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Coronavirus e smog. Quelli che studiano. Rse: così calano gli inquinanti

where Milano when Lun, 25/05/2020 who roberto

Analisi sugli ossidi di azoto. Le politiche locali e i divieti temporanei hanno effetti modesti

Anche il centro ricerche Rse ha roma-lockdown.jpganalizzato la clausura sanitaria per capire il peso dell’inquinamento da traffico. E ha dedotto che il traffico ha un ruolo rilevantissimo nella formazione degli inquinanti. Difatti il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 è un campo di indagine unico e irripetibile di verifica “sul campo” di politiche di mitigazione dell’inquinamento. A partire da dati di riduzione del traffico stradale, è possibile stimare le emissioni atmosferiche in questo periodo eccezionale e confrontarle a quelle che ci sarebbero state in una condizione “business as usual” (BAU), senza l’emergenza sanitaria.

“La riduzione della mobilità ha indotto - dice l’Rse - a un calo significativo nella concentrazione modellata, con valori inferiori ai 40 µg/m3 (microgrammi per metro cubo d’aria). Le riduzioni in termini assoluti sono generalmente superiori ai 10 µg/m3, nella città metropolitana di Milano e aree adiacenti, con massimi superiori ai 20 µg/m3. Il miglioramento significativo della qualità dell’aria si ottiene di fronte a riduzioni molto significative delle emissioni stradali; ne deriva quindi che le politiche di mobilità, per essere incisive, devono basarsi su strategie di ampio respiro.
 
La sintesi dello studio
L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione planetaria del Covid-19 ha determinato una serie di provvedimenti che, in molte nazioni, hanno portato alla chiusura di attività produttive e commerciali, all’introduzione di misure di confinamento con conseguenti diminuzioni – per esempio fino al 75% nelle settimane di chiusura generalizzata delle attività a Milano – del traffico privato. Ciò ha indotto, evidentemente, un calo nelle emissioni di inquinanti legato al trasporto stradale.
Il lavoro di RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, che vanta una notevole esperienza sugli studi della qualità dell’aria a livello nazionale – intende fornire una prima valutazione degli effetti sulla qualità dell’aria nel territorio milanese e lombardo nel periodo febbraio-marzo 2020. Una condizione favorevole, se considerata nell’ottica delle ricerca scientifica, perché permette di compiere delle valutazioni e confrontare modelli in situazioni reali di calo del traffico veicolare mai verificatesi in passato.
Gli elementi di assoluta novità metodologica sono determinati, infatti, dalla condizione di lockdown che consente di validare, attraverso misure, la capacità del modello di ricostruire la situazione base e gli scenari legati a particolari condizioni. In altre parole è possibile porre in relazione, direttamente e quantitativamente, provvedimenti e impatti.
 
Nel mirino gli ossidi di azoto
Lo studio ha considerato in particolare il biossido d’azoto (NO2), inquinante nocivo maggiormente legato al traffico veicolare. In prospettiva si sta già lavorando per poter considerare l’impatto anche sul particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), molto presente nel contesto lombardo e altrettanto impattante sulla qualità dell’aria.
Secondo i dati Arpa Lombardia il traffico stradale è principale fonte emissiva di ossidi di azoto (Nox): il 51% su base annuale in Regione e il 65% nella città metropolitana di Milano. Gli ossidi di azoto sono quindi validi “traccianti” per questo tipo di indagine preliminare sugli effetti della drastica riduzione del traffico veicolare sulla qualità dell’aria. Il confronto fra lo stato attuale dell’aria lombarda con quello degli anni precedenti è stato svolto prendendo in esame le misure di biossido d’azoto rilevate dalle centraline di Arpa Lombardia, che ha evidenziato una netta diminuzione dei livelli di concentrazione in aria soprattutto nel mese di marzo 2020.
 
L’impatto del meteo

Lo studio di Rse ha verificato in primo luogo la variabilità delle condizioni meteorologiche che hanno un notevole impatto sull’accumulo degli inquinanti e sul loro naturale smaltimento. Per questo, come passo preliminare, è stata effettuato un confronto dei dati meteorologici dal 2018 al 2020 che hanno evidenziato una sostanziale similitudine dell’anno in corso rispetto a quelli precedenti, in termini di dinamicità delle condizioni meteorologiche. Ciò ha permesso di confermare l’ipotesi che la diminuzione delle concentrazioni rilevata dalle centraline fosse ascrivibile in larga parte all’effetto di lockdown.
 
I modelli adottati
Successivamente, i ricercatori hanno confrontato mediante modelli matematici due simulazioni, la prima in cui è stato mantenuto un livello emissivo abituale Business as Usual (BAU) e una in cui è stata introdotta una riduzione delle emissioni che riflettesse la corrispondente riduzione del trasporto stradale, determinata dal susseguirsi delle misure restrittive. La fonte dei dati emissivi “inalterati” è l’inventario delle emissioni. In seguito, grazie ai modelli meteorologici e di qualità dell’aria e sulla base dalle due diverse condizioni emissive, è possibile rappresentare la concentrazione di inquinanti sia in caso di “lockdown” sia in quello di “BAU”.
 
Il risultato: concentrazioni al 30%

L’applicazione del modello ha evidenziato come la riduzione del traffico veicolare produca effetti estremamente rilevanti sulle concentrazioni di biossido d’azoto. Durante il periodo di maggiore restrizione le riduzioni di concentrazioni di NO2 sono pari a circa il 30% del valore che si osserverebbe senza lockdown. Ciò corrisponde a una discesa di circa 20 µg/m3 nelle aree di massimo inquinamento.
 
Nelle città lombarde
Le concentrazioni nel caso BAU presentano per l’intero periodo massimi in corrispondenza delle aree urbanizzate di maggiore importanza, come l’area metropolitana di Milano, la Brianza e le città di Bergamo e Brescia. La riduzione della mobilità porta a un calo significativo nel valore di concentrazione modellato, con gran parte della regione che registra valori inferiori ai 40 µg/m3 (microgrammi per metro cubo d’aria). Le riduzioni in termini assoluti sono generalmente superiori ai 10 µg/m3, nella città metropolitana di Milano e aree adiacenti, con massimi superiori ai 20 µg/m3.
Nei seguenti periodi la riduzione delle concentrazioni nei centri urbani è dell’ordine del 3-6%, 13-24% e 20-35% rispettivamente per le settimane dal 2 al 8 marzo, dal 9 al 15 marzo e dal 16 al 22 marzo.
 
Funziona una riduzione forte del traffico
Quello che emerge dallo studio Rse è che un’importante riduzione degli inquinanti con conseguente miglioramento della qualità dell’aria si verifica se le riduzioni del traffico arrivano a percentuali superiori al 70%. Un dato che, riferito allo politiche per la mobilità richiede che queste ultime per poter dare un contributo importante, essere efficaci e al contempo realistiche, devono prendere in considerazione uno spettro molto ampio di ambiti di intervento. Le strategie per il contenimento degli inquinanti devono essere fondate su una sostanziale riduzione della mobilità nel suo complesso e non attraverso provvedimenti spot o confinati entro porzioni limitate di territorio.
 
La scelta, obbligata in molti casi, di attivare modalità come lo smart working che si legano a politiche per il lavoro più agili, al ripensamento degli orari di ingresso e uscita dalle scuole e dai luoghi di lavoro sino ad arrivare alla riprogettazione di aree urbane con più servizi di prossimità e crescenti livelli di digitalizzazione sono elementi che, insieme, possono concorrere al raggiungimento di obiettivi, anche ambiziosi, di miglioramento della qualità dell’aria.
 
Per leggere lo studio vai qui
 

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