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Boschi in fiamme - La caccia, il caso della Maiella

where Sulmona when Lun, 04/09/2017 who roberto

Il Ministro sente Borrelli (Protezione Civile), il Presidente D'Alfonso e il Prefetto dell'Aquila. "Oggi vicini alla comunità parco con uomini e mezzi, domani per il ripristino della biodiversità"

Nei giorni scorsi un vasto incendio ha incenerito numerose foreste del massiccioparco-maiella.jpeg abruzzese della Maiella, e soprattutto nella zona del monte Morrone. “Siamo vicini alle comunità del Parco oggi e lo saremo anche domani - ha commentato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti - ; quando sarà il momento degli interventi specifici di ripristino e recupero della biodiversità”.
“Quella che sta vivendo l’Abruzzo per gli incendi è un’emergenza gravissima. Ad oggi - ma l’elenco è in continuo aggiornamento - il territorio di 89 comuni abruzzesi su un totale di 305  (siamo a quasi 1 comune su 3) è stato interessato dalle fiamme”. Lo dichiara il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta, che aggiunge: “La situazione del Parco della Maiella è emblematica: è incredibile che un Parco nazionale possa bruciare per 10 giorni senza che si riesca a risolvere la situazione. Non solo bisogna utilizzare tutti i mezzi a disposizione per spegnere il più presto possibile quell’incendio, ma anche individuare e correggere cosa non ha funzionato, perché situazioni come queste semplicemente non devono verificarsi mai più”.
L’Ispra: limitare la caccia - Limitare il più possibile la caccia, poiché le specie selvatiche sono state messe a dura prova da siccità e incendi. Lo raccomanda l'Ispra, l'istituto di ricerca del Ministero dell'Ambiente, in una nota inviata a tutte le Regioni italiane e pubblicata sul suo sito.
Il Wwf: l’Ispra ha ragione ma le Regioni non si adeguano - Il parere Ispra sulle “condizioni meteoclimatiche” e la caccia è inequivocabile: le condizioni di caldo estremo che perdurano da mesi, caratterizzate “da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità, che ha determinato in tutta Italia una situazione accentuata di stress in molti ecosistemi”, aggravate da una drammatica espansione degli incendi comportano “una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie”. Le regioni, quindi, si comportino di conseguenza prevedendo il divieto o la forte limitazione dell’attività venatoria. Il Wwf, che agli inizi di agosto ha scritto a tutte le Regioni per chiedere risposte serie e adeguate alla drammatica situazione della fauna e degli ecosistemi naturali, ritiene che quanto prescrive l’autorevole parere dell’Ispra sia davvero il minimo che le regioni debbano fare per garantire quel nucleo di salvaguardia della fauna selvatica tante volte richiamato anche dalla Corte Costituzionale per rispettare le norme europee ed internazionali. Se si va a caccia in queste condizioni, non solo si uccidono animali stremati da fame e sete o ormai senza forze, consumate per fuggire dal fuoco, ma si attenta anche alla sopravvivenza delle future popolazioni di molte specie selvatiche.
Il Movimento Animalista - Le risposte delle Regioni all'appello delle associazioni animaliste e alla nota ufficiale dell'Ispra, che suggerisce rilevanti modifiche al calendario venatorio, sono "l'ennesimo trionfo della lobby della caccia", una "presa in giro" che "non prevede neppure il minimo sindacale: l'eliminazione delle preaperture dopo l'estate-record degli incendi e della siccità". A sottolinearlo è Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista.

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