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Le autonomie smembrano lo Stelvio. Gli ecologisti si svegliano: “Renzi, salva il Parco”

where Roma when Lun, 30/03/2015 who redazione

Dopo anni le province autonome di Trento e Bolzano hanno ottenuto lo smembramento e la provincializzazione dello Stelvio. Le associazioni ambientaliste al premier: non deve sottoscrivere, l'Italia infrange la Convenzione delle Alpi

Come i lettori hanno potuto leggere dalle nostre cronache dei mesi scorsi, dopo anni di spinte e richieste, le province autonome di Bolzano e Trento hanno ottenuto la morte del Parco nazionale dello Stelvio e la nascita dei tre parchi dello Stelvio di Bolzano, di Trento e della Lombardia. È uno dei parchi nazionali più antichi d'Europa, il più esteso dell'intero arco alpino, istituito 80 anni fa sul massiccio montuoso Ortles-Cevedale.
 
malgapaludeitizianomochenfotoarchiviopns.jpgLa protesta degli ambientalisti - Solamente ora le associazioni ambientaliste Cipra Italia, Enpa, Fai, Federazione Protezionisti Sudtirolesi (Dachverband für Natur-und Umweltschutz in Südtirol), Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness Italia, Pro-Natura, Touring Club Italiano, Wwf Italia insorgono: “Proprio il suo essere un territorio spartito tra una regione ordinaria e due province a statuto speciale è l'elemento su cui da cinque anni si è scatenata l'offensiva autonomista, per ottenere lo smembramento e la spartizione tra tre enti distinti sulla base del principio ciascuno padrone a casa propria. Un'offensiva - scrivono in comunicato stampa congiunto in cui annunciano una lettera-appello mandata al premier Matteo Renzi - che era stata bloccata dal rifiuto dell'allora presidente Napolitano di sottoscrivere il decreto che avrebbe dovuto sancire la scissione già nel 2012, ma che ora rischia di arrivare al suo epilogo, con l'intesa sottoscritta l'11 febbraio e approvata nei giorni scorsi dal comitato paritetico tra Governo e Province Autonome, ora all'attenzione del Consiglio dei Ministri. Ma un massiccio montuoso non può essere separato nelle sue componenti amministrative, e anzi in tutto l'arco alpino la vera sfida è quella di riuscire a governare in modo unitario un patrimonio di natura, paesaggio e cultura che è frammentato da ogni possibile confine.

Per questo negli otto Stati alpini è in vigore da circa vent’anni un trattato internazionale di tutela, la Convenzione per la Protezione delle Alpi, che l'Italia ha ratificato con una legge che risale al 1999. Trattato, denunciano gli ambientalisti, che verrebbe fragorosamente violato dall'Italia nel momento in cui un parco nazionale dovesse perdere questo attributo per diventare un patchwork di aree provinciali, con una forte attenuazione delle tutele su ambienti che per 80 anni hanno goduto, almeno sulla carta, di una protezione pressoché integrale.

Secondo le associazioni, "il parco deve mantenere una unitarietà che consenta di qualificarlo come parco nazionale, e che produca gli atti fondamentali di tutela, come il piano e il regolamento, che valgano per tutto il territorio, con il presidio istituzionale del Ministero dell'Ambiente, anche a garanzia degli impegni che l'Italia ha assunto verso l'Europa per quanto riguarda i numerosi siti naturali di interesse comunitario presenti al suo interno: non è concepibile un parco in cui un gipeto o un camoscio godano di differenti tutele a seconda che si trovino in territorio lombardo, altoatesino o trentino".
 
Il debole comitato dei saggi - Nell'appello inviato al premier due sono, in particolare, i punti che gli ambientalisti contestano: il primo riguarda la soppressione dell'ente parco, sostituito da un comitato di coordinamento formato da 9 saggi che dovrebbero fornire indirizzi: un comitato privo di personalità giuridica, di personale, di bilancio (tanto da non poter nemmeno provvedere ai rimborsi per la partecipazione alle sedute). Le associazioni chiedono che quel comitato sia dotato di personalità giuridica e di effettivi poteri per tutto quanto riguarda le funzioni unitarie del parco nazionale. Il secondo punto riguarda il venir meno degli strumenti fondamentali di governo di ogni parco nazionale: il piano del parco e il regolamento.
 
Zero soldi dallo Stato - Ulteriore aspetto che le associazioni criticano è quello relativo alle risorse economiche: il ministero dell'Ambiente, infatti, cesserebbe di fornire il contributo ordinario di funzionamento dell'ente parco, che verrebbe interamente assunto dalle province autonome, anche per la parte lombarda del parco (in Lombardia si trova quasi metà del territorio tutelato), di fatto creando una situazione di forte diseguaglianza. Le associazioni ambientaliste chiedono che il funzionamento dell'ente continui a essere una responsabilità nazionale, utilizzando le risorse delle province autonome per progetti di sviluppo territoriale a beneficio dei comuni del parco.

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La Malga Paludei (di Tiziano Mochen)
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