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La crisi. I satelliti di Copernicus scoprono incendi nell’Artico

where Bruxelles (Belgio) when Lun, 01/06/2020 who roberto

La primavera insolitamente calda e fonti di calore anomale sono state rilevate dalle immagini satellitari. Il dramma dei tropici e il caso dell’Indonesia

Mentre la stagione degli incendi boreali incendi-circolo-artico.pngè attualmente in corso nell'emisfero settentrionale, gli scienziati di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) stanno monitorando l'attività del Circolo Polare Artico a seguito del rilevamento di focolai attivi individuati grazie alle immagini satellitari.
 
Gli incendi zombie
Cams e altri esperti stanno valutando la possibilità di incendi "zombie" già esistenti nell'Artico, ipotesi che - data l'assenza di misurazioni sul suolo - non è ancora stata confermata. Cams con Centro europeo per le previsioni metereologiche a medio termine (Ecmwf) per conto dell'Unione Europea, monitora costantemente l'intensità e l'impatto delle emissioni globali degli incendi di tutto il mondo.
 
Il monitoraggio
In seguito agli incendi senza precedenti che si sono sviluppati lo scorso anno in alcune aree dell'emisfero settentrionale, gli scienziati hanno effettuato un monitoraggio della situazione nel 2020 degli incendi del Circolo Polare Artico attraverso il Global Fire Assimilation System. Il sistema fornisce stime giornaliere delle emissioni e informazioni sull'intensità degli incendi provenienti dalle osservazioni dei sensori satellitari.
Successivamente questi dati vengono confrontati con le analisi degli anni precedenti per la costruzione di previsioni a lungo termine.
 
Focolai in aumento
Le recenti osservazioni mostrano segni di focali d'incendio "abbastanza tipici" per questa regione che, secondo le stime climatologiche del periodo 2003-2019, si prevede aumenteranno nelle prossime settimane.
Il rischio di incendi può essere aggravato da condizioni climatiche insolitamente calde e secche; nei mesi di marzo e di aprile di quest'anno in Europa sono state registrate temperature record.
Copernicus Climate Change Service (C3S), anch'esso con l'Ecmwf, ha evidenziato che le temperature del mese di aprile 2020 sono state superiori alla media in Groenlandia settentrionale e nella zona costiera centrale, oltre che in buona parte della Siberia.
 
Superficie calda e asciutta
"I dati climatici forniti da C3S evidenziano che le regioni del Circolo Polare Artico più colpite da incendi nel 2019 erano caratterizzate da superfici calde e asciutte, un ambiente ideale per lo sviluppo e la persistenza di incendi", ha spiegato Mark Parrington, Cams Senior Scientist ed esperto di incendi.
Segnali che incendi "zombie" possano essersi riattivati nel Circolo Polare Artico sono fonte di preoccupazione, soprattutto a seguito degli incendi senza precedenti che hanno colpito la regione lo scorso anno, rilasciando nell'atmosfera circa 50 megatoni di anidride carbonica solo nel mese di giugno 2019: l'equivalente delle emissioni annuali totali della Svezia. Mark Parrington commenta: "Abbiamo notato dalle immagini satellitari, fonti di calore anomale che mostrano come incendi zombie potrebbero essersi riaccesi, ma è un'ipotesi che non è ancora stata confermata da misurazioni sul suolo. Le anomalie sono abbastanza diffuse nelle zone bruciate nel corso dell'estate scorsa. Se le analisi lo confermeranno, in determinate condizioni ambientali, potremmo assistere ad un effetto cumulativo degli incendi sviluppatisi nell'Artico lo scorso anno e che si potranno sviluppare nuovamente anche la prossima stagione, portando ancora una volta ad incendi su larga scala e a lungo termine in tutta la regione".
 
Gli incendi ai tropici
Gli scienziati di Cams hanno già monitorato la presenza di attività di focolai di incendi in altre parti del mondo durante la stagione degli incendi tropicali, recentemente conclusa. I dati mostrano che le emissioni nella regione caraibica, compresi paesi come Belize, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panama e la penisola dello Yucatan in Messico, sono state al di sopra della media nel periodo 2003-2019. In modo analogo, l'intensità degli incendi, nota come la Fire Radiative Power in questi paesi è risultata oltre la media nel periodo 2003-2019. Al contrario, le emissioni e l'intensità degli incendi nel Sud-Est asiatico, compresi paesi quali Cambogia, Laos, Malesia e Birmania, sono state più vicine alla media. Thailandia e Vietnam invece hanno registrato un livello inferiore alla media.
 
Il caso Indonesia
L'Indonesia è stata la regione colpita più gravemente da uno degli incendi più intensi degli ultimi 20 anni. Gli scienziati di CAMS stimano che gli incendi indonesiani, iniziati nell'agosto 2019 e terminati soltanto tre mesi dopo, hanno provocato l'emissione di almeno 708 megatoni di CO2. Si pensa che condizioni climatiche più secche rispetto alla media, combinate con la combustione di torbiere ricche di carbonio possano essere state la principale causa di incendi di tale intensità. Gli scienziati di CAMS hanno stimato che l'intensità totale giornaliera degli incendi è stata superiore rispetto alla media degli ultimi 16 anni. Il fumo tossico ha avuto non solo un impatto negativo sulla popolazione locale, ma ha anche causato danni permanenti alle foreste e alla fauna selvatica.
 
Per saperne di più sugli incendi nell’Artico: https://atmosphere.copernicus.eu/copernicus-tracks-effects-arctic-circle-wildfires
 
Per saperne di più sugli incendi ai Tropici: https://atmosphere.copernicus.eu/tropical-fire-season-2020 
 
Per saperne di più sugli incendi in Indonesia:
https://atmosphere.copernicus.eu/copernicus-atmosphere-monitoring-service-tracks-extent-and-pollution-fires-across-indonesia

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