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Bersani e Renzi al ballottaggio – Chi è il candidato più green del centrosinistra?

where Milano when Lun, 26/11/2012 who redazione

Da un lato il segretario del Pd, già protagonista della liberalizzazione del mercato energetico che vuole rendere permanente la detrazione del 55% e che non si schierò apertamente contro il nucleare. Dall’altra il rottamatore, che nella sua esperienza amministrativa ha ridotto imballaggi e rifiuti, reso le case popolari più efficienti e sostiene tutte le agroenergie

di Roberto Bonafini

Si apre la settimana che porta al ballottaggio di domenica prossima, 2 dicembre, con cui si deciderà il leader del centrosinistra. Pier Luigi Bersani contro Matteo Renzi: ma chi è il candidato più verde?
Il segretario e il rottamatore si sono più volte occupati di temi green in questa lunga campagna per le elezioni primarie, sollecitati anche dalla componente ambientalista che si trova in seno al Pd – Realacci è vicino al sindaco di Firenze – e da Greenpeace che ha posto ai candidati una serie di domande in materia di sostenibilità.
Agli eco-quesiti di ogni parte sono arrivate risposte fatte di belle dichiarazioni d’intenti e lodi alla green economy. “L’Italia deve impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici – ha detto qualche giorno fa Bersani – puntare su efficienza energetica, rinnovabili e recupero di materia, definire un disegno coerente di politiche industriali integralmente ecologiche”. E che dire di Renzi, che a proposito di sostegno alle rinnovabili ha fatto sapere che “andrà ottimizzato il sistema degli incentivi, per tutelare sia il consumatore sia gli investitori: occorrono programmazioni di lungo periodo con garanzie di stabilità e aiuti modulati per evitare effetti distorti nel mercato”.
Intanto, però, segnatevi anche qualche promessa (più concreta) di Bersani: “Va resa permanente la detrazione fiscale del 55% per finalità ambientali, estendendone l’adeguamento alle norme antisismiche”. Ma anche quella di Renzi (al punto 5 del suo programma): “Imporremo a tutte le amministrazioni pubbliche di acquistare solo auto a basso consumo via via che le attuali, a benzina o diesel, dovranno essere sostituite”.
Ma oltre le parole, il segretario e il rottamatore hanno contribuito al green anche nei fatti.
Bersani, per esempio, ha contribuito a costruire l’architrave del sistema energetico attuale con la liberalizzazione del mercato elettrico con il decreto che porta il suo nome. Il provvedimento provocò, di fatto, la fine del monopolio dell’Enel creando nuove opportunità e aspettative per il nascente settore dell’energia privata, tra cui anche quello delle rinnovabili.
Il sindaco di Firenze, in precedenza presidente della provincia, ha firmato numerosi provvedimenti in salsa green. Tra questi: lo stanziamento nel 2007 di quasi un milione di euro per sostenere la diminuzione di imballaggi e di contenitori, le prime abitazioni a Firenze di edilizia residenziale pubblica a “energia zero”, in anticipo sulla scadenza fissata per legge europea al 2020, e la decisione, introdotta dal piano regolatore edilizio, di bloccare ogni nuova costruzione nel centro storico.
Infine, ecco le due posizioni che gli ortodossi dell’ambiente non digeriscono e che riguardano la scarsa obiezione al nucleare del segretario Pd e la vocazione agroenergetica del giovane concorrente.
Nel primo caso siamo nel 2009, e di fronte all’ondata pro-atomo del governo Berlusconi l’esponente del Pd – leggiamo negli archivi di e-gazette – si espone in un convegno a Piacenza sulla questione Nimby. “Dobbiamo rompere il fronte del no, la popolazione si scatena e si oppone perché in Italia c’è una scarsa informazione”, disse Bersani. “Nel nostro paese il problema energetico e quello ambientale continuano a litigare come due gemelli e non è scontato che entro il 2030 si riuscirà a farli smettere. Non sono sfavorevole al nucleare – proseguì – ma servono investimenti statali sia per i finanziamenti alla ricerca sia per la garanzia di sicurezza”.
E ai detrattori degli impianti a biomasse vicino casa non piacerà sapere che, nel caso di vittoria di Renzi, al punto 6 del suo programma si sostiene “la promozione dei prodotti legnosi per sostituire materiali ad alto consumo energetico (per esempio cemento e acciaio) e lo sviluppo di biomassa agroforestale a uso energetico (in particolare la filiera del biogas e biometano e i biocombustibili di seconda generazione), in linea con i criteri dell’Unione europea”.
Orami fuori dalle dispute dopo il primo turno, è la veneta Laura Puppato a fare la sintesi su quello che gli elettori di centrosinistra (nella stragrande maggioranza) vorrebbero. “La green economy è l’asse centrale del nostro futuro produttivo e industriale – sostiene Puppato. – La blue economy è la risposta al collasso dello smaltimento dei rifiuti, dell’energia ad alto costo e allo sfruttamento selvaggio del territorio. Il centrosinistra deve avere il coraggio di dire che questo è il cuore del nostro programma”. Già, ce l’avrà questo coraggio il candidato vincente del centrosinistra?