torna alla home
Visitaci anche su:

Notiziario ambiente energia on-line dal 1999

Crescono le città inquinate in Italia, ma le emissioni negli ultimi 10 anni sono calate

where Roma when Ven, 21/12/2018 who roberto

A rivelarlo è l'edizione 2018 del Rapporto Ispra-Snpa sulla qualità dell'ambiente urbano, che vede crescere il numero di città con sforamenti. Tuttavia, gli inquinanti sono calati del 19% in 10 anni

Cresce il numero delle città italiani brescia-smog.jpgdove i valori di PM 10 sono oltre la norma: sono passati in un anno da 18 a 19. La peggiore è Brescia, con ben 87 sforamenti, seguita da Torino - dove, tra l’altro, fino al 24 dicembre c’è  lo stop ai veicoli più inquinanti, con il blocco dei diesel fino agli Euro 4, dalle 8 alle 19 - mentre Viterbo, che non ha mai oltrepassato il limite, si attesta come campione di qualità dell'aria tra le aree urbane.
A rivelarlo è l'edizione 2018 del Rapporto Ispra-Snpa sulla qualità dell'ambiente urbano, che prende in esame 120 città e 14 aree metropolitane, presentato a Roma dal presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Stefano Laporta e dal direttore generale Ispra Alessandro Bratti.
Dati preoccupanti, se si considera che L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2014, 50.550 morti premature potevano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine al PM2,5, 17.290 all’NO2 e 2.900 all’ozono. Tuttavia, segnala sempre il report, il trend delle concentrazioni di pm10, pm 2,5 (polveri sottili con diametro inferiore o uguale a 2,5 micrometri, ndr) e NO2 (biossido di azoto, ndr) è però in diminuzione, e le emissioni di pm10 prodotto da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, diminuiscono del 19% in dieci anni, passando dalle 45.403 tonnellate (mg) nel 2005 alle 36.712 tonnellate (mg) del 2015.
La classifica - Nella classifica degli sforamenti da pm10, dopo Brescia, si posizionano Torino e Lodi con 69 giorni, mentre nel 2017 il valore limite annuale per l'NO2 è stato superato in almeno una delle stazioni di monitoraggio di 25 aree urbane. Sempre nel 2017 sono più di 25 i giorni di superamento dell'obiettivo a lungo termine per l'ozono in 66 aree urbane su 91, per le quali erano disponibili dati e il superamento del valore limite annuale per il pm 2,5 in 13 aree urbane su 84.
Sfruttamento del suolo - Altra notizia preoccupante che arriva dal rapporto è che i comuni consumano sempre più terreno. Si verificano fenomeni di sprofondamento, in particolare a Roma, dove negli ultimi 10 mesi del 2018 si registrano ben 136 voragini. Non solo: "Il Comune di Roma, tra il 2016 e il 2017, ha visto sfumare tra i 25 e i 30 milioni di euro in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici". Complessivamente, dal 1960 ad agosto 2018, nei 120 Comuni presi in esame si contano 2.777 "sinkholes", cioè voragini, di cui, oltre a quelli della capitale, 562 a Napoli, 150 a Cagliari, 72 casi a Palermo. Tendenzialmente, sono le città del Centro sud quelle maggiormente interessate dal fenomeno che risulta contenuto, invece, nel nord Italia anche se si registra un aumento dei casi.
Rischio frane e alluvioni - Il 3,6% delle città, dove risiedono quasi 190mila abitanti, rientra nelle classi a maggiore pericolosità per frane. Dei 5.248 interventi contro il dissesto distribuiti su tutto il territorio nazionale 460 riguardano i 120 comuni. In linea generale nei comuni capoluoghi di provincia, il rischio frana è meno rilevante rispetto a quello del territorio italiano: il 3,6% del territorio è classificato a pericolosità da frana elevata molto elevata, a fronte di una media nazionale che raggiunge, nelle stesse classi di pericolosità, l'8,4%. Complessivamente sono 24.311 le frane censite fino al 2017 nei 120 comuni analizzati. La superficie complessiva delle aree a pericolosità per frana ammonta a quasi 2.400 Km2 (11,4%), di cui 753 km2 (3,6%), dove risiedono oltre 189 mila abitanti, classificate a pericolosità elevata e molto elevata. I comuni con più abitanti a rischio frana sono: Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo. Negli stessi territori, la probabilità di alluvione è superiore alla media nazionale: la percentuale di aree a pericolosità media p2 (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) è pari al 17% del territorio dei 120 comuni, mentre il dato nazionale si attesta all'8,4%.
Verde urbano - Nelle città italiane le aree verdi pubbliche sono ancora scarse, come insufficiente risulta la pianificazione. Il verde pubblico presenta valori inferiori al 4% in 84 delle 116 città per cui è disponibile il dato, in 34 la percentuale è inferiore all'1%, mentre in 12 città supera il 10%. Sondrio, Trento e Monza hanno una percentuale compresa tra il 25% e il 33%. Tra i capoluoghi di provincia, 14 città hanno oltre il 30% del territorio incluso in aree naturali protette, con Messina, Venezia e Cagliari che hanno percentuali comprese tra il 50 e il 70%. La maggioranza dei comuni ha una disponibilità pro capite di verde pubblico compresa fra i 10 e i 30 metri quadrati per abitante.

immagini
brescia-smog
leggi anche: