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Clima. Studio Greenpeace punta a un’Italia 1.5 a emissioni zero tra 20 anni

where Roma when Lun, 22/06/2020 who roberto

Due gli scenari per arrivare alla decarbonizzazione nel 2040 e nel 2050 con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5°C

Greenpeace Italia lancia, nei giorni greenpeace.jpgdegli Stati generali dell’economia, “Italia 1.5”, uno scenario di rivoluzione energetica all’insegna della transizione verso le rinnovabili e della totale decarbonizzazione del Paese. Un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare gli accordi di Parigi, diventando a emissioni zero, con vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica.
 
Nel lavoro si sviluppano due scenari – uno con il traguardo di emissioni zero dell’Italia al 2040, uno con una decarbonizzazione totale al 2050 – confrontandoli con lo scenario contemplato dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), consegnato dal governo all’Ue a inizio 2020. Un piano, quello governativo, che però non è in linea con gli Accordi di Parigi e che continua a puntare sul gas fossile. Una strategia energetica da rivedere, dunque, come ha peraltro dichiarato anche il ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
 
La rivoluzione energetica promossa da “Italia 1.5” - in linea con l’obiettivo per l’Italia di fare la propria parte per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5 °C - oltre a rispondere alle preoccupazioni della comunità scientifica, porterebbe con sé vantaggi economici e occupazionali. Entro il 2030, secondo lo studio pubblicato da Greenpeace Italia, si avrebbe infatti la creazione di 163mila posti di lavoro, ovvero un aumento dell’occupazione diretta nel settore energetico pari al 65 % circa. Anche dal punto di vista economico la transizione potrebbe interamente finanziarsi con i risparmi derivanti dalla mancata importazione di combustibili fossili al 2030. Un cambio sistemico, che condurrebbe a enormi vantaggi economici nei decenni a seguire.
 
“In questi giorni il governo Conte e le istituzioni europee dichiarano a più riprese di voler puntare anche sulla transizione energetica per ripartire dopo lo shock causato dalla pandemia di Covid-19. Il piano “Italia 1.5” di Greenpeace Italia va esattamente in questa direzione -, dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. - Non è possibile pensare a un futuro migliore, se non puntiamo con determinazione e rapidità su rinnovabili ed efficienza energetica, abbandonando i combustibili fossili che causano cambiamenti climatici, inquinamento e degrado ambientale”.
 
“In questo nostro studio ci sono numeri chiari, che dimostrano innanzitutto che il PNIEC del governo non è nell’interesse dei cittadini italiani ma risponde piuttosto alle richieste delle lobby di gas e petrolio -, continua Iacoboni. - Occorre subito una rivisitazione degli obiettivi su clima e rinnovabili, una rivoluzione che coniugherebbe la tutela del clima e del Pianeta, con vantaggi economici e per la competitività e la modernità del Paese. L’emergenza climatica in corso sta interessando pesantemente anche il nostro Paese, con danni a persone, ambiente ed economia, e non è più possibile rinviare la rapida transizione verso un Paese 100 per cento rinnovabile”, conclude. Lo studio, commissionato da Greenpeace Italia all’Istitute for Sustainable Future di Sydney (ISF), utilizza per lo scenario italiano una metodologia già applicata su scala globale per lo scenario di decarbonizzazione del Pianeta promossa dalla Dicaprio Foundation e realizzata dalla stessa ISF, dall'Agenzia aerospaziale tedesca (DLR) e dall'Università di Melbourne.
 
Costa: percorso auspicabile - “Lo studio di Greenpeace e il lancio di Italia 1.5, scenario di rivoluzione energetica all’insegna della transizione verso le rinnovabili e della decarbonizzazione del Paese, offre spunti di riflessione interessanti, tanto più in un momento di ripartenza come quello che stiamo vivendo”.
Così, in una nota, il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa commenta il nuovo report di Greenpeace per permetterebbe all’Italia di rispettare gli accordi di Parigi, diventando a emissioni zero. “È indubbio - aggiunge Costa - che si tratta di un percorso auspicabile. In quest’ottica, e come ho già avuto modo di dire, il Pniec necessita di essere rimodulato tenendo conto del grande e continuo lavoro che stiamo portando avanti per riscrivere i paradigmi sociali, economici e ambientali per far ripartire il Paese”.   “Ritengo - conclude Costa - che per imprimere quel cambio di passo ormai necessario, il confronto con associazioni come Greenpeace, che voglio ringraziare, sarà fondamentale”.

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