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COP26, sussidi ai fossili. WWF: bene l’Italia per lo stop all’estero, ora una roadmap per cancellarli anche da noi

where Roma when Lun, 08/11/2021 who roberto

Dalla COP 26 di Glasgow stop ai crediti all’esportazione ambientalmente dannosi. Il commento di Greenpeace, Legambiente e WWF Italia

Sono questi i segnali concreti barrels-of-oil.jpgsulla strada della decarbonizzazione che auspichiamo escano dalla COP 26: bene che l’Italia, aderendo alla iniziativa promossa dal governo inglese, sia fra le nazioni leader a livello mondiale che hanno deciso a Glasgow di porre fine ai finanziamenti all’estero a sostegno dei combustibili fossili. Mettere fine ai Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) forniti dall’Italia fuori dai confini è un ottimo segnale che speriamo si traduca, come chiesto nel Green Deal Europeo, nella definizione di una roadmap per la progressiva cancellazione dei SAD, entro il 2030, per i combustibili fossili anche nel nostro Paese che ancora oggi ammontano a 17,7 miliardi di euro.

Italia terza per crediti all’estero
Nel 2015, l’Italia è stata il terzo paese al mondo a fornire crediti per progetti all’estero finanziati con fondi pubblici (14), preceduta da Germania (31) e Danimarca (18). Anche in termini finanziari l’Italia è stata il terzo paese a sostenere il maggior volume di esportazioni con 1,87 miliardi di Diritti Speciali di Prelievo (DSP), preceduta dalla Germania (3,58 miliardi di DSP) e dal Giappone (2,40 miliardi di DSP). Il ruolo principale dei crediti e delle garanzie all’esportazione è quello di promuovere il commercio in un ambiente competitivo, fornendo incentivi economici positivi per le imprese e gli attori privati per entrare in mercati rischiosi. Ma le stesse istituzioni multilaterali non hanno chiare restrizioni in merito a quali tecnologie evitare di finanziare, con la conseguenza di fornire comunque importanti agevolazioni a progetti ad alto impatto ambientale, spesso giustificati da obiettivi di sviluppo non necessariamente sostenibili per i paesi in cui l’attività è condotta. Per questo la decisione dei giorni scorsi è un ulteriore passo avanti - riguardando non solo il carbone ma tutti i combustibili fossili - verso la sostenibilità ambientale delle scelte dei Paesi più ricchi sulla strada della decarbonizzazione.

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