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Il caso Mose. Le acque alte di dicembre mostrano i contrasti con il porto

where Venezia when Lun, 14/12/2020 who roberto

Nei primi giorni del mese il dispositivo contro le maree è stato fatto funzionare di continuo, e il porto ha dovuto ridurre il traffico di navi

Il Mose, il dispositivo di 78 paratoiemose-venezia_0.jpg mobili che formano quattro barriere a scomparsa contro l’acqua alta che danneggia Venezia e la laguna, non è ancora completato ma viene già fatto funzionare in forma sperimentale in caso di acque alte più disastrose, cioè quelle con altezze superiori ai 130 centimetri. Nei primi giorni di dicembre la sequenza continua di maree rilevanti ha costretto a un uso quasi continuo delle barriere, rimaste alzate anche per diversi giorni di continuo. Tra le diverse conseguenze, oltre al ristagno delle acque lagunari, ci sono stati forti limitazioni al traffico navale. Ciò imporrebbe al porto di Venezia una condizione di “porto regolato”, come son “porti regolati” quelli del Mare del Nord con dispositivi simili di limitazione. Inoltre, la principale “porta” d’accesso delle navi, la bocca di porto di Malamocco, è stata dotata di un passaggio per consentire il transito delle navi anche con il Mose in funzione. Ma quel passaggio sarebbe stato progettato male, e le navi di dimensioni maggiori non riescono a farvi ricorso.
 
Protesta l’Autorità del porto

In merito all’operatività dei porti lagunari in presenza del sistema Mose attivo, il commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, ha detto che “il porto di Venezia sta vivendo delle ore molto difficili poiché si trova a non avere un accesso al mare in presenza del sistema MoSE in azione. Solo la mattina del 9 dicembre avevamo 8 navi ferme in rada e 9 in laguna in attesa di uscire. Purtroppo si sta realizzando tutto quello che avevamo previsto negli ultimi anni: senza una conca di navigazione funzionante che permetta alle navi di entrare ed uscire nella laguna anche con le barriere del Mose sollevate i porti di Venezia e Chioggia non possono resistere a lungo e sono destinati a perdere competitività e, di conseguenza, commesse e occupazione. Alcune soluzioni le abbiamo anche prospettate e depositate da tempo, come la necessità di realizzare ed istituire il cosiddetto Porto Regolato e la evidente necessità di sistemare al più presto la conca di navigazione, magari riadattandola anche a banchina ad alti fondali. Inoltre, sebbene sia comprensibile che in questa prima fase ancora sperimentale di utilizzo del Mose si stia dando priorità alla sicurezza e al buon funzionamento del sistema e delle procedure, è urgente che si strutturi una cabina di regia, dove l’AdSP dovrà avere necessariamente un ruolo, che possa avere una visione complessiva di tutti i processi, in modo tale da gestire in efficienza anche i traffici portuali”.
 
Marinese (Confindustria): urgente la conca per le navi
Ora "bisogna correre per sistemare la conca di navigazione. Il provveditore ci ha detto che entro un anno sarà finita e io immagino lo abbia detto con cognizione di causa, quindi credo che sia necessario arrivare a fine 2021 potendo inaugurare sia il Mose, che nel frattempo sarà collaudato, che la conca di navigazione. Una inaugurazione parziale non si può fare, lo abbiamo visto". Così il presidente di Confindustria Venezia Rovigo Vincenzo Marinese, commenta all’agenzia Dire la situazione del porto di Venezia. "Bisogna consentire al porto di vivere e al Mose di salvaguardare la città”.
 
I politici di Roma contro Zaia

"Capiamo la frustrazione del presidente Zaia di non avere nessun merito nella realizzazione del Mose, ma è davvero paradossale che pretenda di essere lui a decidere chi debba gestirlo: guarda caso, il suo alleato Brugnaro. Meglio stendere un velo pietoso sul ruolo svolto dalla Regione in passato sui lavori dell’opera.
Zaia deve farsi una ragione del fatto che il Mose è un’opera realizzata completamente con risorse statali per quasi 6 miliardi. Perciò la gestione non può che essere in capo allo Stato che dovrà garantire anche le ingenti risorse necessarie per la gestione e la manutenzione dell’opera, calcolate in 80-100 milioni l’anno. In tal senso è nata l’Autorità per la Laguna, che non è altro che la riproposizione del Magistrato alle Acque, ma con maggiori strumenti più personale e soprattutto maggiori risorse disposizione”. Così in una nota i parlamentari Pd Nicola Pellicani e Alessia Rotta presidente della commissione Ambiente.

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