permette di rafforzare l’economia circolare in agricoltura, ridurre le emissioni e valorizzare le risorse del territorio”.
 
Il commento di Zampetti
“È fondamentale più che mai invertire la rotta senza dimenticare – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale della Legambiente – che la Pianura Padana presenta anche un’elevata presenza di polveri sottili (Pm10) e di biossido di azoto, tipico inquinante prodotto dalla combustione dei motori diesel. Lo stop alla circolazione dei veicoli Euro 5 diesel prevista dal 1° ottobre in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna, nei comuni con popolazione superiore ai 30mila abitanti, non deve essere rinviato. Si tratta di una misura tampone che deve, però, essere accompagnata da interventi e politiche strutturali che incidano su tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento. Tra le priorità su cui lavorare occorre mettere prima di tutto al centro la mobilità urbana potenziando il trasporto pubblico, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando low emission zones e usando politiche come città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso”.
 
Il commento di Di Simine
“Un grosso ostacolo alla riduzione delle emissioni di metano nelle regioni padane – dichiara Damiano Di Simine responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – è nei numeri degli allevamenti intensivi, che derivano da decenni di assenza di governo dei processi di concentrazione nella zootecnia, con il risultato di un grande numero di animali allevati in sempre meno aziende di allevamento, sempre più dipendenti dall’importazione di foraggi esteri e sempre meno in grado di gestire le decine di milioni di tonnellate di liquami prodotti. Ridurre il numero dei capi è un elemento dirimente per la sostenibilità zootecnica in Pianura Padana, e lo si deve fare puntando sull’aumento del valore e della qualità delle produzioni, anziché sulla quantità, ma ci sono anche spazi di innovazione per le pratiche agricole, sia dal punto di vista colturale che da quello impiantistico, puntando ad una migliore e più efficace gestione della materia organica. Così come nel settore risicolo, per esempio, le tecniche di sommersione e asciutta periodica permettono di ridurre fortemente le emissioni di metano. Lo sviluppo di una impiantistica avanzata per la raccolta, stoccaggio e trasformazione dei liquami può permettere da un lato di migliorare le rese produttive di biogas e biometano, e dall’altro di ridurre moltissimo le emissioni fuggitive di metano che derivano dalla gestione di liquami e digestati”.
 
Leggi il rapporto della Legambiente su ozono e metano: https://www.legambiente.it/wp-conten...

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