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​Clima globale – Approvato il pacchetto di Bruxelles. Le posizioni e i Paesi

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 10/03/2014 who michele

Gli Stati membri chiedono più flessibilità per ridurre le emissioni. Gli incentivi al settore elettrico. Divisione fra commissari

I ministri dei Ventotto, durante il Consiglio Energia dell'Ue a Bruxelles, hanno appoggiato in linea di massima la nuova proposta della Commissione europea di tagliare entro il 2030 le emissioni di gas a effetto serra dell'Unione per il 40% rispetto ai livelli del 1990, insistendo sull'esigenza di garantire la massima flessibilità e autonomia dei singoli Stati membri per quanto riguarda il modo di conseguire quest'obiettivo, ovvero le scelte nell'ambito di ciascun "mix" energetico nazionale.
La Commissione ha proposto anche di portare al 27%, sempre entro il 2030, la quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo complessivo dell'Unione, ma senza declinare quest'obiettivo al livello nazionale. La maggior parte dei ministri intervenuti nel dibattito al Consiglio Energia ha approvato l'assenza di obiettivi nazionali in questo settore. Molti ministri, inoltre, si sono detti contrari a conferire all'Esecutivo Ue poteri forti di controllo e coordinamento nei riguardi dei piani nazionali che gli Stati membri dovranno presentare per lo sviluppo delle rinnovabili sul loro territorio.
I leader europei discuteranno nuovamente, al prossimo vertice del 20 e 21 marzo, il pacchetto di politiche climatiche ed energetiche proposto dalla Commissione Europea, in vista del vertice sul clima organizzato, per settembre, dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon.
Avere al livello nazionale un obiettivo cospicuo di riduzione delle emissioni, senza accompagnarlo con un obiettivo di aumento della quota di rinnovabili nel "mix" energetico significa, nelle intenzioni di molti Stati membri, poter incentivare con il sostegno pubblico non solo le fonti "verdi" vere e proprie, ma anche le altre cosiddette fonti "low carbon", ovvero il nucleare e il gas (compreso il controverso gas di scisto). Musica per le orecchie delle compagnie energetiche che, dopo aver investito nelle centrali a gas, si sono ritrovate spiazzate dal forte sviluppo delle rinnovabili (spinto dagli incentivi) e dalla rivoluzione del gas di scisto americano, con il conseguente arrivo di carbone a prezzi stracciati dagli Usa.
L'idea che gli incentivi pubblici possano andare non solo alle rinnovabili, ma anche al nucleare, è stata già messa in pratica dal governo britannico, che si è impegnato a sostenere per 35 anni, con una tariffa fissa garantita e indicizzata all'inflazione, l'energia prodotta da una nuova centrale atomica in costruzione a Hinkley Point, nel Sud Ovest dell'Inghilterra.
È  lo stesso tipo di incentivo ("feed-in tariff") applicato per anni alle rinnovabili in molti paesi Ue, a partire da Italia e Germania. Il commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia, ha aperto un'inchiesta (potrebbe trattarsi di aiuti di Stato proibiti dal diritto Ue), ma il suo collega all'Energia, il tedesco Günther Öttinger, non sarebbe contrario. A chi gli chiedeva se pensi che con il nuovo pacchetto clima-energia si potrà dare al gas e al nucleare lo stesso tipo di sostegno pubblico che hanno avuto finora le rinnovabili, Öttinger ha risposto: "È una questione aperta, dobbiamo verificare. Comunque, questo tipo di aiuti va notificato alla Commissione, come ha fatto il Regno Unito" per la centrale di Hinkley Point.
A premere perché il Consiglio Ue del 20 marzo dia un segnale chiaro sul pacchetto clima-energia per il 2030 sono stati gli altri big dell'economia europea: Germania, Francia e Gran Bretagna, mentre a frenare è soprattutto la Polonia, insieme ad altri vicini dell'est.
 

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